Durante le ultime settimane la LEDHA (la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha continuato a monitorare l’andamento della campagna vaccinale in Lombardia, confrontandosi con le Associazioni aderenti attive sui territori e raccogliendo segnalazioni provenienti da vari cittadini e cittadine.
A tal proposito, come si legge in una nota diffusa dalla Federazione, «l’attivazione delle procedure per raccogliere i nominativi e le adesioni alla campagna vaccinale delle persone con disabilità che frequentano i servizi diurni nella nostra Regione è un risultato positivo. Inoltre, in alcuni territori sono iniziate anche le somministrazioni dei vaccini alle persone con disabilità che li frequentano. Permangono tuttavia alcuni dubbi e importanti criticità nello sviluppo della campagna di immunizzazione in Lombardia a favore delle persone con disabilità».
Tali criticità sono state elencate dalla LEDHA in una lettera inviata ad Alessandra Locatelli, assessora regionale alla Famiglia, alla Solidarietà Sociale, alla Disabilità e alle Pari Opportunità.
Innanzitutto, a quanto risulta alla Federazione lombarda, le persone con disabilità in carico a servizi e misure domiciliari non sarebbero ancora state contattate, anche se sembra che siano stati richiesti alle Agenzie di Tutela della Salute i nominativi delle persone in carico alla cosiddetta “Misura B1” (coloro che usufruiscono di un contributo mensile di almeno 600 euro al mese a sostegno della “disabilità gravissima”) del Fondo Nazionale Non Autosufficienza.
«Questo è un buon segnale – ha scritto a Locatelli Alessandro Manfredi, presidente della LEDHA -, ma crediamo sia importante che le informazioni circa le previsioni sulla vaccinazione coinvolgano tutte le persone con disabilità che ricevono sostegni e servizi per la permanenza a domicilio, come ad esempio coloro che beneficiano della “Misura B2” [bonus riservato alle persone in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza e si concretizza in interventi di sostegno per garantire la piena permanenza della persona fragile al proprio domicilio e nel proprio contesto di vita, N.d.R.], chi ha avviato un progetto di vita indipendente, chi sta portando avanti un progetto per il “Dopo di Noi”, in base a quanto previsto dalla Legge 112/16 e così via».
La LEDHA, inoltre, segnala di non avere notizia alcuna circa l’inserimento dei caregiver familiari e professionali negli elenchi delle persone da vaccinare, fatta eccezione per gli operatori che lavorano a diverso titolo nel servizi diurni e residenziali. «È opportuno – ha sottolineato in tal senso Manfredi – che la copertura vaccinale riguardi tutte le persone che svolgono compiti di assistenza e di cura nei confronti delle persone con disabilità a casa, come a scuola oltre che nei servizi».
La preoccupazione maggiore, tuttavia, riguarda le tante persone con disabilità che non sono in carico ad alcun servizio e che vivono una condizione di comorbilità, ciò che li espone a una situazione di grave rischio per la salute in caso di contagio. «In base a quanto previsto dalle Linee Guida Nazionali – dichiarano infatti dalla LEDHA – esse dovrebbero essere collocate nella cosiddetta “Fase 1” al pari degli ultraottantenni. Al momento, però, in base alle informazioni da noi raccolte, non risulta che sia stata assunta alcuna iniziativa per poter permettere a queste persone di segnalare la propria situazione e quindi di poter chiedere di essere inserite nel Piano Vaccinale con priorità assoluta.
«Si tratta di situazioni – ha concluso Manfredi nella lettera all’assessora Locatelli – che stanno generando grave ansia e preoccupazione nelle persone coinvolte e nei loro familiari. Contiamo dunque sul suo tempestivo interessamento perché le si possa risolvere». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it.
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