Pratica sportiva e persone con disabilità, le potenzialità da osare e i limiti culturali da superare: a parlarne è il giornalista Massimiliano Rubbi, nel suo recente libro Press Play on Sport. Esperienze di accessibilità sportiva per persone con disabilità, quarto volume della collana “i libri di accaParlante”, edita da Edizioni la meridiana in collaborazione con il Centro Documentazione Handicap di Bologna [della collana si legga una presentazione, pubblicata a suo tempo su queste pagine, N.d.R.].
Le limitazioni fisiche e sociali imposte dalla pandemia da coronavirus hanno coinvolto sin da subito la pratica sportiva, tracciando una distinzione regolamentata tra livelli professionistici e pratica sportiva di base. In che modo questa distinzione riguarda chi da sempre si misura con l’accessibilità allo sport a causa di una disabilità fisica o mentale?
In Italia la pratica sportiva tra le persone con disabilità appare (ancora) significativamente meno diffusa rispetto al complesso della popolazione. Anche le parole adoperate in questo àmbito sembrano concorrere a valorizzare solo i livelli di vertice e i grandi protagonisti, tralasciando le attività di base dello sport adattato, integrato o di altre pratiche sportive in cui le persone con e senza disabilità giocano fianco a fianco.
Chi ha una disabilità ha sicuramente il diritto di praticare sport a livello agonistico, ma ha anche il diritto di farlo a livello amatoriale o semplicemente per il piacere di provare a fare canestro con gli amici nel cortile di casa o nel parco di una città. Ha diritto, inoltre, a tifare, guardare, assistere allo sport praticato da altri.
Come forse avranno notato i vecchi fruitori del Commodore 64, il titolo del libro richiama la formula Press play on tape con cui il Commodore stesso invitata ad accedere ai suoi giochi e programmi, proprio per evidenziare anche la dimensione ludica dell’attività sportiva.
Il libro di Rubbi, dunque, a partire da un’analisi del linguaggio adottato per raccontare e discutere di parasport, descrive alcune esperienze legate a discipline sportive adattate e integrate alla pratica di persone con disabilità, fino a esaminare anche modalità e servizi che consentono alle persone con diversi tipi di disabilità di assistere agli eventi sportivi, tracciando una linea diretta tra pratica e fruizione.
Come scrive Rubbi, «si possono individuare quattro dimensioni costitutive dell’esperienza sportiva: attività fisica, aspetto sociale, elemento di sfida e divertimento. Idea di fondo di questo libro è che la qualità dell’esperienza sportiva, specie nello sport per tutti, sia determinata dall’equilibrio di queste quattro dimensioni: quando una di esse prende il sopravvento, o dalle altre viene oscurata, nascono i problemi».
Parlare di sport accessibile, allora, significa allargare lo sguardo, imparare a usare parole inclusive e non discriminanti. Una sfida che si apre oggi per lo sport per disabili rispetto alla società nel suo complesso. Rispetto al futuro che vogliamo costruire. Perché torneremo a fare sport, ma dobbiamo però tornarci tutti. (Valeria Alpi)
Per acquistare il libro di cui si parla nel presente contributo e sfogliarne alcune pagine, accedere a questo link nel sito della casa editrice; ma è presente anche nei maggiori store online ed è ordinabile in libreria.
Collana “i libri di accaParlante”
1. Valeria Alpi, A Capo Nord bisogna andare due volte. Storia di un viaggio accessibile tra limiti e risorse (se ne legga anche in «Superando.it»).
2. Giovanna Di Pasquale, A scuola è il respiro del mondo. La lezione accessibile per valorizzare tutti gli allievi.
3. Nicola Rabbi, Scrivere facile non è difficile. L’efficacia della scrittura Easy To Read.
4. Massimiliano Rubbi, Press Play on Sport. Esperienze di accessibilità sportiva per persone con disabilità.
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