Analogamente ad altre categorie di persone discriminate nell’Unione Europea, quelle con disabilità corrono un rischio maggiore delle altre di essere vittime di incitamento all’odio nei loro confronti, nonché di reati e crimini ispirati dall’odio stesso. Un grave problema, questo, che riguarda ancor più le donne con disabilità e le persone con disabilità intellettive e psicosociali, come confermano i dati recentemente resi pubblici dalla FRA, l’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali. «E tuttavia – viene sottolineato dall’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità -, questi reati non sono riconosciuti e sanzionati come tali da tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea e nella legislazione dell’Unione stessa. Quella attuale, infatti, non copre per nulla, tra i crimini ispirati dall’odio, le motivazioni legate alla disabilità, all’età, al genere e all’orientamento sessuale».
Su tale questione, la Commissione Europea ha lanciato proprio in questi mesi due consultazioni pubbliche, per cercare di capire come muoversi al meglio, mentre il Forum Europeo sulla Disabilità, dal canto suo, ha presentato all’Unione Europea un ampio documento informativo, contenente una serie di raccomandazioni (EDF position and recommendation on hate speech and hate crime, disponibile integralmente a questo link).
In particolare l’EDF chiede innanzitutto di coinvolgere le organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità nella progettazione, nello sviluppo, nell’implementazione e nel monitoraggio di iniziative relative alla lotta all’incitamento all’odio e ai reati ispirati dall’odio, oltreché nell’impostazione, nella fornitura e nel monitoraggio dei servizi di supporto alle vittime.
Chiede quindi di ampliare l’elenco dei reati sanciti dell’Unione Europea, includendo appunto quelli di cui si parla, motivati dalla disabilità, dall’età, dal genere e dall’orientamento sessuale, in linea con l’elenco dei motivi di discriminazione presente nell’articolo 19 del Trattato dell’Unione Europea.
Un’ulteriore istanza è quella di garantire che le norme sulla definizione dei reati e delle sanzioni, in àmbito di incitamento all’odio e dei crimini ad esso ispirati, tengano conto dei pregiudizi basati sulla disabilità, compreso tutto quanto concerne il mondo del web, e che la disabilità delle vittime non diventi mai un’attenuante per gli autori del reato.
E ancora, che vengano adottate misure per rendere più esigibili i diritti delle vittime con disabilità, consentendo loro di segnalare in modo adeguato e accessibile alle proprie Autorità Nazionali il reato commesso ai loro danni, ottenendo un supporto inclusivo. A tal proposito, potrebbe anche essere presa in considerazione, secondo l’EDF, la possibilità di segnalazione ad opera di parti terze.
Le due ultime richieste del Forum, riguardano la formazione e i dati statistici. Rispetto alla prima, gli Stati Membri dell’Unione dovrebbero promuovere una formazione obbligatoria sui diritti delle persone con disabilità, rivolta a tutte le forze dell’ordine e ai funzionari del sistema di giustizia penale. Rispetto invece ai secondi, risulterebbe fondamentale raccogliere dati omogenei, disaggregandoli in base al motivo del reato, ovvero della disabilità, del genere, dell’età e dell’orientamento sessuale di chi ne è vittima. (S.B.)
Ricordiamo ancora il link al quale è disponibile il documento del Forum Europeo sulla Disabilità EDF position and recommendation on hate speech and hate crime. Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: Marine Uldry (Ufficio Diritti Umani dell’EDF), marine.uldry@edf-feph.org.
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