L’amnesia che aveva distolto l’attenzione istituzionale dalle persone disabili sembra sulla via della guarigione. La buona notizia è che oggi [10 marzo, N.d.R.] a Roma qualcuno sta iniziando a vaccinare contro il Covid persone disabili gravissimi e i loro caregiver. Lo ha ufficializzato ieri la Regione Lazio [se ne legga anche sulle nostre pagine, N.d.R.], che si è fatta avanti per prima. L’apripista sarà il Policlinico di Tor Vergata dove, a piccoli gruppi e con un protocollo che tenga conto del loro non essere sempre “collaborativi”, sarà vaccinato un primo gruppo di ragazzi con autismo del tipo più “severo”.
La seconda notizia, che invece mi procura una tristezza indicibile, è che è stata necessaria una campagna stampa perché ciò potesse avvenire. Non c’è assolutamente alcuna rivendicazione di merito, ci mancherebbe pure, sta di fatto che una settimana fa, prima che «La Stampa» mi desse voce, i rappresentanti delle maggiori associazioni che tutelano i familiari di persone disabili, lamentavano di essere inascoltati da dicembre. Cercavano attenzione da parte dei nostri governanti, di allora e in qualche caso anche di ora, invocando l’estrema fragilità dei loro associati, cittadini italiani a tutti gli effetti per cui ottenere il vaccino anti-Covid avrebbe rappresentato più che mai un’opzione tra vivere e morire. Avrebbe dovuto essere scontato, per chiunque abbia messo mano a un piano vaccinale, che forse meritava un minimo di ascolto chi rappresentava milioni di italiani che vivono un’esistenza più condizionata di altri.
Oramai è andata e tutto sommato è meglio che qualcosa si sia mosso. Il presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) Vincenzo Falabella (un bacino di tre milioni di disabili più le loro famiglie, quindi da moltiplicare per quattro), mi ha detto che ieri anche il Ministero della Salute, dopo mesi, gli ha finalmente risposto [se ne legga anche sulle nostre pagine, N.d.R.], hanno recepito l’indicazione di considerare la disabilità non per codici, che hanno scatenato la guerra tra poveri, ma per l’indicazione di estrema gravità che la legge 104/92 indica nell’articolo 3 comma 3, proprio come avevamo scritto noi.
Confesso che a me questo un po’ è costato in amor proprio, l’ho fatto in spirito di servizio ma non è proprio la mia vocazione fare la madonna pellegrina di talk in talk, per dire in maniera sicuramente poco gradevole, come a me viene particolarmente bene, che trovavo scandaloso che in un paese civile ci si attrezzasse per vaccinare magistrati, avvocati, professori universitari, ora perfino giornalisti (qui un velo pietoso che non vorrei sollevare) nell’imbarazzante silenzio sui disabili.
Adesso mi tocca la parte peggiore; devo rispondere a quelli che mi hanno chiesto a che ora andrò oggi a far vaccinare mio figlio Tommy, che finalmente avrà diritto al suo vaccino da autistico extra strong. Le tv cerchino altrove, per noi lo spettacolo finisce qui e Tommy per oggi non si vaccinerà. Aspetteremo che prima lo faccia chi nessuno ascolta, chi non ha il papà giornalista dalla lingua tagliente. Lui è silenzioso e paziente e io curioso di vedere quanti, della solita compagnia di giro, oggi dichiareranno, a favore di telecamera, che questa è da sempre stata la loro battaglia.
Il presente contributo è già apparso nel quotidiano «La Stampa», con il titolo “Finalmente le dosi per i disabili gravi” e viene qui ripreso per gentile concessione. Gianluca Nicoletti, giornalista e scrittore, è padre di un giovane con grave disturbo dello spettro autistico e ha dato vita, tra l’altro, al blog “Per noi autistici”.
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