Finalmente ci siamo riusciti. Ora è fatta. Siamo pari. Io posso tranquillamente e serenamente insultare un deputato leghista, che oltre tutto si nasconde dietro l’anonimato. Il guaio è che a me riesce difficile la volgarità, almeno quando scrivo. Certo, nel linguaggio verbale, che una volta veniva definito “da caserma” (sic!), qualche espressione vivace non me la faccio mancare. Ma nella scrittura evito, perché ritengo che un po’ di decoro linguistico non guasti. Uso anche i congiuntivi, i condizionali, gli avverbi. E rischio perciò ormai di non essere compreso al volo da più di metà dei parlamentari italiani.
Ma quello che è successo nei giorni scorsi, ossia gli insulti del tutto gratuiti a Ileana Argentin, parlamentare del PD che vive in sedia a rotelle e che per la sua disabilità ha bisogno di un assistente personale che la aiuti nei movimenti e nelle operazioni di voto, rappresenta una svolta epocale.
Ha cominciato Osvaldo Napoli, energico deputato del PdL, di profonda cultura, a contestare gli applausi che l’assistente di Ileana rivolgeva (che vergogna!) non a un compagno di gruppo, ma a Italo Bocchino, in teoria un avversario politico della Argentin.
Mentre la deputata a rotelle cercava di spiegare che il suo assistente in pratica applaude per conto terzi – ossia su incarico del suo datore di lavoro, ossia lei, che non può farlo da sola (anche se – mi permetto di insinuare – sono certo che il ragazzo applaudiva anche per convinzione propria) – dai seggi della Lega arrivavano ben distinguibili insulti, rispetto ai quali c’è solo un dubbio: hanno detto «handicappata del c…» oppure «handicappata di m…»? Mah. La questione è rimasta irrisolta anche sui giornali. E soprattutto il maggiore sospettato dei primi istanti, il leghista Massimo Polledri, ha negato di essere stato lui a proferire le ingiurie. Chi sia stato non si sa, ma la sostanza non cambia.
Gli insulti venivano da lì, non dal cielo. E dunque finalmente è stato sdoganato in Parlamento, la “casa degli italiani”, il diritto a offendere pesantemente le “persone con disabilità”. Già siamo passati per “scrocconi” e bugiardi non più di due settimane fa [il riferimento è alla copertina e all’articolo del giornale «Panorama», di cui anche il nostro sito si è a lungo occupato. Se ne legga ad esempio cliccando qui, N.d.R.]. Adesso il gioco si fa più duro. Benissimo. Sembra un capitolo del mio breve romanzo Handicap Power. State attenti, però, perché anche i disabili, nel loro piccolo, si incazzano. E magari reagiscono. Alla pari. Insulto per insulto. E onestamente la materia per insultare, pensando ad alcuni luminosi esempi di personaggi politici di questo periodo, non manca.
Ileana Argentin la conosco da lungo tempo. Non è persona particolarmente amabile; è bella tosta, e ha il “difetto” di non sfruttare la sua disabilità, ma anzi di esserne in qualche modo fiera. Persino nel modo di vestirsi, di porsi dal punto di vista fisico. E dunque capisco che, frequentandola nei lavori dell’aula, possa far saltare i nervi agli avversari. Ottimo lavoro, dunque, ben fatto. Pari dignità e palla al centro.
D’ora in poi sono tutti avvisati. Nessuna pietà. Solo diritti, e dignità. E magari, in Parlamento, già che ci siete, fate rispettare le leggi che ci riguardano. Dalla scuola alla mobilità, dai livelli di assistenza all’inserimento lavorativo, dalla salute alla partecipazione. Solo dopo avrete il diritto di insultare. E di essere ricambiati.
*Testo apparso anche in «FrancaMente», il blog senza barriere di Vita.blog, con il titolo Siamo tutti handicappati di m…, qui ripreso con alcuni adattamenti.
Sulla medesima questione qui trattata, il nostro sito ha pubblicato anche: Offese tutte le persone con disabilità (di Giorgio Genta, cliccare qui).
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