I rischi e i problemi delle persone con disabilità visiva

di Claudio Arrigoni*
«Ciechi e ipovedenti sono già evidentemente tra i più fragili per il mantenimento della distanza di sicurezza, la mobilità assistita, il ricorso “lavoro agile” e inoltre al momento è azzerata l’assistenza domiciliare»: l’UICI, impegnata fondo in queste settimane a svolgere un ruolo di presidio informativo e di sostegno psicologico e operativo a supporto e spesso in supplenza delle Istituzioni Pubbliche, sottolinea come le persone con disabilità visiva siano tra quelle più esposte alla possibilità di un contagio, come ricordato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità
Persona con disabilità visiva
Una persona con disabilità visiva

Sono fra le persone più esposte alla possibilità di un contagio, come spiega la stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): il rischio, infatti, è maggiore per chi ha un deficit visivo grave o ha perso la vista. Le persone cieche e ipovedenti hanno bisogno di accortezze specifiche proprio per la condizione in cui vivono.
«I ciechi sono già evidentemente tra i più fragili sotto il profilo del mantenimento della distanza di sicurezza, della mobilità assistita, del ricorso allo smart working [“lavoro agile”, N.d.R.], ad esempio, ma al momento è del tutto azzerata l’assistenza domiciliare. Non ci sono più infatti i volontari per esigenze di prima necessità a casa come la spesa o l’acquisto farmaci e lo stesso per il personale di supporto agli studenti disabili con la sospensione del servizio scolastico», come spiegano dall’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti).

Com’è ormai ben noto, la situazione creata dalla pandemia sta creando enormi disagi soprattutto alle persone con disabilità, a quelle con le fragilità maggiori e alle loro famiglie.
In Italia ci sono oltre 360.000 persone cieche e oltre un milione e mezzo di persone ipovedenti o con più di una disabilità. Persone in grande difficoltà perché la disabilità non consente loro di rispettare sempre la distanza di sicurezza dagli altri, debbono usare in particolare il tatto e, costrette come tutti a rimanere a casa, sono tuttavia prive di una rete di assistenza a supporto.
Per chi ha lavoro, in molti casi vi è l’impossibilità di svolgerlo da casa. A tal proposito dall’UICI si lamentano forti problematiche di mobilità per recarsi sul posto di lavoro, sia per la notevole carenza di accompagnatori sia perché a questi ultimi, quando ci sono, viene spesso negato l’ingresso nei luoghi da raggiungere insieme alla persona accompagnata.

«In fase di conversione in Legge – spiega Mario Barbuto, presidente nazionale dell’UICI – stiamo cercando di fare introdurre nel Decreto cosiddetto “Cura Italia” un voucher specifico per le persone con disabilità, non cumulabile comunque con altri che già ci sono, per far fronte alle esigenze individuali. Abbiamo inoltre concluso un’intesa con la Croce Rossa Italiana per la quale i nostri Presidenti territoriali possano chiedere un sostegno per esigenze quotidiane, come fare la spesa, ai Presidenti locali della Croce Rossa».

L’UICI chiede poi che venga garantita l’assistenza domiciliare, per sopperire almeno alle primarie necessità di spesa alimentare, farmaci, cure o accompagnamento al lavoro (laddove non ci sia la possibilità di lavorare da casa).
Inoltre, le misure già in parte previste nel Decreto Legge 14/20 (Disposizioni urgenti per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale in relazione all’emergenza COVID-19) debbono essere rafforzate e rese obbligatorie, stabilendo il dovere, e non la facoltà, per gli Enti Locali, di fornire assistenza e supporto alle persone in condizione di disabilità.

«Le nostre Sezioni, Sottosezioni e gli Enti collegati – prosegue Barbuto – stanno svolgendo, in queste settimane così convulse, un ruolo di presidio informativo e di sostegno psicologico e operativo a supporto e spesso in supplenza delle Istituzioni Pubbliche, ma cominciano a essere allo stremo delle forze. A questo si aggiungono le difficoltà quotidiane, quali quella semplicemente di fare la spesa, usando quella a domicilio, visti i tempi di consegna enormemente dilatati. In tal senso stiamo sollecitando le grandi catene distributive a dare priorità alle persone con disabilità o comunque a trovare una soluzione di buon senso insieme, come nello spirito della nostra organizzazione». In Abruzzo, ad esempio è stato concluso un accordo di questo tipo con Carrefour.

«Le emergenze sanitarie – conclude il Presidente dell’UICI – richiedono misure drastiche, ma come Associazione rappresentativa dei ciechi e degli ipovedenti italiani sentiamo il dovere di porre in evidenza le criticità di questo momento e metterci a disposizione delle Istituzioni, per individuare e attuare insieme le giuste soluzioni. Quest’anno ricorre tra l’altro il centenario della nostra Associazione, che torneremo a celebrare in decine di città italiane appena questo incubo sarà passato. Un appuntamento che ripercorre cento anni di battaglie che i ciechi hanno condotto per guadagnarsi diritti elementari come la cura, l’istruzione, il lavoro, in tre parole, la vera inclusione sociale».

Testo già apparso in “InVisibili“, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “Coronavirus, rischi e problemi per ciechi e ipovedenti: ‘Non lasciateci soli’”. Viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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