“Burocrazia, usque tandem” (fino a che punto…)

di Giorgio Genta
«Chissà - scrive Giorgio Genta - se è ancora in vigore la vecchia usanza che i bimbi rompano a tavola il fragile guscio di cioccolato dell’Uovo di Pasqua, per estrarne una bambolina o un’automobilina. Certamente oggi troverebbero un giochino elettronico “made in Taiwan” con certificato di controllo “covid-free”. Altrettanto facilmente, però, temo si romperà il sottile equilibrio che sostiene l’esistenza dei “fragilissimi”, se la burocrazia, a tutti i livelli, non la smetterà di mettere i tradizionali bastoni tra le ruote alla prioritaria vaccinazione di essi...»

Dentro un labirinto un omino ne sorregge un altro che scruta fuori dal labirinto stessoSiamo quasi a Pasqua e molte benemerite Associazioni di volontariato offrono uova, colombe e piantine fiorite in cambio di un piccolo contributo per la loro grande “mission”. Chissà se è ancora in vigore la vecchia usanza – al tempo della mia giovinezza lo era – che i bimbi rompano a tavola il fragile guscio di cioccolato per estrarne una bambolina o un’automobilina. Certamente oggi troverebbero un giochino elettronico “made in Taiwan” con certificato di controllo “covid-free”.
Altrettanto facilmente, temo, si romperà il sottile equilibrio che sostiene l’esistenza dei “fragilissimi”, se la burocrazia, a tutti i livelli, non la smetterà di mettere i tradizionali bastoni tra le ruote, anticamente detti “la coda del diavolo”, alla prioritaria vaccinazione di essi.

Finalmente concordi i massimi vertici della Repubblica nell’indicare tale processo vaccinale come oggi prioritario, ritenendo già conclusa l’immunizzazione del personale sanitario e degli ospiti delle strutture sociosanitarie, e passata la bufera politico-economico-sovranista sull’Astra-Zeneca, eccoci alfine alle istruzioni operative per i fragilissimi davvero, affetti da fibrosi cistica idiopatica o in ventilazione meccanica con ossigenoterapia ventiquattr’ore su ventiquattro, demandata alle ASL.
Qui da noi, nella Riviera Ligure di Ponente, dovrebbero telefonarci a casa (sul cellulare) e fissarci un appuntamento per la vaccinazione domiciliare. Se saremo abbastanza svegli (in tutti i sensi, io, ad esempio, dormo solo dalle 15 alle 19,30 e se mi chiamano in tal orario difficilmente riesco a connettere), ricorderemo loro che in Regione ci è stata assicurata la vaccinazione contestuale dei familiari conviventi e/o dei caregiver.
Per venire a casa, l’équipe vaccinale, presumibilmente composta da un medico, meglio se rianimatore, un infermiere professionale e forse un autista, dovrà disporre di un’ambulanza abilitata munita di defibrillatore, bombola di ossigeno e scorta di medicinali idonei a controllare possibili, ma rare reazioni avverse.
L’amministratore di sostegno dovrà firmare, dopo averlo letto, un lungo modulo che confermi il consenso informato, presentare decreto di nomina come tale, documento di identità valido dell’amministrato e naturalmente tale documento sarà richiesto, assieme al tesserino sanitario, a tutti i vaccinandi.
Penso che se saranno bravissimi riusciranno ad eseguire 7-8 vaccinazioni al giorno!
E noi, poverini, che per trentatré anni abbiamo tirato avanti con un ambu, un bombolone di ossigeno e una buona dose di resistenza e di buona volontà… Per il defibrillatore ne esiste uno ad un incrocio stradale a duecento metri da casa nostra, esposto in una bella bacheca e che viene rubato ogni due-tre mesi! Potevamo prenderlo in prestito per mezza giornata e poi riporlo “come le cose sante” nella sua bacheca.
Se invece ci fornivano una dose di vaccino (non AstraZeneca il cui uso è controindicato – chissà poi perché – per i fragilissimi) avremmo fatto da soli!
Speriamo che nessuno si offenda.

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