Ma i politici sono davvero tutti uguali?

Non sempre, infatti, le persone con disabilità sono state dipinte come "affossatori del sistema previdenziali", ciò che succede invece in questi tempi di campagne contro i "falsi invalidi". E ci sono stati anni, anch'essi costellati di scandali e malefatte varie, che hanno tuttavia ugualmente prodotto una "figliolanza di pregio storico", non foss'altro che dal punto di vista legislativo

Auguste Rodin, Le penseurAgli antipodi del luogo comune che di questi tempi rappresenta – purtroppo e immeritatamente – le persone con disabilità come una “banda di rapinatori” del pubblico denaro, “affossatori del sistema previdenziale” e “mentitori intemerati” sul loro stesso grado di invalidità (= “falsi invalidi”), vi è il comune sentire che individua nei politici una categoria professionale di “fannulloni e grassatori”.
Tale giudizio su chi si dedica al governo delle cosa pubblica e all’elaborazione delle leggi che lo regolano fa certamente di ogni erba un fascio, anche se effettivamente ad occhio si potrebbe notare una certa percentuale di gramigna e altre male erbe…

Ma al di la dei nomi, viene spontaneo chiedersi: è sempre stato così? Ricordiamo male o sono esistite epoche politicamente più felici, anch’esse costellate da scandali e malefatte varie, ma ricche anche di pathos etico e di una certa temperie morale?
In particolare mi riferisco ai tempi – lontani, ormai ma non ancora lontanissimi – della Legge quadro 104/92 (Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate), a quelli un po’ più remoti della Legge 517/77 (Norme sulla valutazione degli alunni e sull’abolizione degli esami di riparazione), che ha segnato la fine delle classi scolastiche “differenziali” in Italia, nonché ad altre norme di modifica dell’ordinamento scolastico, fino a quelli più recenti della Legge 328/00 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), all’epoca nota anche come “riforma dell’assistenza”.
Gioverà ricordare che anche a quei tempi vi era un “certo distacco” tra il Governo nel suo insieme e il Paese che da esso veniva governato (nulla, però, al confronto della situazione attuale!) e che la stagione politica degli anni Settanta, talora passata alla storia semplicemente come “gli anni di piombo”, partorì anche una “figliolanza di pregio storico”, quali le norme su divorzio, sull’aborto e la chiusura dei vecchi manicomi.
Che poi le applicazioni siano state fedeli allo spirito delle leggi, questo è un altro discorso.

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