Un sito che si propone l’obiettivo di diventare non un “luogo di categoria”, ma un’area dove discutere, leggere e informarsi su ciò che esiste sul serio: si chiama Love Ability, lo spazio web aperto nei giorni scorsi da Maximiliano “Max” Ulivieri, già noto ai Lettori di Superando, per avere avviato a suo tempo DiversamenteAgibile, progetto che mette al centro lo scambio di informazioni sull’accessibilità di luoghi di viaggio, turismo e vacanza [se ne legga un nostro ampio servizio cliccando qui, N.d.R.].
Love Ability tratta principalmente i temi sessuali e affettivi che coinvolgono i “protagonisti del sito”, ovvero le persone con disabilità, che raccontano le loro storie, le loro preoccupazioni, le loro gioie e gli avvenimenti riguardanti l’amore.
Varie sono le sezioni approntate, tra cui quelle denominate Story (raccolta appunto di storie) e Dating, sorta di luogo dove raccontarsi per fare nuove amicizie. Attori non meno importanti sono gli “spettatori”, che potranno documentarsi e sapere di ciò che avviene nella realtà della vita di molte persone.
Fondamentalmente la sessualità è sempre stata ritenuta un tabù e una questione da nascondere per chi ha una disabilità. Love Ability rappresenta invece un’opportunità di “sfogo”, di dire ciò che si ha dentro e che mai si sarebbe pensato di dire davanti a centinaia di navigatori della rete.
Proprio a tal riguardo l’ideatore del nuovo sito sottolinea: «Le famiglie tendono ad essere iperprotettive nei confronti dei figli. In particolare, le preoccupazioni delle mamme sono quelle di non avere fiducia negli altri, credendo che mai nessuno si possa prendere cura dei propri figli e delle diffcioltà che una disabilità porta. Pare allora che la questione del tabù sia soprattutto un problema familiare e di non accettazione ad ammettere che il proprio figlio o figlia abbia bisogno di avere relazioni, rapporti, contatti, che siano essi di amicizia o puramente di fisicità. Perché di fisicità tutti abbiamo bisogno e forse le mamme dovrebbero accettare di più che i propri figli, ormai diventati grandi, debbano intraprendere la strada che più loro piace, nonostante la disabilità».
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