«A decorrere dall’anno finanziario 2012, tra le finalità alle quali può essere destinata, a scelta del contribuente, una quota pari al cinque per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche è inserita, altresì, quella del finanziamento delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici. Con decreto di natura non regolamentare del Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono stabilite le modalità di richiesta, le liste dei soggetti ammessi al riparto e le modalità di riparto delle somme». Questo recitava l’articolo 46 del Decreto Legge 98/11 (poi convertito nella Legge 111/11), una delle tante “Leggi di Stabilità” o “Manovre Finanziarie” dello scorso anno.
Ora però, a qualche mese dalla presentazione delle denunce dei redditi, il Forum Nazionale del Terzo Settore – organizzazione alla quale aderisce da sempre anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – richiamando quel provvedimento, sottolinea che esso aveva appunto «ribadito la possibilità di destinare il 5 per mille anche al finanziamento di attività di tutela e valorizzazione dei beni culturali, in una forma, però, del tutto inedita».
«Dal modello per la Dichiarazione dei Redditi 2012, reso noto in questi giorni – viene infatti rilevato dal Forum -, emerge che l’applicazione della norma ha stravolto il principio stesso che sta alla base di tale istituto e cioè la libertà dei Cittadini di scegliere e sostenere un ente non profit che svolge attività di grande rilevanza sociale. Un diritto, questo, che dal 2012 viene sostanzialmente negato o per lo meno molto attenuato, in quanto, per le attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali sarà il Ministero della Cultura a incassare le risorse, per poi distribuirle ad enti ed associazioni sulla base di propri criteri che dovranno essere successivamente determinati da un decreto».
«Si tratta – dichiara Andrea Olivero, portavoce del Forum – di un fatto gravissimo e inaccettabile. La libertà dei Cittadini di scegliere a chi devolvere il 5 per mille nella propria dichiarazione dei redditi dev’essere garantita. Fino ad oggi, infatti, questo strumento ha permesso ai contribuenti di sostenere organizzazioni con diverse finalità, dal sociale, alla ricerca scientifica e sanitaria, rispettandone sempre la discrezione e la volontà. Ci chiediamo inoltre con preoccupazione quali saranno i criteri che definiranno le modalità di ripartizione delle risorse alle organizzazioni da parte del Ministero, dal momento che non sono ancora stati resi noti».
«Il 5 per mille – conclude Olivero – è stato uno strumento molto utilizzato dai contribuenti negli anni scorsi, ma ridurre pesantemente la libertà di scelta può far venir meno la loro fiducia e quindi la motivazione ad avvalersene. Così facendo, insomma, il 5 per mille perde completamente di senso». (S.B.)