Era il mese di ottobre del 2017, quando su queste pagine avevamo fatto il punto rispetto all’European Accessibility Act (“Direttiva Europea sull’Accessibilità”), norma anche meglio nota come Disability Act, che aveva tratto origine – come avevamo ampiamente riferito a suo tempo – dalla proposta di Direttiva avanzata nel dicembre del 2015 dalla Commissione Europea – l’“embrione”, appunto, dell’European Accessibility Act -, volta a unificare le diverse disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati Membri, in materia di requisiti di accessibilità per prodotti e servizi. Il tutto con l’obiettivo di migliorare il funzionamento del mercato interno, all’insegna dell’accessibilità, rimuovendo le barriere create da legislazioni “divergenti”, facilitando l’attività delle imprese e arrecando quindi importanti vantaggi alle persone con disabilità e anziane dell’Unione.
Mentre in questi anni, quindi, il Forum Europeo sulla Disabilità (EDF), di cui fa parte anche il FID (Forum Italiano sulla Disabilità), impegnava molte delle proprie forze in una campagna serrata volta a convincere gli Eurodeputati ad adottare una versione del provvedimento realmente in grado di determinare una svolta positiva per le persone con disabilità dell’Unione Europea, si è arrivati ora, il 13 marzo scorso, all’approvazione definitiva del testo, da parte del Parlamento Europeo.
Ora dovrà essere il Consiglio dell’Unione Europea a dare la propria approvazione formale e la norma dovrà essere pubblicata nella Gazzetta Ufficiale Europea. A quel punto gli Stati Membri dell’Unione avranno tre anni di tempo per recepirla nelle rispettive legislazioni nazionali e sei per renderla effettiva.
Qual è dunque, al momento, la posizione dell’EDF? Una posizione soddisfatta solo in parte, tanto da far manifestare al presidente del Forum, Yannis Vardakastanis, tutta la propria amarezza, nel constatare che «gli Stati Membri sono riusciti a ridurre sostanzialmente la portata della legge».
«L’approvazione del Parlamento Europeo – si legge infatti in una nota dello stesso Forum – è certamente importante, e tuttavia riteniamo che il lavoro dell’Unione Europea sia tutt’altro che concluso, poiché vogliamo una legislazione che assicuri parità di accesso alle persone con disabilità in tutti i settori della vita, mentre al momento la norma continua ad escludere aree essenziali, come il trasporto, l’ambiente edilizio e gli elettrodomestici».
Partiamo dunque dagli aspetti ritenuti positivi, ovvero la promessa di migliorare l’accessibilità di alcuni prodotti e servizi e di affidare alle Autorità Nazionali di Vigilanza del Mercato il compito di verificare l’adeguamento a tali prescrizioni da parte degli enti privati. «Il testo – sottolineano dall’EDF – ha anche accolto due importanti richieste del movimento delle persone con disabilità, vale a dire le telecomunicazioni elettroniche e il numero di emergenza 112 che dovranno diventare accessibili a tutti in tutta l’Unione Europea. Senza dimenticare le nuove norme sugli appalti pubblici per prodotti e servizi accessibili, in modo tale che le Autorità Pubbliche non dovranno più usare il denaro dei contribuenti in prodotti, servizi e strutture che discriminino le persone con disabilità».
Sull’altro fronte, però, restano gravi le carenze, come detto in precedenza, che vengono sintetizzate così dall’EDF: «La legge non soddisfa ancora alcune nostre richieste chiave. Essa, infatti, non garantirà affatto la piena accessibilità degli edifici e dei mezzi di trasporto, né include elettrodomestici quali le lavatrici o i forni a microonde. Ciò significa che milioni di persone con disabilità dovranno ancora affrontare difficoltà quotidiane, da una parte per uscire dalle proprie case, dall’altra per servirsi liberamente di apparecchiature di uso comune. Infine, riteniamo pure grave che le microimprese fornitrici servizi siano esentate dall’osservare i requisiti della legge».
«Continueremo quindi a batterci – conclude Vardakastanis -, per far sì che l’Unione Europea diventi realmente un esempio mondiale di piena accessibilità, ma a questo punto dovranno essere i singoli Governi a dimostrare maggiore ambizione, quando incorporeranno il Disability Act nella propria legislazione nazionale». (S.B.)
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