La cosa che mi consola di più in questo periodo è la solidarietà tra le persone che si aiutano: ognuno mette a disposizione quello che ha. In questo momento, anche le cose più semplici che si possono donare agli altri sono preziose risorse per poter andare avanti. Ed è proprio il grande cuore della gente che fa la differenza in certe situazioni, e forse di questo, ultimamente, ci eravamo dimenticati.
Presa da questi pensieri, la mia mente va là in quel luogo dove, a parte in questo periodo, mi reco tutti i giorni a lavorare: la mostra Dialogo nel buio, che si trova presso la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano.
L’Istituto dei Ciechi nasce a Milano nel 1840 e dal 1892 trova la sua sede definitiva in Via Vivaio; da allora opera per l’inclusione delle persone con disabilità visiva nella società, offrendo una vasta gamma di servizi. È situato in un palazzo che svetta imponente e ti accoglie al suo interno in ampi spazi eleganti, dove puoi percepire una forte energia di positività. Qui si fa del bene, si è sempre fatto del bene, e ciò è possibile grazie alle persone di cuore: sono i benefattori che donano per una giusta causa, senza volere niente in cambio, ma con l’obiettivo di essere utili nei confronti delle persone più bisognose. Proprio grazie a loro l’Istituto continua a mantenere vivo il suo servizio di sostegno nei confronti di chi, per svariati motivi, nasce o diventa cieco o ipovedente.
Nei primi decenni della sua attività, persone con disabilità visiva provenienti da tutto il Nord Italia vengono in Istituto per l’apprendimento di un mestiere manuale, a cui si affianca in seguito l’istruzione scolastica, anche grazie al codice Braille. Poi, a partire dal 1977, con l’inserimento dei ragazzi ciechi nelle scuole comuni, l’Istituto offre ai disabili visivi di tutte le età percorsi formativi e di autonomia personale, atti a favorire la piena integrazione nella scuola, nel mondo del lavoro e nella società.
Io stessa non avrei mai pensato di dover chiedere aiuto all’Istituto dei Ciechi, ma quando la tua vista improvvisamente inizia a lasciarti e vuoi riprendere di nuovo in mano le redini della tua vita, prendi in considerazione qualsiasi opzione, anche se non ti piace.
In Istituto mi accolgono, mi ascoltano, capiscono le mie problematiche e mi offrono le soluzioni adeguate per gestire questa mia nuova situazione: ero nel posto giusto.
Vengo a conoscenza della tecnologia assistiva e mi insegnano ad utilizzare il PC con programmi di sintesi vocale, inoltre ridivento autonoma negli spostamenti grazie all’uso del bastone bianco.
Dopo qualche mese, l’Istituto dei Ciechi mi offre l’opportunità di lavorare, in qualità di guida di Dialogo nel buio, prima all’Expo 2015 e successivamente presso la mostra permanente situata in Via Vivaio.
La figura professionale della guida è un’innovativa opportunità di impiego per ciechi ed ipovedenti e attualmente lavorano in questo ambito quarantadue persone con disabilità visiva. Sono guide che accompagnano le persone vedenti in un percorso privo di luce, alla riscoperta dei sensi non visivi, offrendo l’opportunità, attraverso il dialogo e il confronto, di superare i pregiudizi nei confronti della disabilità visiva. Un messaggio talmente importante e di alto valore sociale che convince l’ente, all’inizio di quest’anno, a confermare otto persone della squadra, tra cui io stessa, con un contratto a tempo indeterminato.
La soddisfazione è molto grande per tutti, l’evoluzione di questo importante progetto sociale punta sempre più in alto con forte determinazione.
Il contratto parte dal primo di marzo, ma la beffa del destino vuole che quel giorno la mostra sia chiusa a causa delle restrizioni per il coronavirus.
Entro in Istituto, ci sono solo i dipendenti e, passando davanti a Dialogo, c’è un silenzio surreale: niente ragazzi che schiamazzano, né bambini che giocano e ridono in attesa di fare un’esperienza mai vissuta fino ad ora, e chissà quando le scuole e la gente potranno ritornare. Tutto in questo momento è un’incognita: siamo nelle nostre case in attesa di sconfiggere questo nemico invisibile.
Il mio pensiero va al maestoso palazzo dell’Istituto dei Ciechi di Milano, che anni fa mi ha accolto e mi ha aiutato a continuare a vivere; e, con un velo di tristezza, penso a tutti quegli eventi programmati, e ormai rimandati, per festeggiare i centottant’anni della sua attività benefica. Per il momento non ci possono essere applausi in diretta, ma possiamo creare un evento virtuale dove i grazie sono rappresentati da un “mi piace”, o da un “condivido”.
Sperando che questi applausi virtuali arrivino a migliaia, saluto tutti con un abbraccio.
Guida di Dialogo nel buio, iniziativa dell’Istituto dei Ciechi di Milano. Il presente testo è stato prodotto nell’àmbito di tale iniziativa (titolo originario: “Il posto giusto”). Per gentile concessione. Ringraziamo per la collaborazione Franco Lisi, direttore scientifico dell’Istituto.
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