È noto che i corsi di specializzazione per le attività didattiche di sostegno, in forza del Decreto Ministeriale del 30 settembre 2011, devono durare non meno di otto mesi e che il tirocinio, anch’esso fondamentale per saper lavorare in classe sull’inclusione degli alunni e delle alunne con disabilità, insieme ai compagni e ai docenti curricolari, deve durare non meno di cinque mesi.
Purtroppo, a causa della pandemia e della conseguente sospensione delle lezioni, le Università – che sono gli unici soggetti a poter gestire i corsi di specializzazione – sono state costrette a rimodulare le date dei corsi stessi, che normalmente si concludono in giugno, spostandone la fine alla metà del prossimo mese di luglio. Sempre però a causa della pandemia, non è stato possibile prevedere entro tale data la conclusione dei corsi; per questo la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) aveva chiesto all’inizio di gennaio, al Ministero dell’Università, di spostare il termine dal 16 luglio al 31 agosto, al fine di assicurare ai corsisti gli otto mesi di lezioni e i cinque mesi di tirocinio.
Ebbene, il Ministro uscente, anziché aderire a questa ragionevolissima richiesta, il 28 gennaio scorso ha preferito ridurre la durata temporale dei corsi e del tirocinio, mantenendo fermo il numero delle ore di lezione e di tirocinio.
Tale compressione forzata è quanto di più antididattico possa esservi, dal momento che l’insieme degli apprendimenti teorici e le esperienze pratiche debbono avere il tempo di sedimentarsi nella mente dei corsisti di inverarsi nell’esperienza pratica. Questa è una regola fondamentale dell’apprendimento, altrimenti sarebbe semplice concentrare tutto in un corso di pochi giorni con il rispetto formale delle ore prescritte per legge.
In modo informale, quindi, si sono mossi il coordinatore dei corsi di specializzazione, Luigi D’Alonzo, docente dell’Università Cattolica di Milano e il presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), Vincenzo Falabella, per ottenere la proroga dei termini che non avrebbe comportato alcun aumento di costi, né problemi per gli adempimenti burocratici, senza tanto meno violare i diritti di nessuno. Infatti:
a) il numero delle ore di lezioni e di tirocinio rimaneva lo stesso;
b) il termine per la presentazione delle domande per l’inclusione nelle graduatorie riguardanti gli incarichi e le supplenze rimaneva lo stesso. Le domande dei corsisti sarebbero state inserite nelle graduatorie “con riserva” e al termine degli esami a fine agosto, coloro che avessero conseguito il diploma di specializzazione, avrebbero depositato il proprio diploma con la cancellazione della “riserva”; quanti invece non avessero conseguito il diploma, sarebbero stati depennati dalla graduatoria;
c) in questo modo non sarebbe stato leso il diritto di nessuno. Infatti, anche se il Ministro si fosse impegnato con i Sindacati a garantire l’entrata in ruolo degli idonei di corsi precedenti, l’eventuale immissione in ruolo dei nuovi diplomati non avrebbe leso alcun diritto, poiché dei poco più di 100.000 docenti per il sostegno attualmente in servizio (dati del mese di dicembre 2020), circa un terzo è privo del titolo di specializzazione e quasi 85.000 sono precari. Quindi, se anche i docenti già in precedenza diplomati fossero 25.000 circa, da immettere tutti in ruolo, come promesso dal Ministero, gli attuali corsisti diplomandi, di numero non superiore a 20.000, rientrebbero tranquillamente a colmare, e neppure pienamente, le annose carenze numeriche di docenti per il sostegno specializzati.
Tutto ciò, pertanto, avrebbe garantito una buona qualità dei corsi di specializzazione e conseguentemente una buona qualità delle attività di sostegno didattico e dell’inclusione scolastica di tutti gli alunni e le alunne, con e senza disabilità, evitando anche la permanente e dannosissima discontinuità di sostegno che si verifica non solo da un anno all’altro, ma anche durante lo stesso anno, con i danni didattici e psicologici per gli allievi e le allieve con disabilità ben noti a tutti e che denunciamo continuamente, senza però essere ascoltati.
E infatti il Ministro uscente non ha ascoltato neppure questa volta, se è vero che dopo avere dato l’impressione di voler vagliare seriamente le ragionevoli richieste di cui si è detto, con il Decreto n. 139 del 4 febbraio scorso, dopo avere suscitato le aspettative del Coordinatore dei corsi di specializzazione e del Presidente della FISH, ha confermato invece la data del 16 luglio, senza offrire alcuna motivazione ai suoi interlocutori, né nel Decreto, come sarebbe obbligatorio per legge, né in via informale.
Ora, finalmente, il Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi ha fatto trasparire dalle sue giustamente scarne comunicazioni, la possibilità di un prolungamento del termine delle lezioni sino al 30 giugno, come primo recupero parziale delle ore di lezioni perse a causa della pandemia.
Su tale tema la discussione si è immediatamente sviluppata e il 10 febbraio Prima pagina, rubrica quotidiana di RAI Radio 3, si è occupata di questo tema, raccogliendo una stragrande maggioranza di consensi all’ipotesi accennata dal Presidente incaricato Draghi.
A questo punto c’è da chiedersi se, sulla base delle argomentazioni sopra esposte, che non dovrebbero essere molto diverse da quelle rappresentate dalla CRUI, il Presidente incaricato Draghi intenda adottare l’auspicato provvedimento di proroga al 31 agosto della durata dei corsi di specializzazione per il sostegno didattico. In molti siamo fiduciosi su questo, perché crediamo nella serietà del mondo della Scuola e dell’Università e quindi contemporaneamente nella qualità dell’inclusione scolastica. Inoltre, dalle poche sagge parole di Draghi, pensiamo che anche lui ci creda fortemente.
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