«Questo Parere ribadisce un problema in modo più forte e preciso: ostacoli di tipo normativo escludono dal voto tanti cittadini con disabilità intellettiva, mentre problemi di accessibilità escludono quelli con disabilità motoria. L’obiettivo è dunque che nessuno sia privato della possibilità di votare, perché il suffragio universale è il fondamento di ogni democrazia. Per questo, una volta che il Parere sarà approvato dalla nostra plenaria e trasmesso alle Istituzioni Europee, ci auguriamo che queste intervengano per riconoscere le infrazioni come tali, laddove questo diritto non sia rispettato»: lo ha dichiarato alla testata «SuperAbile.it» Pietro Barbieri, presidente del Gruppo di Studio sui Diritti delle Persone con Disabilità nel CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), fondamentale organo consultivo della Commissione Europea, a proposito del Parere approvato in questi giorni dalla Sezione Occupazione, Affari Sociali, Cittadinanza dello stesso CESE, denominato The need to guarantee real rights for persons with disabilities
to vote in European Parliament elections (“La necessità di garantire il reale diritto delle persone con disabilità a votare nelle elezioni europee”), documento disponibile integralmente (in inglese) a questo link.
«Purtroppo – ha sottolineato ancora Barbieri – dall’ultimo rapporto del CESE, risalente al mese di marzo dello scorso anno, sul diritto di volto delle persone con disabilità [“La realtà del diritto di voto delle persone con disabilità alle Elezioni del Parlamento Europeo” di cui si legga ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.], poco è cambiato fino ad oggi e troppi restano i Paesi in cui questo diritto non è riconosciuto. Come si legge infatti nel Parere che abbiamo approvato in questi giorni, tuttora le Leggi Nazionali di 14 Stati Membri escludono ancora circa 400.000 cittadini europei con disabilità dal diritto di voto alle Elezioni Europee. In otto Paesi, ad esempio, le persone che non possono recarsi un in seggio elettorale per via di una disabilità o una malattia, incluse quelle che vivono in strutture residenziali, non hanno alcun modo per votare, mentre sono ben diciotto i Paesi in cui le persone cieche sono escluse dal voto».
«L’Italia – ha concluso Barbieri – non è messa male. Il problema maggiore riguarda infatti gli elettori ciechi, per la difficoltà di fare accedere accompagnatori in cabina, mentre non risulta che sia stato mai impedito a una persona con disabilità intellettiva di esprimere il proprio voto». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa CESE (Daniela Marangoni), daniela.marangoni@eesc.europa.eu.
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