Cara Serena, io accompagno un gruppo di persone al buio…

di Cinzia Cavalieri*
«Cara Serena - dice alla nipotina Cinzia Cavalieri, guida di “Dialogo nel buio”, iniziativa dell’Istituto dei Ciechi di Milano -, io accompagno un gruppo di persone nel buio, a volte bambini con la maestra o con le loro famiglie, a volte scout oppure adulti, e tutte le guide di “Dialogo nel buio” sono cieche o ipovedenti come me». «Nonna - dice Serena -, anch’io voglio andare a “Dialogo nel buio”!». «Certo Serena, quando non ci sarà più questo “virus cattivello” ci andremo! Adesso, però, facciamo un bel gioco: ti bendo e tu devi riconoscere le cose che ti passo usando le manine e il nasino!»

Bimba bendata«Nonna, che lavoro fai?», chiede la bambina. «Faccio la guida a Dialogo nel buio [progetto dell’Istituto dei Ciechi di Milano, N.d.R.]». «Ti piace nonna?». «Sì, per me è il lavoro più bello del mondo». «Ma cosa fai nonna quando sei al lavoro? Me lo racconti?». «Certo! Siediti qui».
Serena, la bambina, si siede sul divano tutta contenta: le piacciono tanto le storie della nonna!

«Cara Serena, io accompagno un gruppo di persone nel buio; queste persone a volte sono dei bambini con la maestra, a volte sono bambini con le loro famiglie, a volte scout, a volte sono adulti». «Nel buio?». «Sì, nel buio. Ma… È un buio buio, non c’è neanche un piccolo spiraglio di luce; all’inizio certe persone sono intimorite, possono avere paura perché non sono abituate a stare al buio, ma poi cominciano a sentire la mia voce e si rassicurano; così cominciamo a fare questa passeggiata». «Nonna, come fanno le persone a sapere dove andare?». «È facile, seguono la mia voce. Camminiamo attraverso un percorso magico bellissimo; per capire cosa ci circonda e in che ambiente siamo si usano le orecchie, si ascolta con tanta attenzione per carpire tutti i suoni; e si usano anche il naso, per cogliere gli odori, i profumi, e il tatto per riconoscere le cose. Qual è il tatto, Serena?». «Le mani!». «E poi?». «I piedi!». «Non solo, tutta la pelle è il tatto!».

La nonna continua: «Piano piano, ciò che prima era buio e vuoto si riempie, prende vita: ognuno usa l’immaginazione e colora gli ambienti come più gli piace, facciamo dei giochi usando i sensi non visivi e le persone sono sempre più sicure. Si aiutano, si divertono, poi alla fine andiamo al bar…». «Sempre al buio, nonna?». «Certo, Serena». «Ma il barista è cieco?». «Sì, tutte le guide che lavorano a Dialogo nel buio sono cieche o ipovedenti come me. Poi il barista chiede cosa vogliono bere e le persone pagano e si siedono ad un tavolo a parlare di questa avventura». «Nonna, come fanno a riconoscere i soldi?». «I soldi si riconoscono dal tatto: tutte le monete hanno dei bordi diversi e le banconote hanno diverse dimensioni».
«Nonna, anch’io voglio andare a Dialogo nel buio!». «Certo Serena, quando non ci sarà più questo “virus cattivello” ci andremo! Adesso vieni qui, che facciamo un bel gioco: ti bendo e tu devi riconoscere le cose che ti passo usando le tue belle manine e il tuo bel nasino!».

Guida di Dialogo nel buio, iniziativa dell’Istituto dei Ciechi di Milano. Sia il presente testo che l’immagine sono stati prodotti nell’àmbito di tale iniziativa (titolo originario: “La nonna e la bambina”). Per gentile concessione. Ringraziamo per la collaborazione Franco Lisi, direttore scientifico dell’Istituto.

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