Occorre un Governo che recuperi la capacità di accogliere la sofferenza

«Per rendere effettivo il diritto alla salute mentale, occorre intervenire con politiche adeguate su tutti i determinanti delle diseguaglianze nella salute, costruendo una società più giusta che non discrimini alcun essere umano e occorre potenziare, e finanziare adeguatamente, un sistema di servizi sociali e sanitari nel territorio capace di prendersi carico delle persone, favorire l’inclusione, contrastando le “cattive pratiche” che violano i diritti delle persone in cura»: lo si legge in una nota rivolta al Governo nascente dal Coordinamento della Conferenza Nazionale per la Salute Mentale

Ombra di uomo curvo, con una mano sulla testa«Il programma di Governo dovrà affrontare con chiarezza e determinazione le sofferenze determinate dalla crisi economica e da una comunicazione politica volta alla ricerca del capro espiatorio nelle fasce più deboli dell’umanità: migranti, sofferenti psichici, detenuti. Occorre quindi rafforzare l’azione di sostegno e inclusione, a partire dai servizi sociali e sanitari, prima indeboliti e poi accusati di inefficienza».
Si apre così una nota diffusa in questi giorni dal Coordinamento della Conferenza Nazionale per la Salute Mentale, rivolta al Governo nascente.

«La lunga crisi economica – prosegue la nota -, che purtroppo non accenna a esaurirsi, sta producendo effetti negativi sulla salute della popolazione che si aggiungono a quelli – più noti – connessi all’invecchiamento della popolazione e alle difficoltà che il welfare ha dovuto affrontare in questi anni, nel sociale così come nel sanitario, dalla riduzione dei finanziamenti alla condizione del personale. Una politica che voglia realmente puntare ad una svolta deve tenere conto che l’aumento delle povertà, dell’incertezza economica, della disoccupazione, della precarietà, della solitudine (soprattutto fra gli anziani) incidono sulla salute delle persone, e non solo di quelle tradizionalmente più fragili, aumentando i casi di disturbi mentali, disagio psichico, depressione, decadimento silenzioso e rischio di esclusione sociale. Per questo ci auguriamo che il programma e le azioni del nascente Governo abbiano attenzione per la salute mentale, e siano coerenti con la Legge 180/78 che sancendo la chiusura dei manicomi, ha allargato gli spazi della cittadinanza e della democrazia, restituendo diritti, dignità e cittadinanza alle persone con disturbo mentale».

«Per rendere effettivo il diritto alla salute mentale – concludono dal Coordinamento – occorre intervenire con politiche adeguate su tutti i determinanti delle diseguaglianze nella salute, costruendo una società più giusta che non discrimini alcun essere umano, italiano o straniero che sia. E occorre potenziare, e finanziare adeguatamente, un sistema di servizi sociali e sanitari nel territorio, capace di prendersi carico delle persone, favorire l’inclusione, contrastando le “cattive pratiche”, che violano i diritti delle persone in cura, con particolare riferimento alla contenzione e alle modalità inappropriate nell’esecuzione dei TSO (Trattamenti Sanitari Obbligati)».
A tal proposito il Coordinamento ricorda «di avere espresso, al termine della Conferenza Nazionale per la Salute Mentale del giugno scorso, che ha coinvolto più di 150 associazioni nazionali e territoriali, la disponibilità a collaborare con le Istituzioni, avanzando dieci proposte contenute nella dichiarazione conclusiva, che abbiamo già provveduto ad inviare al presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte». A quelle dieci proposte, lo ricordiamo, anche il nostro giornale ha dedicato nel mese di luglio un’ampia nota (disponibile a questo link). (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@conferenzasalutementale.it.

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