Sapremo cogliere nel modo giusto i progressi della scienza protesica?

di Salvatore Cimmino*
Non è solo la ricerca medico-scientifica a progredire continuamente, ma anche quella in campo protesico, dove numerosi progetti sperimentali fanno intravvedere potenzialità talora quasi impensabili per migliorare la qualità della vita di tutte quelle persone che necessitano di un dispositivo a sostituzione di un arto mancante. Ma per Paesi come l'Italia, dove ormai da troppi anni manca l'aggiornamento di strumenti come il Nomenclatore Tariffario delle Protesi e degli Ausili, il rischio è quello di non saper garantire, alle persone con disabilità, gli evidenti benefìci derivanti dai progressi della scienza

Catastrofi naturali come i recenti terremoti in Giappone, Cile, Haiti e Cina, ma anche tragedie provocate dall’uomo (si pensi alle guerre e alle mine antiuomo), che colpiscono anche a distanza di anni, e ancora incidenti stradali, incidenti casalinghi, infortuni sul lavoro e patologie gravi come il cancro e il diabete: sono tutte queste, ogni anno, le cause di innumerevoli casi di amputazione degli arti inferiori.
Cresce quindi la necessità di un intervento politico a livello mondiale, che garantisca il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia delle persone con disabilità, promuovendone insieme la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società.

Gamba bionicaNel nostro Paese, ad esempio, sarebbe fondamentale modificare il Nomenclatore Tariffario delle Protesi e degli Ausili, il documento che elenca gli ausili e i presìdi tecnologici forniti dal Servizio Sanitario Nazionale alle persone con disabilità, il cui ultimo aggiornamento risale al 1999. Esso, dunque, non può tenere conto dei risultati che la tecnologia ha raggiunto in questi ultimi anni e quindi non è in grado di garantire ai disabili quegli evidenti benefìci derivanti dal progresso della ricerca scientifica, a differenza di quanto avviene invece per il prontuario farmaceutico che – com’è ovvio – viene costantemente aggiornato.
È importantissimo sostenere la ricerca scientifica anche nel campo protesico, per migliorare la qualità della vita di tutti quei pazienti che necessitano di un dispositivo a sostituzione dell’arto mancante. Allo stato attuale i risultati ottenuti sono molto incoraggianti e proprio per questo non è il momento di arrendersi.

Basti pensare, ad esempio, al caso di un progetto sperimentale finanziato dall’Esercito degli Stati Uniti, che migliora la condizione di chi abbia perso gli arti inferiori, attraverso una tecnologia che utilizza i segnali nervosi dei muscoli rimasti del paziente e li traduce in movimento robotizzato.
In tal senso, lo scorso 20 aprile, nella rivista «The Journal of the American Medical Association», finanziata anche dalle Forze Armate degli Stati Uniti, è stato pubblicato un progetto che ha lo scopo di migliorare le vecchie protesi agli arti inferiori con parti bioniche. «Recentemente abbiamo studiato il controllo neurale delle braccia artificiali, utilizzando la tecnica della reinnervazione muscolare – ha scritto Levi Hargrove, ricercatore presso il Rehabilitation Institute di Chicago – e tuttavia gli amputati agli arti inferiori sono più numerosi rispetto a quelli degli arti superiori. Per questo abbiamo esteso la nostra ricerca agli amputati delle gambe».

In sostanza la tecnica di reinnervazione muscolare consiste nell’utilizzare i nervi rimasti intatti dopo un’amputazione, per controllare i movimenti della protesi, tentando di comprendere gli stimoli provenienti dal cervello. Dunque, attraverso l’elettromiografia, si inviano i segnali elettrici prodotti dai muscoli a un software in grado di riconoscerli e di manovrare di conseguenza la gamba bionica.
La sperimentazione in corso vede la partecipazione di quattro persone con amputazione transfemorale e di quattro non amputate, con risultati tanto positivi quanto inaspettati: tutti i volontari, infatti, sono stati capaci di controllare il ginocchio e la caviglia di un avatar [figura simulata, N.d.R.] utilizzato al computer per le simulazioni, partendo dalle informazioni neurali della coscia. Gli amputati hanno raggiunto il 91% di precisione dei movimenti e i non amputati l’89%.
Per dirla dunque con le parole di Hargrove: «C’è molto lavoro ancora da fare, ma il futuro di un controllo più avanzato delle protesi appare luminoso».

*Salvatore Cimmino (Torre Annunziata, Napoli, 1964), è il nuotatore della Canottieri Aniene, con la gamba destra amputata, impegnato in questi mesi in un giro del mondo a nuoto, articolato su varie tappe e denominato A nuoto nei mari del globo. Con tale iniziativa – patrocinata dal CIP (Comitato Italiano Paralimpico) – Cimmino intende soprattutto far crescere la consapevolezza dell’opinione pubblica – italiana e non – sui diritti delle persone con disabilità. Il suo sito è raggiungibile cliccando qui e sulle sue più recenti “sfide” natatorie in Argentina e Canada, il nostro articolo ha presentato altrettanti articoli (cliccare qui e qui).

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