«È come sul Titanic: non si salvano neanche i passeggeri in prima classe»: il ministro Tremonti, nel presentare la Manovra Economica al Senato, per enfatizzare i rischi che sta correndo il Paese, ha usato la metafora del Titanic.
In realtà, però, le cose andarono diversamente da come le racconta il ministro Tremonti: infatti, come avviene oggi, anche allora si salvarono molto di più i passeggeri di prima classe.
Nel 1912, infatti, il transatlantico inglese Titanic, nel suo viaggio inaugurale, andò a cozzare contro un iceberg e si inabissò. In quella catastrofe, la classe sociale di ciascun passeggero fu uno dei fattori che determinò se egli sarebbe annegato o sopravvissuto.
La lista ufficiale delle vittime dimostrò che su un totale di 143 viaggiatrici di prima classe, solo quattro perirono (delle quali tre avevano scelto volontariamente di rimanere nella nave). Tra le viaggiatrici della seconda classe, le vittime furono 15 su 93 e nella terza classe 81 donne su 179 affondarono con la nave. I passeggeri di terza classe ricevettero l’ordine di rimanere sotto coperta e in alcuni casi l’ordine fu fatto eseguire sotto la minaccia delle armi.
Questi i dati nel dettaglio:
– Prima classe: 143 viaggiatrici, 4 decedute (2,7%)
– Seconda classe: 93 viaggiatrici, 15 decedute (16,1%)
– Terza classe: 179 viaggiatrici, 81 decedute (45,2%)
(Fonte: W. Lord, A Night to Remember, NewYork, Henry Holt and Company, 1955, citato da G.A. Maccacaro, in J.C. Polack, La medicina del capitale, Milano, Feltrinelli, 1972, p. X).
*Università di Firenze. Il presente testo è già apparso in «SaluteInternazionale.info» (blog di cui indichiamo anche la sezione raggiungibile cliccando qui) e viene ripreso nel nostro sito, per gentile concessione.
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