Naturalmente, con il nostro titolo, non ci vogliamo certo riferire ai kamikaze giapponesi, tragiche figure della seconda guerra mondiale, ma semplicemente a un’idea che sembra stia prendendo corpo in un pensiero (ammesso che esista) che informa la politica economica del Governo: e cioè che non solo tagliando, ma addirittura eliminando – devolvendola magari al “privato sociale” o alle Chiese – la spesa sociale per le persone con disabilità, sia possibile raddrizzare l’imbarcazione nazionale, sempre più afflitta da problemi di galleggiamento.
Quando poi le belle parole spese negli ultimi dieci anni attorno ai “Livelli Essenziali” si diraderanno come nebbia al sole, risplenderà (si fa per dire!) una tragica realtà: sarà assicurata una sopravvivenza tipo quella concessa dalle razioni alimentari nei campi di sterminio nazisti, cioè programmata a far fruttare fino all’osso (!) il rendimento degli internati prima della “soluzione finale”… Se poi le persone con disabilità faranno il piacere di levarsi di torno “definitivamente” per levar pensieri al Governo, meglio ancora.
In questo ragionamento, però, è stato commesso un errore: non siamo nel Giappone del 1945 e le persone con disabilità italiane del 2011 non hanno alcuna intenzione di suicidarsi! Vogliono vivere, con pienezza e dignità. In un Paese che rispetti i diritti di tutti.
Ma forse qualcuno non ha ben compreso che rispettando i diritti di tutti si rispettano anche i diritti di chi governa. Diciamoglielo.
Nota Bene: dopo essersi prodigato nell’organizzazione dell’incontro promosso il 25 maggio scorso dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) a Genova [se ne legga nel nostro sito cliccando qui e qui, N.d.R,], l’autore del presente articolo non ha potuto partecipare allo stesso a causa di un incidente occorso alla figlia. Le impressioni riportate sono quindi “di seconda mano” e riguardano solo indirettamente le tematiche di quell’incontro.
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).
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