Le parole Mainstreaming della disabilità si possono più o meno tradurre letteralmente come “la disabilità nel flusso principale”. Sono termini apparentemente complessi che però definiscono qualcosa di abbastanza semplice, ovvero ricordarsi che esistono milioni di persone con disabilità e le loro famiglie, ogniqualvolta si decide qualcosa, nel lavoro, nella scuola, nella sanità, in àmbito di infrastrutture, mobilità, turismo e così via.
Di fronte a un concetto del genere, così spesso presente sulle nostre pagine, un “Ministero delle Disabilità”, come quello a cui ha dato vita il Governo Draghi, sembra andare esattamente nella direzione opposta, relegando cioè le disabilità in un settore specifico, in una sorta, verrebbe da dire, di “area protetta”, senza nemmeno troppi distinguo sul fatto che le forme di disabilità sono tante e diverse, ciascuna con necessità specifiche.
Può essere in grado, dunque, un “Ministero delle Disabilità”, oltretutto senza portafoglio, di muoversi seguendo quel “flusso principale”, ovvero di dare visibilità in ogni sede dell’Esecutivo alle variegate istanze provenienti da milioni di persone con disabilità e dalle loro famiglie, favorendo iniziative concrete e norme effettivamente applicate a tutti i livelli? Potrebbe essere, in sostanza, qualcosa di simile a quel Comitato Permanente per i Diritti delle Persone con Disabilità che il Forum Europeo sulla Disabilità vorrebbe si costituisse all’interno del Parlamento Europeo, organismo che dovrebbe fungere da “punto focale” (Focal Point) per l’applicazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità nell’Unione Europea? O piuttosto, invece, un Ministero delle Disabilità relegherà le disabilità stesse in un “recinto” ben delimitato, caratterizzandosi come una struttura di facciata, voluta per tacitare chi sostiene che poco o nulla si intenda fare?
Purtroppo l’esperienza del Ministro per la Famiglia e la Disabilità del primo Governo Conte, anche quello un Dicastero senza portafoglio, non induce certo all’ottimismo…
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