Quel camper è un “bene da ricchi”? Non scherziamo!

di Antonio Giuseppe Malafarina*
«La recente vicenda di Prato - scrive Antonio Giuseppe Malafarina - riguardante la madre di una persona con autismo che per farla stare meglio compra un camper la cui potenza, in linea con le potenze di un qualsiasi prestazionale furgone, la fa risultare ricca quanto basta da guadagnarsi l’intimazione a lasciare la propria casa popolare, è disgustosa. Anzi sa di barzelletta: “la sai quella della signora col figlio autistico che compra un camper per portarlo in giro e le tolgono la casa popolare?”. Però c'è proprio poco da ridere!»

Un camper in un'area collinareLa recente vicenda di Prato riguardante la madre di una persona con autismo che per farla stare meglio compra un camper la cui potenza, in linea con le potenze di un qualsiasi prestazionale furgone, la fa risultare ricca quanto basta da guadagnarsi l’intimazione a lasciare la propria casa popolare, è disgustosa.
E lo è non perché – “voce di popolo voce di Dio”, è leggenda metropolitana che ci siano persone con scintillanti macchinoni che godono impunite di una casa popolare – bensì perché quel camper serve a migliorare le condizioni di salute del proprio figlio autistico e lo Stato dovrebbe saper distinguere fra ricchezza e necessità, senza addossare al cittadino l’onere della dimostrazione.

Il problema è che chi ci amministra non sa distinguere la ricchezza dal bene, sostantivo la cui accezione salutare sembra a costui sconosciuta. La ricchezza è quella dell’accumulo di beni economici, il secondo è un oggetto che assume valore in funzione del mercato.
Ci sono beni dal valore economico altissimo e altri di nessun valore economico, come un filo d’erba o un ciottolo. È evidente che un camper abbia un suo valore economico, ma se non lo si contestualizza, finisce per essere valutato impropriamente.
L’irrilevante filo d’erba di cui poc’anzi può valere smisuratamente se originario di un giardino particolare che lo rende unico e inestimabile. Analogamente un camper costituisce una differente ricchezza se di proprietà di una persona che fa sacrifici una vita per comprarselo invece che di Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo.

Sono consapevole di fare un discorso in grande, filosofico. Ma perché lo Stato, a cui non dovrebbe sfuggire niente, consente ai ricchi che evadono di patteggiare il pagamento degli arretrati purché paghino e non comprende immediatamente che il camper di quella signora non è un bene da ricchi? Perché in un caso contestualizza e nell’altro no?
Sto cadendo nel populismo, aiutatemi. Tuttavia non riesco a comprendere come lo Stato non si capaciti che le cosiddette “ricchezze” che le persone con disabilità accumulano talvolta non siano fine a se stesse. Queste possono essere l’assicurazione sul futuro della persona con disabilità, che dovrà arrangiarsi da sé quando non ci sarà più una famiglia a provvedere a loro.

Mi amareggia sapere che i sacrifici di tanti genitori, e mogli e familiari tutti, fatti per mettere da parte denari necessari alla sopravvivenza del superstite con disabilità alla loro scomparsa, siano considerati ricchezza. È immorale. Come è disumano che si risulti ricchi se si possiede una seconda casa – o un camper – per il proprio congiunto con disabilità che ne ha bisogno. Bisogno, punto!
Lo Stato, attraverso la capillare rete informativa che possiede, dovrebbe riconoscere i bisogni della persona per discernere ricchezza da necessità. In estrema soluzione, la persona dimostri il nesso fra proprietà ed esigenza, ma poi finisca lì.

I detrattori diranno che c’è chi ne approfitterebbe, intestando capitali e beni di lusso a persone con disabilità in maniera fraudolenta. Saranno gli stessi che sollevano la questione dei “falsi invalidi” ogni volta che si parla di diritti delle persone con disabilità. I diritti vanno rispettati, alle esigenze bisogna trovare risposte, se alcuni ne approfittano, si puniscano questi, non tutti.
La cosiddetta Legge sul “Dopo di Noi” [Legge 112/16, N.d.R.] non è stata in grado di far capire questo a chi governa, cioè che i patrimoni delle persone con disabilità non costituiscono ricchezza a prescindere. Qualunque sia il patrimonio, per le persone con disabilità che ne hanno diritto.

Tornando alla mamma col camper, la signora, dopo la comunicazione dell’imminente sfratto, ha prodotto la documentazione necessaria a dimostrare che il camper serve al figlio per la propria cura e riabilitazione, perciò direi che il suo l’ha più che fatto. L’Assessore alle Politiche Sociali di Prato, secondo quanto riportano i colleghi giornalisti, sostiene che lo sfratto verrà rimandato e che intanto «approfondiremo le controdeduzioni della donna».
Io ritengo che se si rilegge la storia da capo non si può che ridere. È ridicola. Sa di barzelletta: la sai quella della signora col figlio autistico che compra un camper per portarlo in giro e le tolgono la casa popolare? Ecco, non c’è niente da ridere!

Il presente testo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “La sai quella del camper da ricchi?”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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