Per effetto della promozione della Lombardia a “zona arancione”, tramite la nuova Ordinanza del Ministro della Salute, sono rientrati in classe dal 24 gennaio anche gli studenti e le studentesse dalla seconda media all’ultimo anno delle scuole superiori, queste ultime con una quota di lezioni in presenza che varia dal 50% al 75%, come previsto dal Decreto del Presidente del Consiglio (DPCM) del 14 gennaio.
Il cambio di colore ha significato per gli studenti e le studentesse con disabilità delle scuole superiori della Lombardia poter tornare a rivedere finalmente una buona parte dei loro compagni e insegnanti di classe in presenza e non solo sul display di un cellulare, di un tablet o di un PC, dopo più di quattro mesi di contatti solo virtuali.
In base ai dati messi a disposizione dal Ministero dell’Istruzione, sono tornati a scuola in Lombardia circa 200.000 dei 386.800 studenti lombardi iscritti ai licei e agli Istituti Tecnici e Professionali. Tra loro 10.670 studenti e studentesse con disabilità, di cui più di 3.000 gravi, cui la normativa, per tutto il periodo di sospensione delle lezioni, secondo quanto previsto dal Decreto Ministeriale 89/20, dall’Ordinanza Ministeriale 134/20 e dalle Note Ministeriali applicative 1990/20 e 2164/20, ha garantito comunque la possibilità di frequentare la scuola in presenza, beneficiando delle figure di supporto (insegnanti di sostegno e assistenti all’autonomia e alla comunicazione), oltreché del coinvolgimento di un gruppo di compagni di classe e mantenendo contatti online con gli altri compagni e gli insegnanti di classe in didattica digitale integrata.
L’ultimo Report ISTAT sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità non ha fatto che confermare quanto Famiglie e Associazioni quali l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), AIPD (Associazione Italiana Persone Down) e con esse la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), avevano già denunciato: con la didattica a distanza, tra aprile e giugno 2020, sono diminuiti sensibilmente i livelli di partecipazione dei 300.000 alunni/e e studenti/studentesse con disabilità in Italia (pari al 3,5% degli iscritti, oltre 13.000 in più rispetto all’anno precedente): più del 23% degli alunni e delle alunne con disabilità, infatti (circa 70.000), non ha preso parte alle lezioni, per svariati motivi, tra cui la gravità della patologia (27%), la mancanza di collaborazione dei familiari (20%) e il disagio socio-economico (17%).
«Per una quota meno consistente ma non trascurabile di ragazzi – si legge a tal proposito nel Rapporto ISTAT -, il motivo dell’esclusione è dovuto alla difficoltà nell’adattare il PEI [Piano Educativo Individualizzato, N.d.R.] alla didattica a distanza (6%), alla mancanza di strumenti tecnologici (6%) e, per una parte residuale, alla mancanza di ausili didattici specifici (3%). Le difficoltà di carattere tecnico e organizzativo, unite alla carenza di strumenti e di supporto adeguati e alle difficoltà d’interazione, hanno reso quindi la partecipazione alla didattica a distanza più difficile per i ragazzi con disabilità, soprattutto in presenza di gravi patologie, o se appartenenti a contesti con un elevato disagio socio-economico. Tali complessità hanno ostacolato o interrotto del tutto il percorso didattico intrapreso da molti docenti, impedendo il conseguimento di uno degli obiettivi che una scuola inclusiva si pone ancor prima dell’apprendimento: quello della socializzazione».
Come rappresentanti della Federazione LEDHA [Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH, N.d.R.], abbiamo chiesto di persona (nel Tavolo Regionale Permanente e nei sottotavoli istituiti dall’Ufficio Scolastico Regionale per affrontare i problemi causati dall’epidemia da coronavirus) e per lettera all’Ufficio Scolastico Regionale, di convocare il GLIR [Gruppo di Lavoro Interistituzionale Regionale, N.d.R.], per conoscere come con il nuovo anno scolastico si fosse svolta nelle scuole della Lombardia l’accoglienza degli alunni/e e studenti/studentesse con disabilità durante la pandemia, in particolare nelle classi iniziali di ogni ciclo, se fosse stato concordato con le loro famiglie il piano dei servizi garantiti e steso per tempo il Piano Educativo Individualizzato; e ancora,, quanti studenti delle scuole superiori frequentassero in remoto e quanti invece avessero beneficiato della nuova normativa.
In poche parole abbiamo chiesto all’Ufficio Scolastico Regionale una rilevazione sull’effettiva inclusione degli alunni/e e studenti/studentesse con disabilità nelle scuole lombarde, con un’attenzione particolare per gli studenti delle scuole superiori nella lunga fase della didattica a distanza delle classi di appartenenza, che, nel caso di opzione da parte della famiglia e dello studente per la didattica in presenza, ne richiedesse l’orario effettivo di presenza a scuola, le modalità di affiancamento da parte dell’insegnante di sostegno e dell’assistente educatore, la partecipazione ad attività didattiche e laboratoriali insieme ad alcuni compagni di classe in funzione di tutor e il luogo effettivo di frequenza (in classe o in laboratorio con il gruppetto dei compagni o nell’aula “di sostegno” con gli altri studenti con disabilità della scuola).
Nel caso invece che lo studente e la sua famiglia avessero scelto liberamente la didattica a distanza, l’inchiesta dovrebbe appurare come essa si sia realizzata, con l’affiancamento degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione.
«I dirigenti scolastici, unitamente ai docenti delle classi interessate e ai docenti di sostegno, in raccordo con le famiglie, favoriranno la frequenza dell’alunno con disabilità, in coerenza col PEI, nell’àmbito del coinvolgimento anche, ove possibile, di un gruppo di allievi della classe di riferimento, che potrà variare nella composizione o rimanere immutato, in modo che sia costantemente assicurata quella relazione interpersonale fondamentale per lo sviluppo di un’inclusione effettiva e proficua, nell’interesse degli studenti e delle studentesse»: così recita il passo della Nota Ministeriale richiamata da Marco Bruschi, Capo Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione, presso il Ministero, nel corso del webinar organizzato il 26 gennaio scorso dal Ministero stesso sui Nuovi modelli PEI e le modalità di assegnazione delle misure di sostegno. Alla luce infatti dell’approccio biopsicosociale dei nuovi modelli di PEI, l’osservazione e l’intervento su barriere e facilitatori sono tasselli fondamentali per la realizzazione di un ambiente di apprendimento inclusivo.
Ebbene, nessuna di queste risposte, relative alla “qualità dell’inclusione” ai tempi del coronavirus nella Regione Lombardia, ci è stata fornita, forse perché semplicemente non è stata ritenuta meritevole di attenzione e alle nostre richieste di un incontro del GLIR che affrontasse specificatamente i problemi evidenziati dagli studenti con disabilità e dalle loro famiglie la Dirigenza Regionale semplicemente non ha risposto.
Il Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA ci racconta per ora una realtà tutt’altro che “rosea”: da un lato casi di studenti con disabilità cui è stata imposta la didattica in presenza, dall’altro casi di studenti a cui invece non è stata concessa, pur avendone fatta richiesta la famiglia, perché dichiarata dalle Istituzioni Scolastiche impraticabile, o erogata a orario ridotto per mancanza di insegnanti di sostegno o educatori. In tal modo è stata travisata la normativa, trasformando una libera scelta della famiglia sulla base delle propensioni e delle legittime esigenze dello studente in un percorso imposto dall’Istituzione Scolastica in ragione delle risorse disponibili.
Gruppo LEDHA Scuola (la LEDHA è la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
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