Accade quasi ogni anno, da quando nel 2000 è stato istituito il Giorno della Memoria, dedicato alle vittime dell’Olocausto, di ricercare nuove possibilità di intervento, per non cadere nella trappola della retorica celebrativa. Nelle scuole e in altri luoghi, testimoni, storici e semplici appassionati del “vizio” della Memoria lavorano per trovare nuovi linguaggi, nuove formule per interessare l’uditorio e far sì che oltre alle commemorazioni si crei consapevolezza sugli orrori del passato e su quelli del presente.
Tra le persone coinvolte a Catanzaro per il Giorno della Memoria 2019 [si legga sulle nostre pagine la presentazione dell’iniziativa, N.d.R.], abbiamo conosciuto una donna straordinaria. Riservata e mite, dotata di una forza interiore in grado di coinvolgere chiunque l’ascolti e chiunque le stia vicino.
Parliamo di Silvia Cutrera, presidente dell’AVI di Roma (Agenzia per la Vita indipendente), che oltre a interessarsi dell’universo della disabilità, ha dedicato – e continua a dedicare – parte della sua vita allo sterminio dei disabili nei campi nazisti, argomento sottaciuto e poco affrontato nel Giorno della Memoria.
Arriva puntuale, Silvia, alla Stazione di Lamezia Terme. Chi scrive era ad attenderla, insieme agli addetti alla “mobilità ridotta” di Trenitalia. La fanno salire con la sua carrozzina nell’ausilio meccanico, per accompagnarla all’uscita, dove la sua assistente Maria la sistema in auto.
È così forte l’interesse per la memoria, da non impedire alla Presidente dell’AVI di Roma di muoversi, incontrare ragazzi e ragazze, per spiegare il senso del suo impegno. La volontà pervicace di non dimenticare questo orrore.
È stato così, sulla sua carrozzina, su cui vive da quando, trentacinquenne, ebbe un brutto incidente stradale, che anni fa decise di rintracciare alcuni dei testimoni inseriti nel Programma Aktion T4, il programma nazista di annientamento delle persone con disabilità.
Si mise quindi in viaggio verso l’Austria, per conoscere e intervistare il signor Friedrich Zawrel, sopravvissuto agli esperimenti dei medici nazisti. Ne è nato il documentario Vite indegne: il piano “Aktion T4” e lo sterminio dei disabili.
Dalle immagini e dalla voce narrante si entra nell’abisso dello sterminio delle persone con disabilità fisica e psichica. Racconta queste storie, Silvia Cutrera, parlando a Catanzaro a tantissime persone: ragazze e ragazzi dell’Istituto Scolastico De Nobili della città, l’insieme dei docenti, i giornalisti presenti. Il richiamo, con voce bassa ma fermissima, a conoscere la tragedia della Shoah e tutti gli altri crimini non è caduto nel vuoto. Applausi e richieste di rivedersi per continuare a parlare.
Fare Memoria e fare Storia. Commemorare, ma soprattutto conoscere i fatti. Questo è stato il profondo significato dell’incontro con Silvia Cutrera.
Quando si dice abbattere le barriere non solo fisiche, ma anche mentali, il pensiero corre a queste persone. Alla forza d’animo con la quale non rinunciano a combattere queste belle battaglie per rendere il Giorno della Memoria un giorno speciale.
Presidente dell’ANPI di Catanzaro (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia). Il presente testo è già apparso in «Patria Indipendente», testata dell’ANPI e viene qui ripreso – con minimi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.
Superando e lo sterminio delle persone con disabilità
Accedendo all’ampia ricognizione storica intitolata Quel primo Olocausto, curata per il nostro giornale da Stefania Delendati, si può anche consultare (nella colonnina a destra del testo) il cospicuo elenco di testi da noi presentati in questi anni sullo sterminio delle persone con disabilità da parte del regime nazista.
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