«Allestire una mostra pensando di collocarne una parte in un posto inaccessibile (la cripta) è dimostrazione di ignoranza, arroganza, menefreghismo, un atto contro la cultura, un’azione discriminatoria da denunciare senza se e senza ma»: non ha usato mezzi termini Alberto Arenghi, come riferiscono le cronache bresciane del «Corriere della Sera», a proposito dell’importante mostra Juan Navarro Baldeweg. Architettura, pittura, scultura in un campo di energia e processo, retrospettiva ospitata dal Museo di Santa Giulia a Brescia fino al 5 aprile del prossimo anno, dedicata a uno degli architetti più originali del panorama contemporaneo internazionale, che pur avendo «sedotto critica e pubblico», come è stato scritto su vari organi d’informazione, presenta però la sezione denominata Una casa nella casa, allestita appunto in una cripta, totalmente inaccessibile alle persone con disabilità motoria.
«Per loro – si legge sul “Corriere della Sera” – il viaggio introspettivo dell’architetto spagnolo nella testa dell’“uomo del Rinascimento» (come lo ha definito il curatore Pierre-Alain Croset) si interrompe nella Basilica di San Salvatore: i plastici e le tavole diffusi nell’aula sotterranea restano invisibili, off limits, una grande bellezza negata, che resta incompleta per una parte del pubblico».
Alberto Arenghi, per altro, non è certo l’“ultimo arrivato” in tema di accessibilità. Ingegnere civile edile, è docente associato di Architettura all’Università di Brescia, ove dirige il Laboratorio Interdipartimentale Brixia Accessibility Lab. Accessibilità al Patrimonio Culturale&Benessere, oltre ad essere delegato del Rettore per la Disabilità e impegnato appunto da molti anni nella ricerca sui temi dell’accessibilità.
Proprio recentemente, tra l’altro, ne abbiamo segnalato sulle nostre pagine il saggio Il valore dell’accessibilità. Una prospettiva economico-aziendale, pubblicato insieme ad Alex Almici e a Renato Camodeca.
Preso atto quindi che secondo quanto riferisce sempre il «Corriere della Sera», dai Musei di Brescia non è finora arrivata alcuna replica alle parole di Arenghi, la domanda da fare è una sola: fino a quando si dovrà sopportare che la bellezza venga negata a tante persone con disabilità? (S.B.)
Ringraziamo Vincenzo Falabella per la segnalazione.
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