Ho ascoltato con attenzione le parole del ministro Tremonti, in occasione della presentazione nei giorni scorsi della Manovra Correttiva 2011-2014, e ancora una volta sono rimasta letteralmente allibita per come si esprime chi forse dovrebbe invece tutelare in primis le “classi inferiori”.
«Il debito ci divora, siamo come il Titanic, non si salvano neppure i passeggeri di prima classe»: queste ha dichiarato con enfasi il Ministro, come se la sua preoccupazione fosse appunto quella di tutelare chi metaforicamente appartiene alla “prima classe”, Ministri e Parlamentari, innanzitutto, o pensionati “d’oro”, che invece sono stati marginalmente toccati.
Che dire invece dei ticket sulla diagnostica e la specialistica – oltre che sui passaggi ritenuti non urgenti ai Pronto Soccorso -, il tutto in vigore già dal 18 luglio, con una velocità mai vista e all’insegna di un’ingiustizia sociale legalizzata, solo per “far cassa” sulle categorie di Cittadini più fragili, che di questo passo non potranno più curarsi, perché tutelare la propria salute costerà troppo a chi appartiene ai ceti medio bassi? Questa viene presentata come una strategia mirata a risolvere il problema dei costi della sanità, ma come chiamarla se non “eutanasia sociale”?
Su un altro versante, tuttavia, non sono stati toccati i privilegi dei parlamentari, che non pagano ticket sanitari – così come i loro familiari – e che hanno la possibilità di curarsi adeguatamente a tutte le età e in tutte le condizioni, senza doversi attenere ad alcuna lista d’attesa. Vengono sempre operati urgentemente, con un’autoambulanza pronta solo per loro in caso di necessità, come se la loro vita fosse più preziosa di quella degli altri Cittadini e hanno agevolazioni per massaggi e relax, prestazioni non certo definibili come necessità. Insomma, sarebbe lunga la lista dei privilegi che un Paese democratico non dovrebbe più permettere.
Non corrisponde quindi a verità che tutti i ceti siano stati coinvolti per salvare i conti pubblici ed evitare la bancarotta. Marginali, infatti, sono stati i sacrifici chiesti alla “casta”, che non esce certo vittoriosa come si potrebbe pensare, ma che anzi amplia ancora di più l’astio e il convincimento dell’ingiustizia dettata dall’operato della politica a scapito dei Cittadini.
I sacrifici chiesti ai “comuni mortali”, infatti, non sono certo equiparabili a quelli riguardanti altre tipologie di pensionati, dal momento che il 5% di prelievo sulle pensioni superiori ai 90.000 euro annui e il 10% su quelle oltre i 150.000, non influiranno certamente sul tenore di vita, mentre decurtare anche solo del 30% l’aumento sulle pensioni già a partire dai 2.337 euro annui, influisce certamente sulla vita di una famiglia.
I nuovi ostacoli, poi, posti ai ricorsi contro le decisioni negative delle Commissioni per le domande di invalidità non porteranno alcun risparmio, se non quello di non attivare nuove pensioni, ciò che però non cancellerà certo la patologia e le difficoltà da essa procurate, ma creerà solamente altre difficoltà a chi – colpito da una malattia cronica – non avrà neppure più questa possibilità di tutela verso decisioni spesso ingiuste.
Torneremo dunque alla “Corte dei Miracoli”, dove i Cittadini con patologie serie e gravi si riuniranno a vivere tutti insieme per sorreggersi a vicenda e per non soccombere? Oppure ci saranno maggiori episodi di violenza, per assicurarsi la sopravvivenza? Oppure ancora, quante persone sconfortate preferiranno “togliere il disturbo” suicidandosi?
Strenui difensori della vita, che poi, nei fatti, attuano un’eutanasia sociale: i conti non tornano proprio!
*Presidente Associazione “Claudia Bottigelli” per la Difesa dei Diritti Umani e l’Aiuto alle Famiglie con Figli Disabili Gravissimi (Torino).
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