«Abbiamo accolto favorevolmente la nuova Strategia dell’Unione Europea sulla disabilità. Nell’Unione sono circa 87 milioni le persone che hanno una qualche forma di disabilità e oltre la metà si sente discriminata. Alla luce di questa situazione, i diritti delle persone con disabilità sono estremamente importanti per il nostro organismo»: a dirlo è stata Christa Schweng, presidente del CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), importante organo consultivo della Commissione Europea, nel suo intervento introduttivo all’incontro dedicato nei giorni scorsi dal CESE stesso alla Strategia Europea per i Diritti delle Persone con Disabilità 2021-2030 (disponibile integralmente a questo link), varata all’inizio di questo mese di marzo dalla Commissione Europea e alla quale abbiamo già dedicato un ampio servizio in altra parte del giornale. «Sono molto lieta di constatare – ha aggiunto Schweng – che questa nuova Strategia dell’Unione Europea sulle persone con disabilità tiene conto di molte raccomandazioni fra quelle formulate in passato dal nostro Comitato».
A tal proposito, oltre ad insistere sulla piena attuazione nell’Unione Europea della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, sia in propri Pareri, come quello sul tema Definire l’Agenda dell’UE sui Diritti delle Persone con Disabilità 2020-2030, sia attraverso i lavori del proprio gruppo di studio tematico sui diritti delle persone con disabilità, istituito per monitorare l’attuazione della Convenzione stessa negli Stati membri, il CESE si è anche strettamente occupato di questioni come il diritto di voto per tutte le persone con disabilità alle elezioni europee, chiedendo, nello specifico – come avevamo riferito anche sulle nostre pagine – una modifica della legge elettorale dell’Unione, per garantire appunto che d’ora in poi tutte le elezioni europee siano accessibili ai cittadini e alle cittadine con disabilità.
All’incontro ha partecipato Helena Dalli, commissaria Europea per l’Uguaglianza e la Parità di Genere, affermando che «la Strategia adottata comprende una serie di nuove iniziative e proposte legislative volte a migliorare in modo significativo la vita dei cittadini e delle cittadine europee con disabilità in molti settori, come l’occupazione, l’accessibilità, l’inclusione sociale, l’istruzione, la sistemazione abitativa e i diritti dei lavoratori».
«Purtroppo– ha proseguito – i dati sono sconfortanti, mostrando che il divario occupazionale tra persone con e senza disabilità si attesta pericolosamente sul 25 %, aumentandone quindi il rischio di finire in povertà. Rispetto infatti ai loro coetanei senza disabilità, i giovani con disabilità hanno il doppio delle probabilità di abbandonare precocemente gli studi».
«A dieci anni dalla ratifica della Convenzione ONU da parte dell’Unione Europea – ha concluso – è giunto dunque il momento di intensificare l’azione dell’Unione nel campo delle politiche in materia di disabilità. L’obiettivo è apportare cambiamenti positivi alla vita delle persone con disabilità all’interno e all’esterno dell’Unione stessa, in modo che abbiano le medesima opportunità di partecipazione, a parità di condizioni con gli altri e senza eccezioni».
Di seguito, quindi, i passaggi evidenziati dalla commissaria Dalli sui quali in particolare la nuova Strategia Europea concentrerà l’attenzione, tenendo conto anche delle raccomandazioni espresse dal CESE.
° Potenziare l’accessibilità in quanto fattore cruciale per i diritti, l’autonomia e l’uguaglianza delle persone con disabilità. In tal senso verrà istituito il Centro Europeo delle Risorse, denominato AccessibleEU, per aumentare la coerenza tra le politiche in materia di accessibilità in tutta l’Unione Europea.
° Aumentare il tasso di occupazione delle persone con disabilità, promuovendo politiche occupazionali inclusive ed egualitarie.
° Creare la tessera europea di disabilità (Disabilioty Card), per ampliare la portata del riconoscimento reciproco dello status di disabilità in settori quali la mobilità dei lavoratori e le prestazioni sociali.
° Appoggiare la deistituzionalizzazione, la vita indipendente e l’inclusione nella comunità, per consentire a ogni persona con disabilità di scegliere dove e con chi vivere, nonché per alleggerire l’onere finanziario dei costi abitativi, che assorbono il 40% del reddito delle persone con disabilità.
° Assicurare un’istruzione realmente inclusiva, anche al fine di prevenire l’abbandono scolastico precoce delle persone con disabilità.
° Garantire la partecipazione politica e l’accessibilità delle elezioni.
° Promuovere i diritti delle persone con disabilità a livello mondiale e tramite l’esempio, incoraggiando la diversità nelle istituzioni europee.
° Creare la piattaforma sulla disabilità che riunirà i punti focali nazionali della Convenzione ONU, le organizzazioni delle persone con disabilità e la Commissione Europea, allo scopo di sostenere l’attuazione delle strategie a livello nazionale ed europeo, nominando i vari “Coordinatori per le Disabilità” nelle Istituzioni.
«Naturalmente adesso – ha sottolineato Helena Dalli – si dovrà passare alla fase di attuazione. È chiaro infatti che gli obiettivi di questa Strategia possono essere raggiunti solo attraverso interventi a livello sia nazionale che europeo, con gli Stati Membri che devono impegnarsi a fondo per dare attuazione alle azioni proposte. Per questo è nostra intenzione collaborare strettamente non solo con le Istituzioni comunitarie e gli Stati Membri, ma soprattutto con la società civile e le organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità, la cui opinione e il cui aiuto sono fondamentali per un’attuazione efficace».
Nel corso del dibattito, i vari componenti del CESE hanno espresso apprezzamento per la nuova Strategia, segnalando altresì che nella fase di attuazione della stessa, l’Unione Europea e gli Stati Membri dovranno tenere conto degli effetti devastanti della pandemia sulle persone con disabilità, in particolare per quel che concerne l’occupazione e l’istruzione, dato che le disuguaglianze esistenti si stanno purtroppo amplificando.
«La pandemia – ha dichiarato ad esempio Yannis Vardakastanis, vicepresidente del Gruppo Diversità Europa del CESE e relatore per il Comitato del Parere sulla nuova Strategia, oltreché presidente dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità – ha accentuato le disuguaglianze già esistenti, l’esclusione, la povertà e la discriminazione. La nuova Strategia Europea dovrebbe creare un’Unione in cui l’uguaglianza, l’inclusione e la non discriminazione delle persone con disabilità siano la norma. Il CESE e il suo Gruppo Diversità Europa sono impegnati ad assicurarne la piena attuazione».
Dal canto suo, Pietro Barbieri, presidente del Gruppo di Studio Tematico del CESE sui diritti delle persone con disabilità, ha affermato che «la Strategia rappresenta un elemento cruciale per le persone con disabilità al fine di promuoverne i diritti fondamentali, ma ne dovrebbero essere rivisti due aspetti: essa infatti dovrebbe riconoscere e affrontare l’impatto della pandemia sull’integrazione delle persone con disabilità nei mercati del lavoro dell’Unione Europea. L’inclusione, infatti, è la chiave di tutto e di conseguenza, i cosiddetti “punti focali” (Focal Points) in tutte le Amministrazioni dell’Unione devono essere garantiti in modo vincolante, affinché i diritti delle persone con disabilità diventino una questione trasversale in tutte le politiche dell’Unione stessa».
Stefano Mallia, presidente del Gruppo Datori di lavoro del CESE, ha sottolineato ancora la necessità di includere le persone con disabilità nel mercato del lavoro, perché «esse sono una risorsa per la nostra economia e l’Unione Europea dovrebbe continuare ad essere in prima linea nella promozione della diversità all’interno dei mercati del lavoro. Se le persone con disabilità vengono incluse nel mondo del lavoro e si permette alle loro potenzialità e ai loro talenti di sbocciare, a trarne beneficio non saranno soltanto queste persone, oltre che la competitività e la crescita economica dell’Europa, ma anche l’intera società».
Successivamente, Fernando Mauricio de Carvalho, membro del Gruppo Lavoratori del CESE, ha posto l’accento sull’accessibilità, ritenendola «una questione trasversale che richiede una pianificazione continua e integrata. Ora che stiamo già entrando nell’era digitale, è della massima importanza e urgenza adattare non solo gli spazi fisici, gli edifici, le strade e i trasporti, ma anche gli strumenti virtuali a nostra disposizione».
E da ultimo, ma non ultimo, Krzysztof Pater, che ha elaborato la citata relazione informativa sul diritto di voto delle persone con disabilità alle elezioni europee, ha sottolineato che «la Strategia non affronta il problema del diritto di voto dei cittadini con disabilità» e ha avvertito che «tale fondamentale questione non deve essere ignorata». (S.B.)
Ringraziamo Daniela Marangoni per la collaborazione.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: press@eesc.europa.eu.
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