Avvicinare e sensibilizzare gli studenti, attraverso il gioco, alla conoscenza del sistema di lettura e scrittura Braille: sarà questo l’obiettivo dell’evento online denominato Braille: paroliamone, promosso per la mattinata di venerdì 26 febbraio (ore 10) dall’UICI di Roma (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), in collaborazione con l’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI) e con il patrocinio degli Assessorati alle Politiche Scolastiche e Sociali del Quinto Municipio della Capitale, che coinvolgerà sei scuole primarie di quest’ultimo. Il tutto in occasione della 14^ Giornata Nazionale del Braille, celebrata il 21 febbraio scorso, come abbiamo già ampiamente riferito in altra parte del giornale, e istituita dalla Legge 126 del 2007 come «momento di sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti delle persone non vedenti», in ricordo del geniale sistema inventato nell’Ottocento da Louis Braille (se ne legga ampiamente nel box in calce).
Nell’ambito dunque della Giornata del Braille, le Amministrazioni Pubbliche e gli altri organismi operanti nel settore sociale possono promuovere idonee iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, nonché convegni, incontri e dibattiti presso le scuole, per richiamare l’attenzione e l’informazione sull’importanza che il Braille riveste nella vita delle persone con disabilità visiva, al fine di sviluppare politiche pubbliche che favoriscano una reale inclusione sociale, di accesso alla cultura e all’informazione per tutti coloro che soffrono di minorazioni visive. È il caso appunto dell’iniziativa promossa dall’UICI di Roma, di cui saranno protagonisti, come detto, gli alunni e le alunne delle scuole primarie e in particolare quelli delle quinte classi.
«In sostanza – spiegano dall’Associazione organizzatrice – si tratterà di un’attività ludico-didattica con l’alfabeto Braille messa a punto dai docenti dell’IRIFOR. Si giocherà con le parole (Paroliamo), con i numeri (Numeriamo) e con le Regioni d’Italia. Grazie dunque alla competenza e alla disponibilità dello staff dell’Assessore alle Politiche Scolastiche del Quinto Municipio di Roma, Maria Elena Mammarella, parteciperanno all’iniziativa gli Istituti Comprensivi Olcese, Piazza De Cupis, G.B. Valente, Artemisia Gentileschi, Aretusa e Luca Ghini».
All’evento sono stati invitati la sindaca di Roma Virginia Raggi, l’assessora alle Politiche Sociali Veronica Mammì e Maria Teresa Zotta, presidente della Commissione Scuola del Comune di Roma. Moderati da Giuliano Frittelli, presidente dell’UICI di Roma, vi interverranno Mario Podeschi, assessore alle Politiche Sociali del Quinto Municipio di Roma, la già citata Maria Elena Mammarella, Umberto Placci, presidente della Commissione Affari Sociali del Quinto Municipio e Mario Barbuto, presidente nazionale dell’UICI. (S.B.)
Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa UICI di Roma (Giovanni Fornaciari), ufficiostampa@uicroma.it.
Louis Braille
Francese di Coupvray, località non lontana da Parigi, Louis Braille vi nacque il 4 gennaio 1809. Il padre era un modesto artigiano che viveva fabbricando finimenti per cavalli.
A 3 anni, giocando nel laboratorio paterno, il bimbo si ferì gravemente ad un occhio con una lesina e nonostante le premurose cure dei genitori, la conseguente infezione si estese rapidamente anche all’altro occhio, portandolo nel giro di un anno alla cecità assoluta.
A 10 anni, Louis fu accolto nell’Istituto Reale per i Giovani Ciechi di Parigi (INJA – Institut National des Jeunes Aveugles), fondato nel 1784 da Valentin Haüy. Lì manifestò molto presto le sue straordinarie qualità, suscitando lo stupore degli insegnanti, soprattutto per la capacità di concentrazione.
In quel momento si guardava con estrema attenzione all’invenzione di Charles Barbier de La Serre, ex ufficiale di artiglieria, che aveva ideato un sistema detto di “scrittura notturna”, costituito da punti in rilievo i quali, a suo dire, avrebbero consentito ai militari di leggere al buio, per non essere individuati dai nemici. Barbier pensò quindi di far testare la sua invenzione proprio agli allievi dell’Istituto per i Ciechi di Parigi.
Quel sistema, però, risultava piuttosto complesso e poco pratico, perché fondato su due colonne parallele di sei puntini ciascuna. E tuttavia, l’esperimento fu accolto con entusiasmo dai giovani allievi, alcuni dei quali – tra cui Braille – iniziarono una corrispondenza con Barbier, utilizzando il suo laborioso metodo.
Rispetto ai numerosi tentativi precedenti per far leggere i ciechi, Barbier aveva introdotto una novità molto significativa per chi avrebbe dovuto leggere con le dita: aveva cioè sostituito i punti in rilievo al tratto continuo (ovviamente in rilievo), utilizzato da Valentin Haüy per stampare i primi volumi per i suoi alunni. A quel punto la speranza di poter trovare un modo per scrivere adatto ai ciechi e un’innata attitudine per la ricerca metodica condussero Braille, pur ancora adolescente, ad intuire il valore che avrebbe potuto assumere, per sé e per i suoi compagni, la disponibilità di un sistema di scrittura semplice e razionale.
Egli, dunque, riconobbe certamente il suo debito verso Barbier de La Serre, ma è esclusivamente a lui che va il merito di essere riuscito ad ottenere risultati definitivi, dopo alcuni anni di studio tenace e sistematico sulla posizione convenzionale di punti impressi su cartoncino. Era il 1825, Braille aveva 16 anni e il suo sistema poteva dirsi virtualmente compiuto.
Nel 1829 pubblicò l’opera Procedimento per scrivere le parole, la musica e il canto corale per mezzo di punti in rilievo ad uso dei ciechi ed ideato per loro, con la quale fece conoscere la scrittura da lui inventata, che è quella ancora oggi utilizzata dai ciechi di tutto il mondo (compresi i dialetti africani, la lingua araba e persino quella cinese).
Braille morì il 6 gennaio 1852 a soli 43 anni.
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