Vaccini e disabilità: segnali diversi provenienti dalle Regioni

Vaccini e disabilità: dopo che nei giorni scorsi abbiamo aggiornato i Lettori sulla situazione in Emilia Romagna e in Campania, oggi ci occupiamo di altre quattro Regioni, dalle quali arrivano notizie diverse e talora contrastanti tra loro. I segnali più confortanti provengono certamente dall'Abruzzo e in parte anche dal Friuli Venezia Giulia. Assai più complicata, invece, appare la situazione nel Lazio e in Calabria

Operatrice sanitaria con vaccino anti-CovidVaccini e disabilità: nei giorni scorsi abbiamo aggiornato i Lettori sulla situazione in Emilia Romagna e in Campania, oggi ci occupiamo di altre quattro Regioni, dalle quali arrivano notizie diverse e talora contrastanti tra loro.

I segnali più confortanti provengono senz’altro dall’Abruzzo, come avevamo del resto già segnalato qualche tempo fa. Ci informa infatti l’Associazione Carrozzine Determinate, che nel corso di un incontro con Nicoletta Verì, assessora regionale alla Sanità e Maurizio Brucchi, responsabile della task force regionale per il Piano Vaccinazioni, questi ultimi hanno confermato la priorità per le vaccinazioni di tutte le persone con disabilità che saranno inserite subito dopo la categoria degli ultraottantenni.
Per le Carrozzine Determinate hanno partecipato all’incontro Claudio Ferrante e Mariangel Cilli, rispettivamente presidente e segretario dell’Associazione, insieme a Massimo Prosperococco, presidente del Coordinamento Associazioni Disabili dell’Aquila.
«Per il piano vaccinale – spiega dunque Ferrante – verranno prioritariamente utilizzate le dichiarazioni di disponibilità al vaccino raccolte attraverso il portale della Regione Abruzzo, unica in Italia ad avere costituito un data base per la disabilità nel Piano Vaccinale stesso, grazie soprattutto alla nostra collaborazione con l’Assessorato alla Sanità. Verrà poi seguito il Piano Vaccinale Nazionale e inserite tutte le persone con fragilità ed esenzione per patologia sulla base dei criteri governativi. Questa settimana, inoltre, è previsto un ulteriore incontro, in attesa anche di nuove disposizioni governative, per stabilire i criteri di vaccinazione per i caregiver».
Nel sottolineare la disponibilità all’ascolto e alla collaborazione da parte degli esponenti regionali, Ferrante conclude «rilevando come questa sia una battaglia di fondamentale importanza per la tutela della salute delle persone con disabilità, una battaglia prioritaria, che può costituire un importante precedente di cui tenere conto anche a livello nazionale».

Soddisfazione viene espressa anche in Friuli Venezia Giulia, da parte della Consulta Regionale delle Associazioni delle Persone con Disabilità e delle loro Famiglie, che ora, però, chiede un passo ulteriore alla propria Regione. «Bene – dichiara infatti Mario Brancati, presidente della Consulta – la svolta da noi richiesta con forza e accolta da Riccardo Riccardi, vicepresidente della Regione, sulla vaccinazione degli utenti delle strutture residenziali e dei centri diurni per le persone con disabilità. Ora, però, si pensi anche alle persone con disabilità ad alta vulnerabilità che si trovano a casa e a coloro che le assistono».
Una formale istanza in tal senso è stata espressa dalla Consulta, in un ulteriore recente incontro, riguardante non solo l’inserimento nella lista di priorità delle persone con disabilità grave ad alta vulnerabilità che non frequentano i centri, residenziali o diurni, ma vivono nel loro domicilio, ma anche dei rispettivi caregiver.
«Attendiamo dunque – conclude Brancati – che la Regione definisca le modalità di prenotazione del vaccino per le persone fragili e altamente vulnerabili, restando anche sempre in attesa di poterci sedere al tavolo, per l’avvio del confronto sulla revisione della Legge Regionale 41/96 [“Norme per l’integrazione dei servizi e degli interventi sociali e sanitari a favore delle persone handicappate ed attuazione della legge 5 febbraio 1992, n. 104, N.d.R.], tanto attesa dal mondo della disabilità».

Assai meno confortanti, invece, sono le notizie provenienti dal Lazio, come riferisce la FISH Regionale (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). «Continua la programmazione della Regione Lazio sulla campagna di vaccinazione anti-Covid – si legge a tal proposito in una nota della Federazione -, ma le persone con disabilità dovranno ancora attendere. Con la “fase 2” alle porte, infatti, sono già state adottate le disposizioni dal Ministero della Salute con cui viene declinato l’ordine di priorità delle categorie di cittadini da vaccinare dopo quelle della “fase 1” (operatori sanitari e sociosanitari, personale ed ospiti dei presidi residenziali per anziani, anziani ultraottantenni) e alle quali Regioni come l’Emilia Romagna e l’Abruzzo hanno già aderito, ma non la Sanità laziale. Questo alla luce del Piano Regionale di Vaccinazione, approvato con la Determinazione Dirigenziale n. G01526 del 15 febbraio scorso, da parte della Direzione Salute ed Integrazione Sociosanitaria, ove va evidenziato un contrasto rispetto alle disposizioni fissate dal Ministero della Salute sulle “persone estremamente vulnerabili”. Nelle Raccomandazioni nazionali, infatti, è ben definita la gerarchia di priorità tra le categorie successive alla “fase 1”, e viene precisato che la prima categoria in ordine di priorità della seconda fase sarà quella delle “persone estremamente vulnerabili”, definita dall’insieme dei pazienti con determinate patologie elencate indipendentemente dall’età. Ebbene, in contrasto con tali disposizioni, la Regione Lazio ha disposto invece che “parallelamente alle categorie vulnerabili, la programmazione regionale prevede l’arruolamento delle persone da sottoporre a vaccinazione secondo una priorità anagrafica, partendo dalle classi di età più avanzate”, per la quale verrà utilizzata la stessa tipologia di vaccino».
«Tale impostazione – viene sottolineato dalla FISH Lazio – comporterà inevitabilmente un ritardo nella somministrazione del vaccino alle persone estremamente vulnerabili. Infatti, dal Cronoprogramma vaccinazioni contenuto nella Determinazione Regionale si evince che il presunto periodo di vaccinazione è programmato a partire dal mese di maggio sino a fine luglio compreso, in parallelo con le fasce di età che vanno dai 79 fino ai 65 anni (ovvero, nei Piani Nazionali, le categorie dalla 2 alla 5). E dunque, oltreché in contrasto con le disposizioni nazionali, tale soluzione risulta del tutto insoddisfacente, tenuto conto della necessità di avviare al più presto la prevenzione anti Covid-19 per le persone estremamente vulnerabili, considerando anche la mancanza di un programma di vaccinazione nei confronti delle figure socio-assistenziali e dei caregiver familiari che assistono queste persone».
«Ribadiamo quindi la necessità – concludono dalla FISH Laziale – di anticipare al mese di marzo la programmazione delle persone con un rischio particolarmente elevato di sviluppare forme gravi o letali di Covid-19, e di non sovrapporla alle altre categorie considerate gerarchicamente meno prioritarie, secondo le evidenze scientifiche indicate dalle Raccomandazioni nazionali».

Assai complicata, infine, appare la situazione anche in Calabria, dove Nunzia Coppedé, presidente della FISH Regionale, si è rivolta con una lettera aperta direttamente al presidente della Regione Nino Spirlì, ricordando innanzitutto le numerose lettere finora inviate al Presidente stesso, «per insistere sulla necessità di vaccinare in via prioritaria le persone con grave o gravissima disabilità “tutte” e i loro assistenti o caregiver».
Coppedé registra quindi con amarezza che nell’annunciato calendario vaccinale regionale, «per essere vaccinate, le persone con disabilità devono far parte di una lista di patologie, le stesse da noi già contestate a livello nazionale e soprattutto devono essere in carico a un servizio». «Ma si è chiesto lei – è l’interrogativo posto dalla Presidente della FISH Calabria – e con lei anche l’attuale Commissario alla Sanità della Calabria, dove devono essere collocate le persone con grave disabilità che vivono a casa e per l’assistenza sono completamente a carico della famiglia? E quelle che si pagano l’assistenza personale? Assistere una persona con disabilità non ti permette di mantenere le distanze e quindi il rischio non è da sottovalutare, e le assicuro che le persone assistite in casa non sono solo quelle che hanno più di 80 anni».
«Naturalmente – conclude Coppedé – siamo disponibili ad un incontro, meglio a distanza, ma certamente non intendiamo lasciarci discriminare». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti:
° Abruzzo: carrozzinedeterminate@hotmail.it
° Friuli Venezia Giulia: segreteria@consultadisabili.fvg.it
° Lazio: ufficiostampa@fishlazio.it
° Calabria: mariapiatucci@gmail.com

Share the Post: