Il familiare assistente (caregiver familiare) – da non confondere con le “assistenti familiari o badanti” – è sostanzialmente un membro della famiglia che si prende cura in via principale, in parte o totalmente, di un congiunto non autosufficiente, per quanto riguarda le attività della vita quotidiana.
Nel nostro Paese, secondo i dati dell’Istat, le persone con disabilità totale sarebbero esattamente 2.651.460, donde si ricava almeno un numero pari di familiari assistenti, di cui circa il 90% risulta essere donne. Si tratta dunque dei principali fornitori di assistenza per chi non è autosufficiente, che dedicano, in media, sette ore al giorno all’assistenza diretta del congiunto dipendente, cui vanno aggiunte le ore per il disbrigo delle pratiche, di sorveglianza e di assistenza notturna. Inoltre, una ricerca promossa nell’ambito del Programma Europeo Grundtvig, curata dall’Associazione Co.Fa.As. “Clelia” (Coordinamento Familiari Assistenti “Clelia”), in contemporanea con analoghe organizzazioni di dodici Paesi europei, ha evidenziato l’abbandono e la solitudine in cui vivono i familiari assistenti sul territorio nazionale.
Proprio la citata Co.Fa.As. “Clelia”, quindi (sulla quale si veda in calce una scheda di presentazione), così come hanno fatto altre associazioni di famiglie europee che hanno particolarmente a cuore questa problematica, e in linea con gli obiettivi della Commissione e del Parlamento Europeo, ha deciso di promuovere, per venerdì 25 novembre a Roma (presso la Camera dei Deputati, Palazzo Marini, Sala delle Colonne, Via Poli, 19, ore 14.30-18.30) la tavola rotonda denominata Aiutare chi Aiuta: come combattere la solitudine e l’impoverimento dei familiari assistenti?, per mettere in luce il lavoro silenzioso e i bisogni dei familiari assistenti, in modo da prevenirne la povertà, l’abbandono e la solitudine, ponendo la questione all’attenzione dei soggetti istituzionali e socio-sanitari.
«Con questa iniziativa – spiega Anna Maria Comito, presidente di Co.Fa.As. “Clelia” – ci proponiamo di favorire una maggiore consapevolezza pubblica sulle problematiche del caregiving familiare e di promuovere e sviluppare con urgenza anche in Italia, sull’esempio di altri Paesi Europei, una maggiore visibilità del ruolo di cura svolto dai familiari assistenti, al fine di adottare azioni concrete a sostegno dei loro diritti e avviare servizi di supporto a chi si prende cura di un congiunto disabile particolarmente grave, che necessita cioè di assistenza continua nell’intero arco della giornata e per lunghi anni».
«Il riconoscimento giuridico del lavoro di cura – conclude Comito – ossia la predisposizione di uno “Statuto del Familiare Assistente”, potrà favorire la conciliazione della vita familiare con l’attività di cura e con quella professionale. Inoltre, potrà facilitare il mantenimento dell’occupazione e l’eventuale reinserimento o ripresa dell’attività lavorativa, prevenendo anche il pericolo di esclusione per il familiare non lavoratore e offrendo una migliore qualità di vita per il congiunto non autosufficiente».
La prima parte dei lavori, moderata da Paola Severini, direttore dell’Agenzia di Stampa «Angelipress», sarà aperta dalla citata Comito, che presenterà la ricerca sull’autovalutazione dei bisogni dei familiari assistenti di cui si è detto, promossa in Italia contemporaneamente con altri Paesi dell’Unione Europea.
Successivamente interverrà Serafina Di Rosa, che presenterà il Programma Grundtvig sulla formazione continua per i familiari assistenti, seguita da Paola Panzeri di COFACE, la Confederazione delle Organizzazione di Famiglie con Persone Disabili dell’Unione Europea, con sede a Bruxelles, che attuerà un excursus sul tema I familiari assistenti in Europa: solidarietà intergenerazionale e buone prassi.
Chiuderà la prima parte Amedeo Spagnolo dell’ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della Formazione professionale dei Lavoratori), che presenterà una ricerca sui costi sociali ed economici della disabilità.
La seconda parte della giornata sarà occupata invece dalla tavola rotonda vera e propria, moderata dalla giornalista della RAI Giovanna Rossiello e con la partecipazione di Roberto Marino, capo dipartimento delle Politiche della Famiglia, Patrizia De Rose, capo dipartimento per le Pari Opportunità, Emanuella Rampelli, dirigente del Dipartimento della Gioventù, Alfredo Ferrante, dirigente del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Isabella Mastrobuono, direttore sanitario del Policlinico Tor Vergata, Silvia Bracci, direttore dell’Unità Operativa Complessa per la Tutela della Salute Mentale e la Riabilitazione in Età Evolutiva e Disabili Adulti dell’ASL Roma E, Loredana Ligabue, direttore della Cooperativa Anziani e Non Solo e Daniela Lutri del Distretto XIX Roma.
Concluderanno l’incontro una breve presentazione sia della Guida ai bisogni dei familiari assistenti, sia delle Raccomandazioni a supporto degli stessi, redatte sull’esempio di altri Stati dell’Unione Europea. (S.B.)
Co.Fa.As. “Clelia” ONLUS (Coordinamento Familiari Assistenti “Clelia”) si costituisce nel 2008 come Associazione, basandosi su un piccolo gruppo di familiari assistenti, già molto attivo dal 1979, che si è battuto anche per il diritto di lavorare e di conciliare la vita professionale con la cura dei propri figli disabili gravissimi.
Le battaglie portate avanti con fermezza si sono tradotte soprattutto nella promozione dell’articolo 33 della Legge 104/92 (tre giorni di permessi mensili pagati e l’avvicinamento del posto di lavoro al domicilio) e dell’articolo 80 della Legge 388/00, sul diritto di usufruire di due anni di prepensionamento o di congedi frazionati. È stato questo il primo passo verso l’obiettivo del riconoscimento giuridico del lavoro di cura del familiare assistente.
In seguito poi alla diffusione in tutta Europa del movimento dei familiari assistenti (caregivers), finalizzato appunto al riconoscimento giuridico del lavoro di cura ai congiunti disabili, COFACE, presieduta dal 1998 da Anna Maria Comito, attuale presidente di Co.Fa.As. “Clelia”, ha redatto nel 2007 la Carta Europea del Familiare Assistente, presentata alle più alte autorità nazionali e internazionali, nonché alla Commissione, al Parlamento e al Consiglio dell’Unione Europea. In molti Stati (ad esempio Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Spagna), alcuni punti di tale documento sono stati inseriti nella legislazione, come supporto alle famiglie coinvolte.
Questi gli obiettivi da promuovere a tutti i livelli:
– rafforzamento della visibilità del ruolo dei familiari assistenti;
– sensibilizzazione delle Istituzioni, particolarmente di quelle con funzioni legislative, sindacali e governative, nei confronti del lavoro di cura;
– messa in atto di misure di supporto (sociali, economiche, giuridiche e sanitarie), volte a migliorare la qualità di vita del familiare assistente e della persona assistita;
– sviluppo di reti di servizi di sollievo, di informazioni, formazione e sostegno al familiare assistente e al suo entourage;
– attuazione dei dieci punti contenuti nella Carta Europea redatta da COFACE-Handicap e parte integrante dello Statuto di Co.Fa.As. “Clelia”;
– sensibilizzazione e formazione degli operatori sui bisogni reali dei familiari assistenti;
– difesa degli interessi dei familiari assistenti nel settore dell’occupazione, del mantenimento del posto di lavoro (part-time, flessibilità), della protezione sociale, del prepensionamento, del riconoscimento del lavoro di cura come crediti formativi ecc.;
– attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Da segnalare infine che Co.Fa.As. “Clelia” collabora con le numerose associazioni di familiari assistenti nate in tutti i Paesi Membri dell’Unione Europea e anche negli Stati Uniti.
Per ulteriori informazioni: tel. 06 37519402, info@cofaasclelia.it e cofaas.clelia@alice.it.