Va sempre più consolidandosi la collaborazione tra l’IDA, l’Alleanza Internazionale della Disabilità, e l’UNICEF, che è, come noto, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. A testimoniarlo è stata anche un recente momento di proficuo confronto tra le due organizzazioni, durante il quale, tra l’altro, Rosangela Berman Bieler, capo della Sezione Disabilità dell’UNICEF, ha voluto innanzitutto ricordare «le iniziative di successo intraprese attraverso tale collaborazione, dalle azioni umanitarie inclusive alla responsabilizzazione dei giovani con disabilità, fino a una serie di sinergie politiche strategiche».
Tra i principali temi di ricerca e le azioni prioritarie di cui si è parlato durante l’incontro, vi sono state quelle riguardanti la protezione dei bambini e delle bambine con disabilità in contesti umanitari e situazioni di rischio, tema reso ancora più attuale, in queste settimane, alla luce di quanto sta accadendo in Afghanistan.
Ci si è quindi soffermati sulla necessità di puntare sempre più sull’educazione inclusiva dei bambini e delle bambine con disabilità, in particolare per gruppi sottorappresentati, come quelli con disabilità intellettive o con sordocecità, dedicando poi ampio spazio ai costi aggiuntivi associati a un’adeguata tutela sociale della disabilità. Il tutto sullo sfondo di un lavoro che l’UNICEF, si è detto, intende condurre all’insegna dell’intersezionalità, ovvero tenendo conto delle possibili situazioni di discriminazione nei confronti dell’infanzia da una parte, dei minori con disabilità dall’altra.
Tra le altre istanze emerse, vi è stata anche quella concernente la necessità di accelerare il contatto e l’impegno tra le organizzazioni delle persone con disabilità e gli uffici nazionali dell’UNICEF presenti nei vari Paesi. «L’UNICEF – hanno sottolineato infatti i rappresentanti dell’IDA – potrebbe diventare un prezioso alleato delle organizzazioni di persone con disabilità, tramite contatti più stretti, condivisione delle informazioni, creazione di opportunità e modalità flessibili per i partenariati, acquisendo in tal modo maggior forza, nel chiedere provvedimenti di cambiamento ai rispettivi Governi, sui diritti dei minori con disabilità». (S.B.)
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