Solo il dono dei vaccini potrà consentire l’immunità globale!

«Il dono dei vaccini è l’unico modo per raggiungere in tempi rapidi l’immunità globale: chiediamo alle aziende farmaceutiche titolari dei brevetti dei vaccini anti-Covid di adottare una visione socialmente responsabile, cedendo i loro diritti su tali vaccini, per affrontare con efficacia finalmente risolutiva l’emergenza che ormai sta consumando tutti i cittadini del mondo»: a lanciare questo appello, in vista della Giornata Mondiale del Parkinson dell’11 aprile, è Giangi Milesi, presidente della Confederazione Parkinson Italia

Operatrice sanitaria con il vaccino anti-Covid«Il dono dei vaccini è l’unico modo per raggiungere in tempi rapidi l’immunità globale: chiediamo dunque alle aziende farmaceutiche titolari dei brevetti dei vaccini anti-Covid di adottare una visione socialmente responsabile, cedendo i loro diritti su tali vaccini, per affrontare con efficacia finalmente risolutiva l’emergenza che ormai sta consumando tutti i cittadini del mondo».
A dirlo è Giangi Milesi, presidente della Confederazione Parkinson Italia, che si unisce in tal modo all’appello internazionale per ottenere la deroga temporanea ai diritti di proprietà intellettuale delle aziende per la produzione dei vaccini anti Covid, ciò che permetterebbe di aumentare il numero di aziende impegnate e quindi la produzione stessa di vaccini. Un tema, quest’ultimo, cui stiamo dando molto spazio anche sul nostro giornale, in queste settimane, riferendoci segnatamente alla grande mobilitazione promossa da tanti cittadini e organizzazioni nazionali e internazionali, tra cui anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), centrata sul messaggio O il brevetto o la vita. Nessun profitto sulla pandemia, tutti hanno diritto alla protezione da Covid-19, che chiede appunto la sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini anti-Covid.

La data scelta dalla Confederazione Parkinson Italia per lanciare questo proprio appello, per voce del suo Presidente, non è affatto casuale: dopodomani, infatti, 11 aprile, sarà la Giornata Mondiale del Parkinson, evento che punta a sensibilizzare su questa malattia neurodegenerativa che solo in Italia colpisce circa 250.000, senza contare coloro che non la dichiarano a causa dello stigma sociale (se ne legga ampiamente anche nel box in calce).

«Come Confederazione Parkinson Italia – aggiunge Milesi – riteniamo necessario che le persone più fragili, tra cui molte con Parkinson, abbiano diritto a essere vaccinate con estrema urgenza, ma non abbiamo fatto della priorità di vaccinazione una richiesta per tutta la “categoria”. Sarebbe come dichiarare “guerra” alle altre patologie, innescando una sorta di lotta tra poveri».
«In questo periodo storico – conclude -, una reale coesione nella lotta al Covid può diventare l’occasione per avviare un nuovo, auspicato ed efficace modello di “salute di comunità”, basato sulla territorialità dei servizi sociosanitari e sulla domiciliarità della cura attraverso la teleassistenza e la telemedicina». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Alessandra Tonini (alessandra.tonini@leacrobate.it).

La malattia di Parkinson
È una delle malattie neurodegenerative croniche più frequenti, causata dalla progressiva morte dei neuroni situati in una piccola zona del cervello che producono il neurotrasmettitore dopamina, il quale controlla i movimenti. Chi ha il Parkinson produce sempre meno dopamina, perdendo progressivamente il controllo del proprio corpo. Arrivano così sintomi differenti da persona a persona tra i più diffusi dei quali si annoverano lentezza dei movimenti e tremori a riposo, ma sono molteplici i disturbi motori e non motori. (rigidità, depressione, insonnia, disfagia, fino alla perdita completa dell’autonomia personale e all’impossibilità di svolgere le più semplici attività quotidiane).
Secondo studi epidemiologici internazionali, la malattia colpisce gli uomini con una frequenza superiore di due volte rispetto alle donne.
La diagnosi è a tutt’oggi clinica, basata su una visita neurologica, ma la mancanza di mezzi diagnostici strumentali, unita a scarsa conoscenza e stigma, rendono difficoltosa la stessa diagnosi iniziale. Non esiste una cura risolutiva, ma solo trattamenti sintomatici che aiutano a convivere con la malattia la quale continua a progredire.
Oggi in Italia si stima vi siano circa 250.000 malati di Parkinson (quasi 6 milioni in tutto il mondo), che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono destinati a raddoppiare entro i prossimi vent’anni. Si tratta per altro di dati quasi certamente sottostimati, in quanto non considerano le molte persone che, a causa dello stigma sociale, non dichiarano la propria malattia.
Va tenuto conto infine che si parla di una patologia rispetto alla quale gli organi d’informazione, l’opinione pubblica e le stesse Istituzioni hanno ancora una percezione errata, considerandola una “malattia dei vecchi”: l’età d’esordio, infatti, si fa sempre più giovane (un paziente su quattro ha meno di 50 anni, il 10% meno di 40 anni), e la metà dei malati è in età lavorativa, cosicché si può dire che vi siano circa 25.000 famiglie, in Italia, con figli in età scolare in cui uno dei genitori è colpito dalla malattia.

Confederazione Parkinson Italia
È un’organizzazione che riunisce 28 Associazioni di Volontariato, indipendenti, coinvolgendo oltre 10.000 persone, tra malati di Parkinson, familiari e caregiver, dei quali tutela i diritti e persegue la migliore qualità della vita, sostenendo l’opera delle Associazioni confederate, con informazioni, risorse e servizi, favorendo anche la nascita di nuove organizzazioni, per garantire un tessuto sociale solidale e generativo che includa le persone con disabilità.
Nata nel 1998, la Confederazione – che aderisce alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – realizza a livello nazionale progetti e campagne di informazione e sensibilizzazione sulla malattia, nonché iniziative di advocacy per tutelare i diritti delle persone con Parkinson sanciti nella Carta Mondiale del 1997.
Il 24 febbraio 2018, inoltre, la Confederazione ha redatto il proprio Codice Etico, che ne sancisce i valori: rispetto della dignità e della centralità della persona, trasparenza, credibilità, integrità, indipendenza, uguaglianza e solidarietà.

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