E ora sta a tutti far sì che non si spengano le luci delle Paralimpiadi!

Quel podio tutto azzurro nei 100 metri femminili di atletica leggera è stato il miglior coronamento possibile per una Paralimpiade, come quella di Tokyo, che già la settimana scorsa, a Giochi ancora in corso, avevamo definito come “la migliore di sempre” per l’Italia. Ora sta a tutti far sì che quelle luci accese in Giappone diventino un prezioso punto di riferimento, per tentare di vincere anche le “medaglie dei diritti”: istituzioni, organi d’informazione, associazioni, cittadini e cittadini, compresi quelli e quelle con disabilità
Contrafatto, Sabatini, Caironi, Tokyo
Le protagoniste della tripletta azzurra ai 100 metri femminili delle Paralimpiadi di Tokyo. Da sinistra: Monica Contrafatto (bronzo), Ambra Sabatini (oro) e Martina Caironi (argento)

Quel podio tutto azzurro nei 100 metri femminili di atletica leggera, con la giovanissima Ambra Sabatini, medaglia d’oro, affiancata dalle “veterane” Martina Caironi (argento) e Monica Contrafatto (bronzo), è stato il miglior coronamento possibile per una Paralimpiade, come quella di Tokyo, che già la settimana scorsa, a Giochi ancora in corso, avevamo definito come “la migliore di sempre” per l’Italia.
I numeri lo confermano: 69 medaglie conquistate (11 più che a Seul ’88, il risultato fino ad ora migliore), in 11 diverse discipline, con 14 ori, 29 argenti e 26 bronzi e il nono posto assoluto nel medagliere generale (ma l’ottavo, per numero complessivo di medaglie, terzo in Europa dietro a Gran Bretagna e Paesi Bassi). E oltre al podio tutto italiano di cui si è detto, la giornata conclusiva non ha fatto mancare nemmeno un’altra medaglia d’argento nel tiro con l’arco a squadre misto (Elisabetta Mijno e Stefano Travisani).

«Su questi risultati – ha dichiarato Luca Pancalli, presidente del CIP (Comitato Italiano Paralimpico), subito dopo la cerimonia di chiusura dei Giochi – bisogna costruire un’Italia migliore, un Paese più equo e giusto per le persone con disabilità. Abbiamo la punta dell’iceberg della migliore Italia sportiva paralimpica. Mi auguro che questo contagio positivo non si spenga con lo spegnimento della fiaccola».
Sono gli stessi concetti che abbiano cercato di evidenziare in queste settimane anche sulle nostre pagine, in parallelo all’esaltante racconto dei risultati agonistici: da una parte l’esigenza di considerare non “eroi della disabilità”, ma come veri e grandi atleti e atlete tutti i partecipanti a queste Paralimpiadi, che hanno dato concretezza e visibilità al duro lavoro di tanti anni.
Dall’altra parte far sì che le luci particolarmente luminose accese in Giappone diventino un prezioso punto di riferimento, per tentare di vincere anche le “medaglie dei diritti”. E questo sta a tutti: istituzioni, organi d’informazione, associazioni, cittadini e cittadini, compresi quelli e quelle con disabilità. (S.B.)

Ringraziamo l’Associazione Sportiva Dilettantistica per Disabili POLHA di Varese, per la costante collaborazione di queste settimane, che ci ha consentito di raccontare al meglio ai Lettori e alle Lettrici i risultati delle Paralimpiadi.
Per gli interessati alla storia del CIP (Comitato Italiano Paralimpico), segnaliamo il contributo presente sulle nostre pagine, intitolato Comitato Paralimpico: una storia che viene da lontano (a questo link).

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