Dobbiamo uscirne migliori, altrimenti avrà vinto il virus

di Marietta Di Sario
«Se tutto quello che stiamo vivendo - scrive Marietta Di Sario - non ci donerà un cuore nuovo, come quello di un bimbo, allora tutto sarà stato vano. Dopo una quaresima lunga e faticosa stiamo per avvicinarci alla Pasqua! Sono certa che arriverà carica di luce, di speranza per tutto il mondo, anche per chi non ha ancora conosciuto l’amore di Dio. Non significa che non ci sarà più pianto e morte, la realtà non cambierà, ma se vivremo bene questo tempo, saremo cambiati noi, il nostro sguardo, il nostro atteggiamento, il nostro cuore»

Luce in fondo al tunnelLa nostra è la storia di una normalità perduta in un attimo. Solo qualche settimana fa la normalità ci teneva in ostaggio, eravamo vittime di un tempo che non ci lasciava quasi respirare. Ammettiamolo, quante volte nella nostra vita ci siamo messi in ascolto della cosa più semplice e normale del mondo, il nostro respiro?
Oggi il virus attacca la nostra capacità di respirare, oggi respirare è il simbolo di tutte quelle azioni che fino a ieri compivamo senza accorgercene. È la mancanza che ci fa vivere più intensamente.

Spesso un dolore ti sconvolge la prospettiva, nel mio caso ha un nome e si chiama poliomielite. Vivere su una sedia a rotelle mi dà l’opportunità da anni di guardare la realtà con occhi diversi e dare ad ogni azione il suo senso più profondo. Anche bere un bicchiere di acqua acquista un valore grande, proprio perché non mi è possibile farlo senza l’aiuto di mia sorella.
Oggi, in questa emergenza, il virus ci sta privando della libertà e sta causando lutti in tantissime famiglie. Ci troviamo all’improvviso ad essere tutti “disabili”, costretti ad affrontare una barriera architettonica invisibile. Questa condizione non risparmia nessuno, non c’è differenza di età, di conto corrente, di religione, di etnia, di geografia.
Il dolore negli ospedali, la sofferenza di morire in solitudine, la paura del contagio, il rischio di perdere il lavoro, l’incertezza per il futuro, ci rendono tutti più vulnerabili, più fragili e umani.
Questo tempo diventa così un’ occasione per fare pace con il nostro orgoglio, con la presunzione di poter stare in piedi da soli, animati da una sorta di onnipotenza, con la pretesa di essere sempre all’altezza.
Questo deserto può davvero compiere tante guarigioni del cuore, può diventare linfa vitale per una grande conversione, una via per arrivare all’essenziale, a ciò che conta davvero.

Tutto dipende da noi ma la storia è nelle mani di Dio. In questi giorni la preghiera mi sta aiutando molto a cambiare lo sguardo anche su questa tragedia. Pregare non cambia la vita, ma ci cambia e ci aiuta a guardare a tutte queste morti, alle fatiche dei medici, degli infermieri, come a un mezzo per salvare altre vite!
Se tutto quello che stiamo vivendo non ci donerà un cuore nuovo, come quello di un bimbo, allora tutto sarà stato vano.
Dopo una quaresima lunga e faticosa stiamo per avvicinarci alla Pasqua! Sono certa che arriverà carica di luce, di speranza per tutto il mondo, anche per chi non ha ancora conosciuto l’amore di Dio. Non significa che non ci sarà più pianto e morte, la realtà non cambierà, ma se vivremo bene questo tempo, saremo cambiati noi, il nostro sguardo, il nostro atteggiamento, il nostro cuore.

Vorrei invitarvi quindi ancora una volta alla preghiera, ad una relazione più profonda con il Signore perché quando incontri Lui non hai risolto un problema, hai risolto la vita.
E un grazie speciale va a tutti i medici, agli infermieri e a tutto il personale paramedico perché senza essere supereroi hanno mostrato al mondo che con umanità è possibile fare cose grandi.

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