«L’inserimento delle persone con autismo nel mondo del lavoro è una fase cardine nel percorso della loro integrazione sociale e nella conquista dei diritti. Il lavoro, infatti, non è solo uno strumento di sostegno economico, ma anche un mezzo di espressione del proprio essere, una possibilità di affermazione e riconoscimento sociale»: è partendo da questa consapevolezza che l’Associazione torinese Autismo e Società ha realizzato nel capoluogo piemontese BiStrani, un bistrot aperto nel mese di ottobre dello scorso anno al primo numero civico di Via Sassari, con l’obiettivo dichiarato di favorire l’inserimento sociale e lavorativo delle persone nello spettro autistico.
Ma in che cosa consiste esattamente questo progetto? Ne abbiamo parlato con Cristina Calandra, presidente di Autismo e Società.
«BiStrani – ci dice – è l’opportunità per persone con disabilità di poter fare la propria parte e dare il proprio contributo alla società. Da soggetto debole, che non è debole per la sua disabilità, ma perché indebolito da politiche (unicamente) assistenziali, la persona con autismo diventa forza lavoro, si afferma come soggetto attivo e operativo, acquistando così identità e peso sociale».
Quando è incominciato tutto?
«Nel mese di dicembre del 2017 abbiamo incaricato la dottoressa Maria Emilia Seira Ozino, psicopedagogista esperta di autismo, di formare un team capace di affrontare tutti gli aspetti legati alla gestione di persone con autismo in un locale pubblico e in particolare la formazione del responsabile alla ristorazione, della cuoca e dell’interior designer incaricato della progettazione e della ristrutturazione dei locali.
A svolgere quest’ultimo ruolo è stata Teresa Di Vito Curmini, che ha progettato un locale curato nei minimi dettagli: nella scelta dei colori e dei materiali, nell’arredo e nella disposizione degli ambienti, si è tenuto conto, infatti, delle esigenze e delle problematiche sensoriali delle persone con autismo».
In particolare, su cosa si è centrata l’attenzione?
«L’obiettivo è stato quello di creare un locale piacevole e accogliente, molto ben strutturato, di bassa stimolazione sensoriale, facile e comprensibile da “leggere” e utilizzare, con percorsi stabiliti e spazi dedicati. In altre parole, sono stati predisposti spazi chiaramente identificabili in base alla funzione e all’accesso, per orientare i ragazzi sulle azioni da compiere e sui flussi ideali di spostamento all’interno dei locali, al fine di evitare collisioni e rendere fluidi gli spostamenti durante il servizio. I colori sono morbidi, sono state eliminate le superfici riflettenti dei tavoli e del bancone. È inoltre stata predisposta una stanza destinata alle attività di training, formazione ed informazione, ma anche di sosta e di “rifugio” per i momenti critici dei ragazzi».
Come vi siete mossi per avviare la formazione delle persone coinvolte?
«Abbiamo attivato una collaborazione con l’Associazione ELISA Nuove abilità, un’équipe di educatori e psicologi, per svolgere tutta l’attività di training, inserimento, affiancamento e tutoraggio al BiStrani delle persone adulte con autismo, inclusa la gestione della rete socio-educativa e sociale di riferimento. E così, nel mese di maggio dello scorso anno, un gruppo di quattro persone ha iniziato il percorso formativo, strutturato sotto forma di laboratorio, presso la citata Associazione ELISA Nuove abilità, per l’apprendimento pratico e teorico di nuove competenze in àmbito personale (organizzazione, autonomia, comunicazione) e in àmbito pratico-gestionale (compiti e mansioni), compreso uno specifico training organizzato da Lavazza, funzionale all’acquisizione di abilità nella preparazione del caffè.
Nel mese di ottobre, quindi, le quattro persone sono state inserite in BiStrani, iniziando la sezione pratica della formazione, con l’obiettivo di fare emergere le capacità dei singoli. I ragazzi, infatti, sono stati inseriti in attività occupazionali per un certo numero (soggettivo) di ore settimanali, incominciando – ciascuno secondo le proprie attitudini e risorse – a sperimentarsi in attività di accoglienza dei clienti, preparazione della sala e dei tavoli, riordino, servizio ai tavoli, preparazione di caffè e bevande calde, pulizie».
Com’è stata vissuta questa fase?
«È stata caratterizzata, per i quattro protagonisti, da vissuti emotivi molto intensi, con tanto entusiasmo, ma anche con una notevole ansia e preoccupazione di non essere all’altezza dei nuovi compiti. Per tale motivo, parallelamente all’inserimento, le persone hanno continuato e continuano a seguire il lavoro metacognitivo di elaborazione dei vissuti emotivi e delle dinamiche socio-relazionali connesse con l’inserimento.
Oggi l’attività al BiStrani sta andando avanti, puntando ad incrementare sia il numero di ore che la tipologia di attività svolte».
Come pensate di “allargare” l’esperienza?
«In realtà lo stiamo già facendo. Per permettere infatti ad altre persone di sperimentarsi in questo percorso occupazionale, a partire dallo scorso mese di marzo, l’Associazione ELISA Nuove abilità ha avviato al Bistrot il JOB LAB, un laboratorio collegato al progetto occupazionale BiStrani, che ripropone per sette partecipanti tra i 18 e i 35 anni la possibilità di confrontarsi con un reale contesto lavorativo come il BiStrani stesso o con eventi esterni ai quali il bistrot propone attività di catering.
E ancora, in maggio, grazie a una Borsa Lavoro, un ragazzo con autismo ha iniziato un percorso di tirocinio al BiStrani che lo porterà a sperimentarsi sul campo, sostenuto dai tutor, per ben venti ore settimanali per sei mesi!».
Un bilancio, quindi, del tutto positivo…
«Sicuramente, perché BiStrani sta dimostrando che le persone con autismo, anche di compromissione più severa, possono essere inserite in un contesto normale e lavorativo e, secondo le loro capacità, fare la propria parte. Capacità che, se sostenute, possono crescere e affinarsi nel tempo, trasformandosi in un contributo sempre più efficace e determinante, sia per il contesto lavorativo – non dimentichiamo che, oltretutto, si tratta di persone che rispettano perfettamente le regole e gli orari di lavoro – sia per la propria crescita e affermazione personale». (S.B.)
Articolo raccolto e pubblicato in relazione al progetto “JobLab – laboratori, percorsi e comunità di pratica per l’occupabilità e l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità” (Progetto finanziato ai sensi dell’articolo 72 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117. Annualità 2017
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