In mezzo a tante vicende di quotidiana insensibilità, colpisce piacevolmente la storia di cronaca che oggi riportano le maggiori testate italiane, ovvero il ritrovamento del ragazzo con autismo scomparso da casa alcuni giorni fa.
Clark Miakanda, giovane congolese soprannominato “Tyson” per la sua corporatura imponente, si era perso lunedì scorso e da Settecamini, presso Roma, dove abita, era riuscito, chissà come, a raggiungere Cancello ed Arnone, in provincia di Caserta, dove l’autista di un autobus lo ha trovato rannicchiato a terra dietro il penultimo schienale.
I Carabinieri, giunti sul posto, hanno inizialmente pensato a una persona in stato confusionale, poiché il giovane non parlava e rifiutava di scendere dal bus. I militari hanno quindi richiesto un intervento del 118, per verificare lo stato di salute del ragazzo e hanno fatto eseguire un controllo in caserma sui file relativi alle persone scomparse di recente. Hanno poi accertato l’identità del ragazzo e contattato i Carabinieri della Stazione di Roma Settecamini, che hanno convalidato il ritrovamento attraverso l’abbigliamento e alcuni segni particolari del ragazzo.
Clark, però, rifiutava di scendere dall’autobus e così i Carabinieri hanno avuto l’idea di contattare, tramite i colleghi di Settecamini, l’insegnante di sostegno che lo segue a scuola. La donna ha suggerito di offrirgli del succo di frutta e di giocare con lui a “battere il cinque”, cosicché, dopo qualche tempo, Clark ha iniziato a rasserenarsi e a familiarizzare, accettando di uscire dal bus e di salire sulla vettura dei militari. È stato quindi accompagnato in caserma e rifocillato, mentre giocava con i Carabinieri, in attesa dell’arrivo dei genitori.
L’Associazione Autismo e Futuro esprime tutta la propria ammirazione per la sensibilità dimostrata dai Carabinieri alle prese con un ragazzo con autismo, una sindrome con cui verosimilmente si può presumere non avessero mai avuto a che fare. In luogo dei metodi coercitivi o dell’indifferenza di cui spesso si ha notizia dalle pagine dei giornali, in questa occasione l’approccio verso una persona con autismo è avvenuto con sensibilità e delicatezza, e soprattutto con la disponibilità a trovare e capire le sue modalità di comunicazione, per potere stabilire un contatto.
Secondo quanto si legge sui giornali, inoltre, la famiglia di Clark può contare sulla solidarietà dei vicini che, alla scomparsa del figlio, si sono immediatamente attivati con ricerche e volantinaggi.
Questo è il genere di solidarietà di cui la famiglia di una persona con autismo ha bisogno e Autismo e Futuro non può che rallegrarsene e condividere la gioia della famiglia di Clark, cui si sente particolarmente vicina.
Storie come questa fanno pensare che davvero si stia procedendo sempre più velocemente verso l’integrazione sociale delle persone con autismo, un’integrazione basata sul fatto che la “diversità” è la scoperta della relazione di aiuto, di valori e di capacità non comuni e non visibili, ma che è possibile scoprire e comprendere. (Alessia Rabacchi)
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