«Ad un anno dallo scoppio della pandemia– e per la verità non solo nelle Marche – continuano ad essere scarsissimi i dati riguardanti la situazione all’interno delle strutture residenziali, che tenendo conto delle solo residenze sociosanitarie, ospitano circa 12.000 persone (anziani, salute mentale e disabilità), rispetto alle quali la tutela della qualità di vita dev’essere un obiettivo imprescindibile delle Istituzioni»: con queste motivazioni, come avevamo riferito anche sulle nostre pagine, il Gruppo Solidarietà aveva sottoposto all’inizio di marzo una proposta di Interrogazione ai Consiglieri della Regione Marche, per conoscere appunto l’impatto della pandemia nell’àmbito dell’offerta residenziale. Alla fine di quel mese l’Interrogazione era stata presentata, a prima firma del consigliere Antonio Mastrovincenzo, portando alla discussione che si è svolta qualche giorno fa.
«I dati presentati dalla Regione – commentano oggi dal Gruppo Solidarietà – sono discutibili su diversi punti, mentre su altri sarebbe necessario un chiarimento. Continua infatti ad esserci un’area di servizi assolutamente non presidiata, fatta di luoghi popolati da persone che contano poco e nei quali mantenere un trasparente sistema di accesso non sembra interessare nessuno degli attori in campo. Una situazione funzionale a mantenere un sistema discrezionale e quindi potenzialmente clientelare nel quale c’è tutto l’interesse, da parte delle Istituzioni, a non fare emergere la distanza tra domanda e offerta e al contempo non far conoscere alle persone quali sono i loro diritti».
«Che a tutt’oggi, poi, non si abbia un quadro certo della situazione delle liste di attesa – proseguono dall’organizzazione marchigiana – è inaccettabile. Non dimentichiamo che parliamo di servizi ricompresi all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza e che come tali vanno assicurati. Proviamo a pensare per un momento cosa accadrebbe se in altri àmbiti dei servizi sanitari il sistema di accesso fosse così regolamentato».
«Riguardo infine alle problematiche legate alla pandemia – sottolineano ancora dal Gruppo Solidarietà – la risposta non chiarisce quanto effettivamente sia stato l’impatto in termini di riduzione dell’offerta. Sembrerebbe di circa il 20%, un dato, questo, che oltre ad essere del tutto da verificare, andrebbe declinato poi per singola tipologia di struttura. Né disponiamo tuttora di un dato certo rispetto all’impatto (contagi e decessi) all’interno del sistema residenziale. Non siamo riusciti infatti a conoscere quante siano state le persone contagiate all’interno delle residenze e non abbiamo ancora il dato certo delle persone decedute (nella stessa residenza, in ospedale, in altra residenza). Il quadro dei luoghi in cui si sono sviluppati i focolai dovrebbe invece indurre a verificarne, in maniera rigorosa, le motivazioni».
«Una cosa sembra certa – è la conclusione – nell’àmbito della cosiddetta “assistenza residenziale”, di tutto abbiamo bisogno meno che a un ritorno della “normalità” pre pandemica». (S.B.)
A questo link è disponibile un testo di ulteriore approfondimento. Per informazioni: grusol@grusol.it.
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