Che le cose più serie possano essere oggetto di ironia, è noto da tempo immemorabile. Qualche volta con apprezzabili risultati, talvolta meno.
Ironia, humour e satira spesso si rivolgono ad esempio verso i Palazzi del Potere e chi, a vario titolo, li abita. Nonché verso le costumanze di questi ultimi. Un piccolo esempio? La definizione del termine tesoretto. Detto vezzeggiativo, infatti, era tradizionalmente usato dalle madri per indicare i figli più piccoli, assieme alla variante “tesoruccio”, assai usata dalle nonne verso i nipoti. Poi il termine arrivò in politica e venne ad indicare certe somme miracolosamente recuperate nei meandri dei bilanci degli enti e bramatissime da molti per nobili fini (ad esempio la riduzione delle tasse). Recentemente, invece, con tale dizione si è passati ad indicare un coacervo di beni di lusso – preferibilmente ori e diamanti, ma anche ville con vista sul patrimonio artistico nazionale – ammassati da amministratori e/o figure di spicco di partiti politici.
Risparmio poi ai Lettori l’esempio del termine “rimborso”, in relazione ai signori di cui sopra…
Ma torniamo alle cose serie e cosa vi è di più serio e sacro della riabilitazione? Nulla. Eppure, con il dovuto rispetto, anche sulla riabilitazione si può fare dell’ironia, meglio se lieve.
A questo punto non sono certo che definire quanto segue come M.O.S.T.R.O. ne sia un esempio ben riuscito. Non tremino per altro i bimbi: non si tratta di Cerberi, Orchi o Idre, ma solo del Modulo Omnicomprensivo Sinergico alle Tecniche Riabilitative Olistiche, nato dall’esigenza di chi scrive di riunire – per mancanza di spazio e di forze fisiche – il lettino da fisioterapia e il piano di statica in un unico manufatto (nel significato più letterale possibile del termine, cioè “fatto a mano”, come si è già potuto leggere su queste pagine all’articolo Quando passano gli anni ovvero ausili per persone… senza disabilità, disponibile cliccando qui) e magari anche di ospitare materiale da cambio (pannolini, pannoloni, traverse, fazzolettini detergenti, tovaglioli vari, contenitori biancheria, ecc).
Il M.O.S.T.R.O. – in ossequio al suo acronimo – ha un aspetto davvero orribile. Alcuni malevoli vi trovano una sinistra rassomiglianza con tavoli da tortura medievali o persino con il tavolo tristemente noto, usato per il condannato all’iniezione letale in alcuni degli Stati Uniti.
Tralasciando però le maldicenze, veniamo all’essenziale: assolve il M.O.S.T.R.O. alle funzioni per le quali è stato concepito? Gagliardamente, risponde l’autore. In sinergia infatti con l’elevatore a binario – ecco da dove salta fuori il termine “sinergico”! – si trasporta Silvia dal letto al tavolo in versione “nuda”, vale a dire con il solo materassino impermeabile sopra il ripiano di compensato e si procede all’igiene mattutina della ragazza. Quando è pronta, linda e abbigliata con tutina griffata, la si solleva di circa 30 centimetri, si pone sotto di lei il materassino antidecubito e si procede con i 45 minuti di fisioterapia, terminata la quale la si risolleva, si toglie il materassino antidecubito, la si riposiziona sul tavolo, si sistemano le spinte laterali di contenimento, il poggiapiedi, il poggiatesta e oplà, con un sano sforzo di sollevamento sulle cerniere, si pone il tutto (Silvia compresa) in posizione quasi verticale.
L’autore è conscio – scrivendo a suo tempo a vanvera – di avere promesso lumi sul meccanismo motorizzato che avrebbe dovuto svolgere la verticalizzazione “a sforzo zero”: ebbene, fu un terribile eccesso di ottimismo! A tutt’oggi, infatti, sono naufragati miseramente i tentativi fatti con pistoni a gas, motori elettrici e con una piccola centrale nucleare a plutonio (soluzione non tanto ecologista): forse i macchinari avrebbero anche funzionato, ma al prezzo, davvero insostenibile, di eliminare i tre ripiani sottostanti al tavolo, utilissimi per riporvi ogni cosa.
E quindi il movimento avviene ancora “a trazione animale” e il sottoscritto – a mo’ di mulo che fa girare la macina – ne è il fornitore!
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