Forza, prima o poi ce la faremo!

di Camillo Gelsumini*
Un'enorme tristezza, per chi vede andarsene un altro "compagno di sventura" e tanta amarezza di fronte «all'ipocrita facciata sociale di chi fingerà sconforto». Ma anche una grande eredità di forza, lasciata da Davide e da molti altri come lui, prematuramente scomparsi, che ci dicono: «Forza! Andate avanti, prima o poi ce la faremo, lottate per tutti quelli che restano e che, purtroppo, arriveranno in futuro: fatelo per loro!». Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo

Giovane uomo fissa l'obiettivo della macchina fotografica, con espressione tra il serio e il severoOgni tanto qualcuno di noi ci lascia. Negli anni ne abbiamo visti andar via tanti, ragazzi e ragazze dei quali ci rimane solo un nome, enormi occhi che ci fissano, spesso muti ma sempre pieni di voglia di vivere ancora.
Anche oggi mi è arrivata la notizia improvvisa che Davide ci ha lasciati. Non lo conoscevo, di lui sapevo solo che era un ragazzo disabile, che abitava in provincia di Chieti e che aveva ottenuto un progetto sperimentale di Vita Indipendente, cioè limitato solo alle uscite, in quanto la famiglia copriva tutti gli altri bisogni.

Improvvisa e inaspettata è stata la notizia perché non conoscevo neanche la patologia dalla quale era affetto; so per certo che nel suo paese ha lasciato un grande dolore e come dice la stupenda Rossella Travaglini, che era stata la fautrice del suo progetto sperimentale, in questo momento stanno piangendo «anche le pietre del suo paese» per quanto era bravo e buono, un ragazzo che lascia due figli e una  moglie meravigliosa che lo ha assistito con amore fino alla fine.

Negli anni sono state tante le notizie simili; condividi con loro un pezzo di strada, magari le lotte e gli affanni, pochi momenti felici e spensierati e poi ti lasciano, in silenzio, senza clamore, solo un vuoto e la sensazione di essere più soli nella speranza.
Tutte le considerazioni sulla loro vita apparentemente non vissuta, tutti i sacrifici fatti dalla famiglia, tutta la fatica quotidiana sembrano inutili e senza significato; resta solo amarezza.

Uno in meno, una pensione di meno da pagare, un problema in meno per l’ASL e per l’Ente di Ambito Sociale, un “peso” in meno per questo schifo di società così ingiusta, è questo che si nasconde dietro l’ipocrita facciata sociale di chi fingerà sconforto; è solo questo che si può desumere vedendo le azioni e l’atteggiamento di coloro che in questi ultimi giorni non gli hanno neanche risparmiato l’ansia e l’insicurezza derivanti dal rischio di perdere quel poco di assistenza che aveva, avendo “stornato” i fondi per la non autosufficienza.

Ci lasciano, ogni tanto, se ne vanno, finalmente liberi dai lacci delle impossibili azioni quotidiane, dai lacci della mente che aggrovigliano la vita quotidiana; ci lasciano a continuare la nostra estenuante vita, ma ci lasciano anche tutta la loro forza di volontà, la loro voglia di vita e di uguaglianza, la loro tenacia, il loro sguardo muto che ci impone di andare avanti, di continuare, di insistere per abbattere quelle barriere che prosperano nella mente di chi ci governa.
Tutti loro, insieme a Davide, in questo momento ci stanno dicendo: «Forza! Andate avanti, prima o poi ce la faremo, lottate per tutti quelli che restano e che, purtroppo, arriveranno in futuro; fatelo per loro!»

*Presidente della UILDM di Pescara-Chieti (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), disability manager e componente del Movimento per la Vita Indipendente dell’Abruzzo.

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