Una nota di apprezzamento è arrivata da Amnesty International per la decisione del Comitato del Premio Nobel per la Pace di dare visibilità al lavoro delle attiviste impegnate nella difesa dei diritti delle donne nel mondo, assegnando l’importante riconoscimento a Ellen Johnson-Sirleaf – presidente della Liberia, prima donna a essere stata democraticamente eletta presidente di un Paese africano, adottata nel 1985 da Amnesty come “prigioniera di coscienza”, a causa della sua opposizione al governo dell’epoca -, alla connazionale Leymah Gbowee – che ha mobilitato le donne di diversi gruppi etnici e religiosi per contribuire a porre fine alla guerra e ad assicurare la partecipazione delle donne alle elezioni – e a Tawakkul Karman, attivista dello Yemen, tra le promotrici delle proteste di massa iniziate quest’anno contro il Governo del Paese medio-orientale.
«Questo premio – ha dichiarato in tal senso Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International – riconosce ciò che le attiviste e gli attivisti per i diritti umani sanno da decenni: che la promozione dell’uguaglianza è il fondamento per la costruzione di società giuste e pacifiche. Il lavoro senza sosta di queste e di innumerevoli altre attiviste ci porta più vicini a un mondo nel quale le donne vedranno protetti i loro diritti e avranno maggiore influenza a ogni livello di governo. Oggi non celebriamo solo tre importanti donne, ma tutte le persone che lottano per i diritti umani e l’uguaglianza all’interno delle loro società e la scelta di quest’anno del Comitato per il Nobel incoraggerà le donne di ogni parte del mondo a proseguire la lotta per i loro diritti». (S.B.)
Ringraziamo Alessandro Marescotti per la segnalazione.
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