«Superate le medaglie vinte a Rio de Janeiro (39), in nove diversi sport e secondo le mie previsioni potremmo pure superare il record assoluto delle 58 medaglie vinte a Seul ’88»: lo ha dichiarato a «la Repubblica» Luca Pancalli, presidente del CIP (Comitato Italiano Paralimpico), a proposito dei risultati che stanno ottenendo gli Azzurri e le Azzurre alle Paralimpiadi di Tokyo e quelle sue considerazioni richiedono oggi, 1° settembre, un ulteriore aggiornamento, se è vero che quelle 41 medaglie di cui avevamo scritto ieri sono diventate già 47 (12 ori, 19 argenti e 16 bronzi: nono posto nel medagliere generale) e dieci le discipline in cui sono state vinte.
Ancora nel nuoto, dunque, sono arrivate nuove vittorie, ieri innanzitutto con Giulia Terzi nei 100 stile libero (categoria S7), dopo l’oro conquistato insieme alle compagne nella Staffetta 4×100 Stile Libero e gli argenti nei 400 stile libero e nella staffetta mista 4×50 stile libero. Oggi, invece, a salire sul gradino più alto del podio è stato Antonio Fantin nei 100 stile libero (S6), mentre Stefano Raimondi, anch’egli già plurimedagliato, aveva vinto ieri la medaglia d’argento nei 100 farfalla (S10).
A bissare poi il secondo posto conquistato ieri a cronometro, nella gara di ciclismo su strada, è stato Luca Mazzone, mentre nella medesima competizione femminile Katia Aere ha vinto la medaglia di bronzo.
Grandi complimenti, infine, alla squadra femminile di tennis tavolo (Giada Rossi e Michela Brunelli, con Eva Pittini), che ha ottenuto la medaglia di bronzo, dopo avere combattuto fino in fondo nella semifinale con il team della Cina, soccombendo soltanto per 2-1.
Quel record di medaglie, dunque, fissato nel 1988 in Corea e apparentemente inavvicinabile, sembra già oggi meno lontano.
Non solo sui grandi risultati agonistici dell’Italia, però, si è soffermato Pancalli nella sua intervista a «la Repubblica». «C’è eccitazione per i risultati di Tokyo – ha infatti dichiarato tra l’altro – ma tra un po’ si tornerà alla normalità e dobbiamo essere consapevoli che abbiamo ancora da imparare. Penso ad esempio a un Paese con un welfare attivo. Il ragazzo e la ragazza con disabilità entrano prima in un circuito sanitario, poi assistenziale: serve una dimensione che regali dignità curando il percorso di recupero attraverso lo sport. Sogno quindi tre centri sportivi, uno a Roma (che funziona ancora a metà), un altro a Villanova sull’Arda (Piacenza), già avviato per il Nord e uno ancora al Sud. In queste strutture tipo college ai ragazzi e alle ragazze viene insegnato a nuotare, a giocare a tennis, scatenando magari la scintilla dell’agonismo. Bisogna dialogare con la politica: le Paralimpiadi di Tokyo servono ad accendere una luce, non sprechiamole». (S.B.)
A questo link (costantemente aggiornato) sono segnalati tutti i partecipanti alle gare già andate in archivio e a quelle ancora da disputare, fino alla conclusione dei Giochi, prevista per il 5 settembre.
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