Chi usa quelle parole discrimina

di Andrea Ponzano
Se quando parlate di una persona con sindrome di Down avete l'abitudine di usare termini come "mongoloide", peggio ancora per insultare o schernire qualcuno, non fatelo più, perché sono espressioni orrende, che riportano a una secolare storia di emarginazione, frutto di ignoranza, di mancanza di rispetto e di ottusità individuale e collettiva, che escludeva la persona con sindrome di Down dalla società e non ne riconosceva né la dignità, né i diritti, né le potenzialità. Insomma, chi dice "mongoloide" non sta insultando, sta discriminando.

Bimbo con la sindrome di DownImmaginate che per alcune vostre caratteristiche visibili vi affibbino un soprannome odioso, il più odioso che possiate immaginare.
Ora immaginate che questo soprannome odioso – e il fatto che è stato affibbiato a voi in conseguenza di queste vostre caratteristiche evidenti – diventi di dominio pubblico, e sia sulla bocca di tutti: amici, conoscenti, sconosciuti, e persino in TV*. Praticamente, siete diventati famosi.
Immaginate infine che questo vostro soprannome odioso, che detestate e che non vorreste fosse mai più usato nei vostri confronti, cominci ad essere usato sistematicamente, non solo per definire voi, ma anche per insultare o schernire altre persone: come se paragonarle a voi, fosse già di per sé un modo per screditarle o schernirle. Immaginate cioè di diventare un riferimento così negativo, nell’immaginario collettivo, da poter addirittura servire come insulto nei confronti degli altri.
Ora che avete immaginato, chiedetevi come vi sentireste se, invece di immaginare soltanto, foste obbligati a vivere tutto questo per davvero, ogni giorno.

È esattamente come si sentono le persone con sindrome di Down ogni volta che viene usata la parola “mongoloide”, che sia rivolta a loro o a chiunque altro; che sia per insulto, o sia per scherzo.
Se perciò avete l’abitudine di usare i termini mongoloide, mongolo, “mongolino d’oro” ecc., non fatelo più, se non per spiegare a chi li usa perché non dovrebbe, ovvero per il fatto che sono espressioni orrende che ci riportano a una secolare storia di emarginazione, frutto di ignoranza, di mancanza di rispetto e di ottusità individuale e collettiva, che escludeva la persona con sindrome di Down dalla società e non ne riconosceva né la dignità, né i diritti, né le potenzialità.
Insomma, chi dice “mongoloide” non sta insultando, sta discriminando.

*All’inizio del 2010, ad esempio, si fece ampiamente notare Grande Fratello, la nota trasmissione di Canale 5, dove spesso e volentieri alcuni dei partecipanti condivano le loro liti con l’epiteto “mongoloide” (se ne legga nel nostro sito cliccando qui e qui).

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