«Nel corso della pandemia le persone con disabilità hanno sofferto più degli altri»: è a partire da questa constatazione di drammatica semplicità, che i Presidenti di FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), rispettivamente Vincenzo Falabella e Nazaro Pagano, sono stati auditi qualche giorno fa dalla Commissione Affari Sociali della Camera, rispetto al cosiddetto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentato dalla Presidenza del Consiglio, in vista dell’utilizzo dei fondi stanziati dal Recovery Fund dell’Unione Europea.
Per l’occasione, le due Federazioni hanno depositato un proprio documento redatto congiuntamente (disponibile integralmente a questo link), per chiedere «un profondo ripensamento dell’attuale sistema di welfare, in modo da garantire che in modo omogeneo, sull’intero territorio nazionale, i diritti civili ed umani di tutte le persone con disabilità vengano rispettati e resi concretamente esigibili».
Tra le varie proposte contenute nel documento citato, da segnalare la richiesta di aggiornamento dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), e l’introduzione di nuovi strumenti di garanzia, quali i LEPS (Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali), «da finanziare – secondo le Federazioni – attraverso la costituzione di un fondo nazionale alimentato dalla fiscalità generale».
Si insiste inoltre sulla necessità di riformare la Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili), al fine di «consentire un accesso più equo al mondo del lavoro da parte delle persone con disabilità, e in particolare da parte delle donne», tenendo anche conto del fatto che «il tasso di disoccupazione delle stesse persone con disabilità è pari a otto volte rispetto a quello calcolato sul mercato del lavoro ordinario, una situazione di svantaggio che ora rischia di aggravarsi a causa della pandemia e con la fine del blocco dei licenziamenti».
Un punto particolarmente sottolineato da FISH e FAND è che «in ogni azione proposta nel Piano da inviare alla Commissione Europea vengano incluse le persone con disabilità, che devono beneficiare dei diritti alla salute, all’educazione, al lavoro, alla mobilità, al turismo, al tempo libero, alla partecipazione, realizzando così la loro piena inclusione».
«È in questa direzione – conclude il documento – che il welfare italiano deve trasformarsi in un welfare di inclusione e di prossimità». Un concetto, quest’ultimo, coincidente con quanto emerso dal recente Consiglio Nazionale della FISH, di cui avevamo riferito nella scorsa settimana. (S.B.)
Ricordiamo ancora il link a cui è disponibile il documento prodotto da FISH e FAND in Commissione Affari Sociali della Camera. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it (Gaetano De Monte).
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