Ora che l’anno scolastico sta per finire e si parla soprattutto di valutazione ed esami e dei diversi scenari di ripresa delle attività educativo-didattiche a settembre, è tempo che la scuola a distanza si “dia i voti”.
Il Ministero dell’Istruzione aveva svolto un primo monitoraggio (con scadenza 18 marzo), per verificare se e come le istituzioni scolastiche avessero reagito all’emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19 e alla conseguente sospensione delle attività didattiche in presenza, attivando la didattica a distanza; ovvero quante classi e quanti alunni fossero stati coinvolti, quante scuole avessero dato o ricevuto aiuto da altre scuole.
A questa prima verifica, di cui aveva riferito la ministra Azzolina nel suo intervento del 26 marzo al Senato, aveva risposto il 93% delle istituzioni scolastiche italiane, da cui risultava che a metà marzo erano stati raggiunti da attività di didattica a distanza 6,7 milioni di alunni/studenti su un totale di 8,3 milioni (l’80%); inoltre l’89% delle scuole aveva predisposto attività e materiali specifici per gli alunni con disabilità e il 67% aveva previsto specifiche forme di valutazione per la didattica a distanza. Non avevano risposto all’appello virtuale ben 1,6 milioni di alunni!
Tra questi ultimi senza dubbio vi erano gli alunni in situazione di povertà, quindi presumibilmente privi di strumenti tecnologici e di una connessione internet veloce, che un report dell’ISTAT faceva già ammontare al 12,5% del totale nel 2016, quindi oltre 1 milione e 200.000 alunni. Non solo loro, però, infatti anche una parte delle 260.000 persone con disabilità che frequentano le 8.200 istituzioni scolastiche statali italiane, hanno certamente incontrato più difficoltà dei loro compagni nell’utilizzo della didattica a distanza.
Dopo quasi due mesi di scuola, ci si aspettava che venisse effettuata un’ulteriore verifica del lavoro svolto, proprio per raggiungere chi risultava ancora assente “ingiustificato” e contare chi era nel frattempo “tornato” a scuola, grazie al forte impegno economico del Ministero per diffondere la banda ultralarga e le nuove tecnologie nelle scuole italiane che ne erano ancora prive, oltreché ai contributi statali e regionali dati alle famiglie per l’acquisto di chiavette, PC, tablet ecc. e al supporto fornito da docenti volonterosi a quanti non erano riusciti autonomamente ad accedere al computer e alla rete.
Per fare un bilancio serio del lavoro svolto e non ascrivere sbrigativamente gli assenti “ingiustificati” della scuola a distanza al novero dei “dispersi”, sarebbe utile rifarsi a un buon documento del Ministero dell’Istruzione del 17 marzo scorso (Prime indicazioni operative per le attività didattiche a distanza), al quale hanno fatto riferimento anche le Associazioni di persone con disabilità per rivendicare maggiore attenzione e considerazione per le esigenze soprattutto degli alunni con disabilità intellettiva e relazionale [si legga a tal proposito, sulle nostre stesse pagine, la lettera inviata il 26 marzo da Vincenzo Falabella, presidente della FISH Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, alla ministra Lucia Azzolina, N.d.R.].
Sono dunque queste le domande che attendono risposta da questa verifica:
1) È arrivata la banda larga in tutte le Istituzioni Scolastiche? Quando si sono dotate delle piattaforme necessarie per attivare la didattica a distanza? Nelle scuole del primo ciclo sono entrati in funzione gli assistenti tecnico-informatici assunti a tempo determinato dal Ministero? Sono stati chiamati a raccolta gli esperti formati dal Piano Nazionale Scuola Digitale del 2015 (i 18 referenti nazionali, gli 8.220 animatori digitali, le 120 équipe formative, i 24.000 docenti del team per l’innovazione digitale)?
2) Ha funzionato la task force creata dal Ministero per affiancare le Istituzioni Scolastiche meno dotate dal punto di vista tecnologico? Quante scuole hanno fatto ricorso al sito che il Ministero dell’Istruzione ha appositamente creato per la didattica a distanza? Quanti docenti hanno cercato materiali, suggerimenti e collaborazioni nella sezione che il sito stesso dedica specificamente alla disabilità?
3) È stata garantita da parte di tutti i docenti (curricolari e di sostegno) e da tutta la comunità scolastica la stessa cura educativa a tutti gli alunni, inclusi gli alunni con disabilità, DSA (disturbi specifici di apprendimento), bisogni educativi speciali non certificati, ricoverati in ospedale o in cura presso la propria abitazione? Ha verificato il Dirigente Scolastico che ogni alunno fosse in possesso delle strumentalità necessarie per fruire della didattica a distanza o, in caso contrario, ha attivato le iniziative necessarie per fornire agli studenti meno abbienti dispositivi digitali individuali o ne ha fatto richiesta ai Centri Territoriali di Supporto che gestiscono l’assegnazione di ausili e sussidi didattici destinati ad alunni e studenti con disabilità (ai sensi del Decreto Legislativo 63/17, articolo 7, comma 3)?
4) Sono stati rimodulati gli obiettivi formativi e riprogettate le attività didattiche sulla base delle nuove esigenze imposte dalla didattica a distanza, che la Legge 27/20 (conversione del Decreto Legge 18/20) e il Decreto del Presidente del Consiglio del 26 aprile scorso (articolo 2, comma 1) considerano ormai come modalità “ordinaria” di svolgimento della prestazione lavorativa fino alla fine dell’anno scolastico? Si è fatta una verifica intermedia delle attività svolte nel primo periodo di didattica a distanza? Si è proceduto alla valutazione in itinere degli apprendimenti dei singoli alunni? Hanno fatto tutti i docenti un uso consapevole del registro elettronico, per evitare sovrapposizioni e scongiurare eccessivi carichi cognitivi sugli alunni?
5) Durante la sospensione delle attività didattiche in presenza è stato convocato a distanza il GLO (Gruppo di Lavoro Operativo) per ogni alunno/studente con disabilità, così come previsto dai Decreti Legislativi 66/17 e 96/19 (articoli 7 e 9), per verificare con tutti i docenti, di sostegno e curricolari, con la famiglia, con gli operatori sanitari e con gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione lo stato di realizzazione del PEI (Piano Educativo Individualizzato) alla luce delle modifiche al contesto apportate dalla didattica a distanza? Hanno provveduto tutti i docenti, di sostegno e curricolari, anche con il supporto degli assistenti educativi, a mantenere l’interazione a distanza con l’alunno, mettendo a punto materiale personalizzato da fargli fruire con modalità specifiche di didattica a distanza concordate con la sua famiglia? Hanno promosso il dialogo tra gli alunni con disabilità e i loro compagni, in particolare quelli che sono più legati a loro o hanno svolto in passato la funzione di “tutor”?
E da ultimo, ma non ultimo, sono stati tenuti in debita considerazione gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione? Quanti tra loro, che hanno avuto contatti con la famiglia dell’alunno con disabilità e/o si sono affiancati a casa o in altri contesti all’alunno con disabilità, hanno avuto accesso al registro elettronico o hanno partecipato alle sedute del Consiglio di Classe a distanza?
Non sono domande difficili e possono essere spunto per uno o più questionari che il Ministero potrebbe proporre in questa fase finale dell’anno scolastico non solo alle Istituzioni Scolastiche, ma anche alle famiglie e agli alunni/studenti, per “dare i voti” alla didattica a distanza.
Vicepresidente dell’ANS (Associazione Nazionale Subvedenti), membro del Gruppo LEDHA Scuola (la LEDHA è la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
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