Il 10 febbraio scorso ha avuto luogo in Puglia la manifestazione nazionale denominata Il valore della disabilità, promossa dalla RIDS, la Rete Italiana Disabilità e Sviluppo voluta nel 2011 dall’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), da DPI Italia (Disabled Peoples’ International), da EducAid e dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), per realizzare iniziative di informazione, formazione e consulenza in Italia e a livello internazionale (se ne legga anche nel nostro sito cliccando ad esempio qui).
L’iniziativa – promossa da una serie di organismi sociali e di volontariato della Provincia di Brindisi, oltreché dal Centro di Salute Mentale della città pugliese – si è articolata dapprima su un seminario scientifico presso il Polo Universitario di Brindisi, durante il quale Giampiero Griffo, Alfredo Camerini, Sunil Deepak e Francesca Ortali hanno illustrato le Nuove Linee-Guida della Riabilitazione su Base Comunitaria, frutto della partnership, nel 2010, tra l’Organizzazione Mondiale della Sanita (OMS), l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e l’Unesco e il Primo Rapporto Mondiale sulla Disabilità, presentato nel giugno del 2011 dall’OMS e dalla Banca Mondiale.
Successivamente, nel teatro annesso alla Residenza Socio Sanitaria Assistenziale “Madre Teresa” di Oria (Brindisi), l’evento è proseguito, con la partecipazione – tra le altre autorità – del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e del direttore generale dell’ASL BR Paola Ciannamea, incontro durante il quale è emersa la concreta possibilità di avviare un progetto pilota europeo in Puglia, a partire dalla Provincia di Brindisi, di applicazione della Strategia di Riabilitazione su Base Comunitaria. Vediamo come, grazie a questa nota di Franco Colizzi, direttore del Centro di Salute Mentale di Brindisi. (S.B.)
La disabilità fa parte della condizione umana. Quasi tutte le persone, a un certo punto della loro vita, acquisiranno temporaneamente o permanentemente una disabilità e chi raggiungerà un’età avanzata, sperimenterà crescenti difficoltà di funzionamento. La disabilità è complessa e gli interventi necessari per superarne gli svantaggi sono molteplici, sistemici e variabili in rapporto al contesto di vita.
Il Primo Rapporto Mondiale sulla Disabilità ha documentato la situazione attuale delle persone con disabilità, mettendo in evidenza i divari nella conoscenza e sottolineando il bisogno di ulteriori ricerche e dello sviluppo di politiche adeguate.
Si stima infatti che oltre un miliardo di persone vivano con qualche forma di disabilità (15% della popolazione mondiale), delle quali circa 110 milioni con significative difficoltà di funzionamento, mentre circa 190 milioni sarebbero portatrici di una grave disabilità, come quadriplegia, depressione severa, o cecità. Circa 100 milioni, infine, sarebbero i bambini con disabilità.
Il Rapporto stila, al termine dell’analisi, nove Raccomandazioni:
1) garantire l’accesso a tutti i principali servizi, sistemi e interventi forniti dai diversi programmi;
2) investire in specifici programmi e servizi per persone con disabilità;
3) adottare una strategia nazionale per la disabilità e un piano di azione;
4) coinvolgere le persone con disabilità;
5) migliorare le capacità delle risorse umane dedicate;
6) stanziare fondi adeguati e migliorare l’affidabilità dei servizi;
7) accrescere nella popolazione la consapevolezza e la comprensione della disabilità;
8) migliorare la raccolta dei dati sulla disabilità;
9) rafforzare e sostenere la ricerca sulla disabilità.
L’obiettivo di fondo del documento è quello di stimolare tutti gli stakeholder [“portatori d’interesse”, N.d.R.] a trasferire nell’azione le singole Raccomandazioni.
Per quanto poi riguarda la Riabilitazione su Base Comunitaria (RBC), si tratta di una strategia che tenta di disegnare un sistema orientato al cambiamento, per migliorare la distribuzione dei servizi, allo scopo di raggiungere tutti coloro che ne hanno bisogno, fornendo uguali opportunità e tutelando i diritti umani delle persone con disabilità.
Il primo manuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Training in the community for Persons with disability, risale al 1979. Rivisto dieci anni dopo, è stato affiancato da vari documenti, come il Joint position paper del 2004, sottoscritto da OMS, Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e Unesco, e integratosi con l’ICF [la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, prodotta nel 2011 dall’OMS, N.d.R.] e, più recentemente, con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Poco meno di due anni fa – dopo quasi sei anni di lavoro -, sono state pubblicate le Nuove Linee-Guida della Riabilitazione su Base Comunitaria, in cui i precedenti modelli medico e sociale vengono integrati nel modello universalistico dei diritti umani. La proposta operativa si fonda sul cosiddetto twin-track approach, ovvero sul lavoro a livello delle persone e delle famiglie, per migliorare la loro qualità della vita, oltreché sull’impegno con i sistemi e le comunità per renderli pienamente inclusivi.
L’RBC si è sviluppata largamente, negli ultimi trent’anni, in tutto il mondo, salvo che in Occidente, dove ha prevalso il sistema di welfare a noi ben noto, e oggi copre le stesse aree del Sud del mondo (Paesi in Cerca di Sviluppo e Paesi Emergenti) impegnate a raggiungere i Millennium Development Goals (“Obiettivi di Sviluppo del Millennio” per ridurre la povertà) entro il 2015.
L’edificio della strategia dell’RBC poggia su quattro pilastri interconnessi: salute, ambito sociale, istruzione/formazione e ambiente di vita. Tutti convergono poi sul quinto asse, l’empowerment, vale a dire il trasferimento di potere sulla propria vita alle persone con disabilità, alle loro famiglie e alle comunità intere.
Le recenti Linee-Guida hanno avuto il contributo di oltre centocinquanta esperti internazionali, la partnership di tre Agenzie ONU (le già citate OMS, ILO e Unesco) e di ventisei organizzazioni della società civile, oltre alla partecipazione di trecento organizzazioni di ventinove diversi Paesi, impegnate nella validazione sul campo.
L’obiettivo di fondo che le anima è quello dello sviluppo inclusivo, basato sulle comunità, per una società per tutti.
Considerata dunque la validazione internazionale dell’RBC e visto il dibattito in corso da tempo sul cambiamento del welfare sinora conosciuto in Occidente, l’OMS propone in sostanza di realizzare dei progetti pilota in Occidente e una serie di circostanze favorevoli sta spingendo verso la possibilità di attuarne uno in Puglia. Vi sono infatti le disponibilità di massima dell’Ufficio DAR (Unità Disabilità e Riabilitazione) dell’OMS, della Regione Puglia, dell’ASL di Brindisi e di numerosi altri portatori d’interesse.
Il convegno del 10 febbraio scorso a Brindisi e a Oria, organizzato dalla RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo) e da una costituenda rete territoriale di associazioni e cooperative, è stato molto utile per chiarire la praticabilità dell’RBC in Puglia e in Europa, per riorganizzare in maniera complessiva l’intero arco degli interventi previsti sulla disabilità, alla luce della strategia “a cinque assi” di cui si è detto. Un forte elemento di speranza è costituito in tal senso dalle dichiarazioni di impegno di Paola Ciannamea, direttore generale dell’ASL BR e di Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia.
*Direttore del Centro di Salute Mentale di Brindisi.
In riferimento alla RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), suggeriamo anche la lettura – sempre nel nostro sito – di: Disabilità e sviluppo: si aprirà un tavolo con il Ministero degli Esteri (cliccare qui); Per far sì che lo sviluppo diventi ovunque inclusivo (cliccare qui); Disabilità e sviluppo: partito il tavolo tecnico con il Ministero degli Esteri (cliccare qui); Introdurre i temi della disabilità in tutti i progetti di cooperazione (cliccare qui). Per ogni ulteriore informazione sulla RIDS: ridsnetwork@gmail.com.
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