Non è ancora uscito nelle sale, ma online se ne può già assaggiare il trailer (cliccando qui). È Pirates, the Band of Misfits, il film di animazione in stop motion in 3D sulle avventure dei pirati firmato dalla Sony Pictures e dalla Aardman Animations [la stessa che ha realizzato qualche anno fa le Creature Comforts e successivamente le Creature Duiscomforts, cartoni animati dedicati alla disabilità. Se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.].
La regia è di Peter Lord – quello di Galline in fuga nonché cofondatore della stessa Aardman – che qui lavora insieme a Jeff Newitt. In Italia è atteso per il prossimo 6 aprile, con il titolo Pirati! Briganti da strapazzo. Inizierà il suo giro per il mondo tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, per cui si può proprio dire che saremo tra i primi ad assistere a questo spettacolo. Perfino gli Stati Uniti attenderanno più di noi, e per ben tre settimane.
I disegni sono accattivanti, il ritmo si preannuncia incalzante e i toni si rivelano baldanzosi e irriverenti. Le voci nell’originale sono di attori noti come Hugh Grant, Brendan Gleeson e Salma Hayek. La storia è quella di un pirata che crede di essere il terrore dei mari ma in realtà fa sempre la mossa sbagliata. Maldestro, sfortunato, incapace di comprendere i meccanismi dell’astuzia, è convinto di avere tutte le carte in regola per vincere il premio di “Pirata dell’Anno”. Naturalmente, il trofeo è lo stesso a cui stanno puntando anche i suoi acerrimi nemici, Black Bellamy e la seducente Cutlass Liz (è alle sue sinuose forme che regala la voce la bella libanese Selma Hayek). Non mancheranno gli incontri più improbabili, dalla regina Vittoria a Charles Darwin.
Ma perché ve ne stiamo parlando? Ecco la risposta. Guardate bene il trailer. Fatelo scorrere davanti ai vostri occhi più di una volta. Soffermatevi sulla prima parte. Il vascello è una location affascinante, d’accordo. Il capitano è simpatico e ben disegnato, d’accordo. È un pasticcione e non ne combina una giusta. Le battute sono spiritose. Ma lo vedete il tipo con la benda sull’occhio e sulle mani? E subito dopo, in primo piano e di spalle, nell’inquadratura c’è un tizio che parla con la benda alla mano. Gesticola, finché il braccio… gli cade! Divertente? A dire il vero questa scena sono stati in molti a non apprezzarla. Il modo infatti in cui viene rappresentato figurativamente l’equipaggio di marinai lebbrosi non è andato giù a chi di lebbra si occupa tutti i giorni e lo fa seriamente.
È senz’altro immediato e fortemente comuncativo, in termini di linguaggio delle immagini, disegnare un braccio che cade da solo, dando l’idea di un corpo che sta “marcendo”. Solo che nella realtà questo non accade e il rischio di far circolare al cinema una rappresentazione del genere è quello di confondere, disinformare e alzare la soglia, già alta, del pregiudizio nei confronti di questa malattia.
Lepra Health In Action, ILEP (International Federation of Anti-Leprosy Associations) e lo stesso Yohei Sasakawa, l’ambasciatore internazionale per l’eliminazione della lebbra, non si sono tirati indietro. Al contrario, hanno alzato la voce e chiesto la soppressione della scena, giudicandola offensiva per i milioni di persone nel mondo affette dalla lebbra. Al loro fianco sono scese anche alcune celebrità.
Anche noi di Superando stavamo attentamente seguendo il dibattito, preparandoci a darne notizia per, a nostra volta, sostenere l’iniziativa, quando è giunta una bella notizia: la voce delle persone con disabilità è stata ascoltata con interesse e la Aardman Animations non solo ha porto le più sentite scuse, ma ha agito concretamente, tagliando la scena dalla pellicola che raggiungerà le sale di oltre mezzo mondo.
Lo ha comunicato in un’intervista alla TV pubblica inglese BBC, dove tra l’altro i suoi rappresentanti hanno dichiarato: «L’ultima cosa che avevamo in mente era di offendere qualcuno ed è chiaro per noi che il modo giusto di procedere è quello di onorare gli sforzi fatti da organizzazioni come Lepra e l’ONU di educare le persone a comprendere questa malattia».
Da segnalare che nel dibattito che ha preceduto questa dichiarazione, le associazioni erano arrivate a chiedere che almeno in apertura e chiusura di film venissero fornite informazioni scientifiche sul morbo, in modo da compensare la raffigurazione giocosa ma gravemente imprecisa che sarebbe poi apparsa sullo schermo. L’eliminazione dell’intera scena è una scelta decisamente meno compromissoria, anche se sarebbe stata fondamentale pure la possibilità di promuovere informazione scientifica. Le organizzazioni internazionali, infatti, ritengono che la maggior parte delle persone non sia neppure informata sul fatto che anche nel ventunesimo secolo la lebbra esista e abbia una diffusione considerevole. L’altro dato su cui le organizzazioni lavorano – perché la conoscenza di esso cambierebbe le sorti della diffusione della malattia – è che la lebbra oggi si può curare, ma bisogna affrontarla e prenderla per tempo. Invece, pregiudizio e disinformazione continuano a produrre numerosi nuovi casi ogni anno.
L’animazione dei pirati è una dimostrazione chiara di quale sia lo stato dell’informazione a proposito di questa malattia nel mondo. Nonostante infatti si trattasse chiaramente di una caricatura, la presa in giro avrebbe rischiato di trasmettere un messaggio sbagliato perché falso.