Circa trenta persone con disabilità, tra le quali anche il direttore dell’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente) Dino Barlaam, hanno presenziato, nell’aula consiliare del Comune Capitolino, all’approvazione unanime di una mozione, sottoscritta da Daniele Ozzimo, nella quale si chiede una maggiore attenzione nella puntualità dei pagamenti dell’assistenza indiretta.
«Da diversi anni – si scrive tra l’altro nel documento – l’Amministrazione finanzia, ai sensi della legge n. 162/98, DGR n. 877/02, progetti di assistenza alla persona finalizzati a favorire la vita indipendente gestiti direttamente dai cittadini disabili che lo richiedono e dalle loro famiglie [grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni, N.d.R.]». «Tale forma di assistenza alla persona – si aggiunge – viene offerta ad oltre 700 cittadini disabili di Roma Capitale, che pur avendo apprezzato e trovato soluzione in tale forma assistenziale, non sempre hanno risorse economiche significative, in grado di anticipare le spese maturate per diversi mesi». Inoltre, «diverse persone disabili si sono lamentate dei ritardi nei pagamenti delle somme liquidate dai municipi, i quali spesso non sono stati ancora erogati per i periodi di gennaio e febbraio 2012, ma in alcuni casi anche relativi alla fine dell’anno 2011».
«Tale situazione – rileva ancora la mozione – rischia di mettere le persone disabili, in qualità di datori di lavoro, in condizione di irregolarità nella gestione del rapporto contrattuale instaurato con l’assistente ed allo stesso tempo in condizione di eccessiva precarietà i lavoratori impiegati in tale forma di assistenza».
Citando dunque «la Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili» e in particolare l’articolo 19, che «prevede il diritto alla vita indipendente», oltre all’articolo 3 della Costituzione, che «garantisce pari dignità della persona, contrastando ogni forma di discriminazione basata anche sulle condizioni personali ed economiche», si impegnano il Sindaco e l’Assessore competente a pagamenti regolari, anche adottando «una procedura uniforme, a livello cittadino, dei tempi e strumenti di rendicontazione delle spese, di liquidazione e di pagamento del finanziamento».
Un passaggio certamente positivo, in una fase, per altro, in cui permangono gravi preoccupazioni, dettate ad esempio dalla proposta di riforma dell’assistenza domiciliare. A proposito di quest’ultima, secondo Barlaam, essa «rischia di tagliare del 50% l’assistenza in favore delle persone disabili, le quali dovranno anche pagare anche il ticket sull’assistenza». «Le persone e le famiglie – continua il direttore dell’AVi di Roma – debbono sapere infatti che dopo aver ricevuto la lettera di presentazione dei documenti, verranno valutate in base a una scheda sostanzialmente elaborata per certificare la riduzione del bisogno assistenziale, senza indicare l’obiettivo della valutazione, ovvero dell’assistenza. Noi sosteniamo invece che l’assistenza dev’essere finalizzata al rispetto dell’articolo 19 della Convenzione ONU – Legge 18/09 dello Stato – ovvero garantendo la possibilità di vivere insieme agli altri. Quella proposta di riforma e la scheda di valutazione in essa contenuta non sono orientate in tale direzione».
«Diventa pertanto necessaria – conclude Barlaam – una forte mobilitazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie affinché vengano posti al centro dell’attenzione i loro bisogni reali, senza “confonderli” con scelte irresponsabili e poco etiche». (S.B.)
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