Nelle prossime settimane, le Regioni e le Università saranno chiamate ad indicare il fabbisogno formativo annuale per le professioni sanitarie. A tal proposito, la nostra organizzazione [AITO-Associazione Italiana Terapisti Occupazionali, N.d.R.] vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione numerica della professione.
Eseguendo una proporzione tra i terapisti occupazionali ad oggi iscritti agli Ordini, che sono 1.859, e il numero di abitanti in Italia (60.480.000), si può calcolare la presenza di 3,07 professionisti ogni 100.000 abitanti.
Quei tre professionisti, dunque, dovrebbero essere in grado di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza dove previsti, di offrire i servizi indicati nel Piano Nazionale delle Demenze, nel Piano di Indirizzo della Riabilitazione, nelle Stroke Unit [Centri Ictus, N.d.R.], dalla Conferenza Stato-Regioni per le persone con lesione midollare, nei Piani Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) della sclerosi multipla, del Parkinson, delle malattie reumatiche infiammatorie e autoimmuni, della sindrome di Chiari, nelle raccomandazioni per la riabilitazione dei bambini affetti da paralisi cerebrale infantile, nella prevenzione delle cadute ecc. ecc…
I terapisti occupazionali sono presenti nei requisiti di accreditamento delle strutture di riabilitazione intensiva e estensiva, extraospedaliere, Centri Diurni e RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) in varie Regioni italiane.
Come in tutto il mondo, anche in Italia vi è una crescente necessità di riabilitazione associata al cambiamento delle tendenze sanitarie e demografiche, della crescente prevalenza di malattie non trasmissibili e dell’invecchiamento della popolazione.
Il 15% di tutti gli anni vissuti con disabilità sono causati da condizioni di salute associate a gravi livelli di disabilità. La riabilitazione, pertanto, è un intervento sanitario fondamentale per le persone che vivono con queste condizioni. Attualmente, però, la conseguente necessità di riabilitazione è in gran parte insoddisfatta.
Nel Report Mondiale sulla Disabilità dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, viene sottolineata l’importanza che la riabilitazione multidisciplinare si basi su una valutazione dei bisogni e che la fornitura della stessa dipenda dalla disponibilità di personale specializzato.
Come descritto in quel Report, queste professioni comprendono terapia occupazionale, fisioterapia, medicina fisica e riabilitativa, protesi e ortesi, psicologia, operatori sociali (social worker) e logopedia. Vi si legge inoltre che la pianificazione dell’istituzione o della formazione di una forza lavoro multidisciplinare di riabilitazione dovrebbe includere la considerazione dell’àmbito e della specializzazione delle competenze richieste, per soddisfare le esigenze della popolazione.
Sempre il report, infine, evidenzia che l’implementazione della riabilitazione come servizio sanitario multidisciplinare nel sistema sanitario richiede pertanto:
° Collaborazione con il Ministero dell’Università, per garantire che le Istituzioni forniscano la qualifica di vari professionisti della riabilitazione.
° Garantire la disponibilità di meccanismi per mantenere e sviluppare ulteriormente la forza lavoro riabilitativa, ad esempio sostenendo le organizzazioni professionali.
° Investire finanziamenti adeguati in strutture e programmi pertinenti a sostegno della fornitura di riabilitazione multidisciplinare, quali ospedali e servizi comunitari.
° Garantire la distribuzione della forza lavoro riabilitativa in modo appropriato, affinché siano disponibili anche servizi di riabilitazione multidisciplinare nelle comunità rurali e remote e per le persone che vivono in condizioni di povertà.
Quest’ultimo punto è particolarmente rilevante, se è vero che ci sono Regioni in cui la proporzione iniziale non arriva a 0,40 professionisti ogni 100.000 abitanti. I terapisti occupazionali, infatti, svolgono il proprio servizio, con qualche eccezione, prevalentemente nelle Province in cui ha sede il corso di laurea o nei territori limitrofi. Alcune Province ne sono quasi totalmente scoperte, un “record”, questo, anche in Regioni con politiche sanitarie primeggianti: le Province di Ferrara e Ravenna, ad esempio, non hanno alcun terapista occupazionale, quelle di Piacenza e Siena ne hanno due ciascuna.
L’elenco delle Province in cui i cittadini non possono avvalersi delle competenze del professionista è lungo, per cui, sottolineando il principio di uguaglianza delle cure e invitando a una riflessione su quanto scritto nel Report sulla Disabilità dell’Organizzazione Mondiale della Salute, oltre a considerare che la già presente normativa nazionale non sempre viene recepita, la nostra Associazione chiede una maggiore attenzione da parte dei decisori verso la figura del terapista occupazionale, nel momento in cui si delibererà il fabbisogno formativo annuale, nonché il sostegno di coloro che credono nella professione per sensibilizzare sul tema.
Ufficio di Presidenza dell’AITO (Associazione Italiana Terapisti Occupazionali).
Un prestigioso premio a Marco Pastori, terapista occupazionale, per un progetto di forte impatto sociale
Al terapista occupazionale Marco Pastori, socio dell’AITO, è andato un prestigioso premio, ovvero lo Student Changemaker of the Year, conferito dalla la Northampton University della Gran Bretagna a coloro che abbiano sviluppato progetti dal positivo impatto sociale.
Presso quell’Ateneo inglese, infatti, Pastori sta completando il suo percorso di studi in terapia occupazionale, seguendo un programma part-time che gli ha consentito di studiare e allo stesso tempo di continuare a lavorare in Italia. Supportato dunque dalle competenze acquisite durante il Master nel Regno Unito, ha sviluppato – insieme al collega Marco Lodi Pasini, il progetto Ready2Play (R2P), consistente nella creazione di una squadra di calcio per bambini con disabilità.
«Questa iniziativa – come spiega egli stesso – ha portato grandi cambiamenti nella vita di tredici bambini e delle loro famiglie. Noi desideriamo infatti vedere una società nella quale i bambini con disabilità possano scegliere dove praticare il loro sport preferito, una società dove ogni club sportivo possa avere una squadra per bambini con disabilità. Per ora abbiamo fatto un primo importante passo e speriamo di continuare in questa direzione».
«Sono molto contento e onorato – aggiunge – di avere ricevuto questo premio che riconosce valore al nostro lavoro: il terapista occupazionale, infatti, può sicuramente avere un ruolo importante all’interno di progetti comunitari riferiti a partecipazione, autonomia e inclusione. Voglio quindi ringraziare il collega Marco Lodi Pasini, co-autore e co-responsabile del progetto, il Torino Club Gallarate Scuola Calcio Marco Parolo, per avere sempre condiviso questi ideali e lo staff del Ready2Play, che settimanalmente si impegna a rendere tutto questo possibile».
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