«In molti hanno scoperto che purtroppo la SLA (sclerosi laterale amiotrofica), nei casi in cui le persone che ne sono affette non abbiano la certificazione di handicap in stato di gravità, non rientra tra le patologie per le quali i familiari caregiver, che non si sono potuti iscrivere sulla piattaforma dedicata e non sono stati contattati tramite SMS (e non sono pochi), possono essere vaccinati»: a denunciarlo è Barbara Gonella, presidente dell’AISLA Firenze, l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica del capoluogo toscano, che si è già attivata per tentare di rimediare al problema, che deriverebbe dagli indirizzi nazionali, carenti a quanto pare sulla SLA, recepiti poi dalle Regioni.
«L’unico modo per ovviare a questo ostacolo – aggiunge Gonella – e per accedere al vaccino, che è indispensabile per proteggere i caregiver stessi, i quali se contagiati o peggio malati, non potrebbero più prendersi cura del proprio congiunto, ma anche e soprattutto per i malati fragili, è che gli assistiti abbiano avuto il riconoscimento di handicap con i benefìci della Legge 104. Parlare, però, di questo è come aprire un “vaso di Pandora”».
Come sottolinea infatti l’Associazione fiorentina, «le procedure per il riconoscimento dell’handicap, che più volte abbiamo chiesto di snellire, proponendo il riconoscimento automatico contestuale alla certificazione della malattia grave e invalidante, sono ancora molto lunghe e richiedono almeno sei mesi e talvolta persino nove!».
«Un lasso di tempo fin troppo lungo – conclude la Presidente dell’AISLA di Firenze – nel quale il rischio di contagiarsi e contagiare è molto elevato. È dunque doveroso rimediare quanto prima e per questo chiediamo alle Istituzioni, sia centrali sia regionali, una risposta rapida e chiara». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazioneaislafirenze.it (Lorenzo Somigli).
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