Quando Daniele Cassioli, atleta non vedente che è considerato il più grande sciatore nautico paralimpico di tutti i tempi, presenta il suo libro Il vento contro (De Agostini, 2018), vi è sempre un momento in cui cita il ruolo che il sistema di letto-scrittura Braille ha avuto nella sua vita e nella sua formazione. Perché, prima di essere Waterskier in the dark (“sciatore nautico nel buio”), Cassioli è stato anche Student in the dark, Piano player in the dark (“studente e pianista nel buio”) e oggi è potuto diventare anche Writer in the dark (“scrittore nel buio”). Quindi si sfila un braccialetto con inciso il suo nome in Braille e lo fa girare di mano in mano tra i ragazzi.
D’altronde quante volte ci siamo imbattuti in questo strumento molto più simile a un linguaggio che a un codice? Quando schiacciamo i tasti dell’ascensore o prendiamo in mano una scatola di medicine, ad esempio.
Rendersi conto delle cose, oltre il buio di ciò che si dà per scontato, è ciò che anzitutto si impara attraverso la conoscenza con persone come Daniele Cassioli, soprattutto in un’occasione come quella della Giornata Nazionale del Braille, celebrata ieri, 21 febbraio [se ne legga ampiamente sulle nostre pagine, N.d.R.].
«Poter comunicare al buio – spiega Cassioli – presuppone avere la possibilità di apprendere la lingua, i numeri e perfino la musica. Riuscire a comunicare al buio risulta fondamentale nella vita quotidiana, a scuola e al lavoro, nelle relazioni personali e sociali. Oggi la tecnologia aiuta molto, ma per chi non vede c’è da sempre un altro strumento di integrazione, il Braille, che costituisce le basi dell’apprendimento. Un conto, infatti, è l’accesso a un contenuto e alla possibilità di condividerlo: in questo caso la tecnologia offre un supporto ormai indispensabile. Un altro conto, invece, è imparare a leggere con la consapevolezza dell’ortografia, della punteggiatura e dell’analisi logica. Senza contare che senza il Braille difficilmente avrei potuto imparare altre lingue, come l’inglese e il francese».
Come detto, ieri, 21 febbraio, è stata la Giornata Nazionale del Braille, istituita dal Parlamento Italiano con la Legge 126/07, volutamente in coincidenza con la Giornata Mondiale della Difesa dell’Identità Linguistica, promossa dall’Unesco. E questo a sottolineare ulteriormente come il Braille sia uno strumento indispensabile di accesso quotidiano alle attività lavorative, scolastiche e sociali delle persone non vedenti.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che nel mondo vi siano 217 milioni di persone ipovedenti e 36 milioni di ciechi, per un totale di 253 milioni di persone con disabilità visiva. Pçer quanto riguarda poi il nostro Paese, i dati più recenti forniti dall’Istituto Nazionale di Sanità stimano una presenza di circa 360.000 ciechi e di oltre un milione e mezzo di ipovedenti dei quali ultimi più del 60% ha un’età superiore a 50 anni. (Elena Inversetti)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@danielecassioli.it.
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