Durante la nostra vita incontriamo molte persone per studio, lavoro, amicizia, viaggi, svago. In alcuni casi si instaurano rapporti affettuosi e confidenziali, in altri solo occasionali e superficiali.
Per chi ha una qualsiasi disabilità, avere contatti umani è molto importante, se non basilare, ma tante volte questa disponibilità non viene accettata o capita, per paura, ignoranza, diffidenza o insensibilità.
Viviamo in un’epoca in cui i rapporti interpersonali sono gestiti e influenzati dai social network e da messaggistica varia ed è più facile interagire con essi che non con incontri “dal vivo”, perché meno impegnativi e incisivi. Ma non tutti hanno o possono usare questi mezzi tecnologici e allora subentrano gli incontri personali, che a volte, però, possono rivelarsi imbarazzanti e umilianti per chi ha una disabilità.
Nell’estate scorsa mi è capitato di imbattermi in una coppia di persone anziane che ha iniziato a fare domande inopportune. Ero in vacanza al mare e questi due signori erano vicini di ombrellone; hanno cominciato a importunare la mia badante, chiedendo se parlavo, se ero intelligente, come avevo fatto a ridurmi così (!) e altre domande ancora più personali.
A nulla è valso far sapere loro che sono laureata e giornalista, per loro rimanevo una “povera handicappata demente”.
In questi casi è evidente che l’ignoranza la fa da padrona. Chi non conosce disabili rimane ancorato a uno stereotipo ed è difficile fargli cambiare idea. Così come è difficile a volte avere un po’ di attenzione e farsi ascoltare dalle persone, sia pure per una semplice domanda o informazione. Alcuni fanno finta di non capire, altri rispondono in modo evasivo o sbrigativo, quasi avessero paura di essere “contagiati” o non disponessero di tempo sufficiente per rispondere, soprattutto con le persone con disabilità intellettiva o psichica.
Paradossalmente molta gente preferisce la compagnia degli animali a quella degli esseri umani, soprattutto se con problemi di salute. Infatti, è più facile vedere per strada accarezzare un cane che non fare un sorriso o scambiare due parole con una persona con disabilità.
Evidentemente non si è fatto e non si fa ancora abbastanza per far conoscere il mondo della disabilità, oltre alle enormi potenzialità umane, e non solo, che queste persone possono offrire.
Il bisogno di contatti umani è in ognuno. Non precludiamolo a chi è “diverso” da noi.
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